“Ale, accidenti,ma devo proprio venire
da te?”
“ Alva, vedi di non fare storie e smamma da quel bar schifoso!”
“ OK,ok,non ti arrabbiare!” - disse Alva, consapevole che l'unica
alternativa a non dire di no ad Ale era non dire di no.
Il pomeriggio era insolitamente ventoso su Genova. Tirava uno scirocco
violento; in compenso la temperatura era gradevole per essere i primi di
ottobre. Alva prese la sopraelevata, la percorse a 130 all'ora, giunse in via
Comegliano alla rapidità di Wilcoyote, anzi dello struzzo antipatico che lo
faceva sempre cadere nei baratri del Gran Canyon. In prossimità di Via Verona parcheggiò
e si incamminò al portone di casa di Ale.
Era il solo ad avere le chiavi di casa del bilocale genovese di Ale e questo la
diceva lunga sul rapporto di fiducia tra i due. Alva salì pigramente le
scale,arrivò al secondo piano e
mentre infilava la chiave nella
toppa si avvide della musica che proveniva dall'interno. Non poteva crederci! Il motivetto che echeggiava a tutto volume per
la casa era il pezzo degli Earth Wind and Fire, intitolato "Sing a
song". Aprì quasi silenziosamente la porta,entrò nel piccolo atrio e fece
qualche passo nel breve corridoio che conduceva alla cucina in fondo;si
fermò ad un metro prima della porta a sinistra che dava nella camera da letto. Quel
pezzo musicale lo scaraventò indietro di circa due anni.
Due anni prima. Fine aprile. Dintorni di Bobbio. A due passi da Piacenza.
“Allora, a un chilometro e mezzo dal passo della Bocchetta,sai la stradina che
facevamo quando andavamo a trial?Beh, quella lì:dobbiamo trovarci con tre
persone. Elementi un po'da sbarco ma grazie a loro ho vinto 2400 euro al toto
nero e per di più dobbiamo scambiare 10 stecche di Marlboro e della maria.”
Ma, Alva, perché proprio a Bobbio?
Ale, ‘sti giorni la zona dove stanno
quelli è piena di controlli,sai,caramba e anti-droga,quindi ho deciso che
bisognava fare sta cosa lontano dalla città;e poi le marlboro me le ha date
Fierro, si,quel commilitone dei vecchi tempi a naja,lui ogni tanto contrabbanda
le siga e, combinazione vuole, che mi ha regalato quel muccchio di roba,in nome delle nostre stronzate a naja,sai,roba
di trenta anni fa.
“Va bene, Alva, però io cosa c'entro?Vacci
tu da solo lassù!”
“Ale, in ‘sti giorni mi è venuta a trovare Betty,ti ricordi,si,la
milanese del centro Brallo di Tennis, dai,te la ricordi di sicuro!
“ Aaaah si,la tennista - ridacchiò Ale -
io di quei tre stronzi non mi fido,e siccome ho per la mente di farmi una galoppata con
Betty,ecco,le fratte di Bobbio mi intrigano un ciulo e tu mi servi in caso di guai con quei
tre,sai,io,da solo e con tre individui un po' così.”
“Già…un po' così!” - fu la risposta di Ale che ormai sottintendeva un si su
tutta la linea alle richieste dell'amico. Alva,come sempre,ogni tanto rompeva
il suo digiuno della topa, ovvero la sua fedeltà incondizionata verso la sua
donna ufficiale e se capitava un'occasione, lui la prendeva al volo. Betty era
una sportiva,milanese per metà e per metà pugliese:era una stanga 1.79 con due
glutei supersexy e il resto che non era da meno.
Ale si accordò sull'ora, disse che sarebbe arrivato giusto per il rendez-vous
coi tre balordi, non prima che Alva e Betty avessero consumato la loro
camporella primaverile estemporanea.
Alva la prese due volte di fila e Betty lo teneva avvinghiato a sé con la morsa
delle sue gambe da tennis agonistico,ossia molto sode e toniche; Alva mugolava
di piacere e Betty rispondeva con
dei flebili gemiti a mitraglia.
Alle 17 si trovarono al luogo convenuto poco distante dalla Bocchetta. I tre
parlottarono con Alva ma Betty se ne rimase in disparte,appoggiata alla Fiesta
di Alva.La stradina portava alla sommità
del monte e si biforcava poco dopo. Armando Lovesti,detto er padellaro-per la sua manìa di cuocere gli spaghetti
sempre in padella-cambiò improvvisamente tono.
“Me devi dà deppiù,a sorcio,nun t'a puoi
cavà co' sti quattro spicci che c'hai!”
“Armando,cazzo, è la somma che mi devi
per il toto nero,e in più ti lascio anche le stecche di marlboro,belìn, ti
dovrebbe bastare,non è che poi mi stai dando un gran mucchio di erba,eh!” “
“ Ahò, a stronzo,che vòi,me stai a
cojonà? “
La trattativa stava pian piano
degenerando in lite e Alva si era trovato,di colpo,a dover fronteggiare quei
tre mentre Betty iniziava ad avere paura.
“Ma dove cazzo è finita la
stradina?Porca miseria,adesso finisce che arrivo in ritardo!” – disse ad alta
voce Ale;aveva l'abitudine di parlare da solo quando si sentiva nervoso e Alva qualche volta lo sfotteva per questo:sapeva
fin dove poteva spingersi,nel ridere in faccia ad Ale. Lo conosceva dalla prima
media.Sapeva toccare certi tasti,ma non eccedeva mai in primis perché voleva
troppo bene al suo amicone,e poi perché temeva le incazzature improvvise di Ale
anche se sapeva che Ale non avrebbe mai rivolto le mani su di lui.
“Ah eccola là, ci sono già tutti!”
Posò la macchina ,qualche metro dopo,
all'ingresso del viottolo di montagna e fece un cenno di saluto.
“ Mo’ quello chi cazzo è?” - gracidò il
padellaro, ma fu un errore,perché in tal modo mise sul chi va là quel navigato
quarantaseienne cazzuto di Ale che troppe traversìe severe avevano forgiato nel
carattere e troppe sfighe malandrine avevano reso interiormente duro come la
roccia. Ale tuttavìa non volle
dare troppa importanza a quei prodromi poco rassicuranti,pensò ad un leggero battibecco
tra Alva e il romano. Uno dei tre,mentre Ale saliva verso di loro,strattonò Betty
per un braccio e la accompagnò bruscamente di fronte al suo capetto. Il terzo
intanto non aveva perso tempo e all'improvviso sferrò un pugno alla bocca dello
stomaco di Alva,che rispose con un destro micidiale alla bocca del suo
dirimpettaio. Lovesti, a quel
punto, estrasse una pistola: una 38 automatica nera con calcio in madreperla,la
puntò a due centimetri dal naso di Alva e gli allungò un tremendo calcio nelle
palle. Ale era ormai arrivato nel mezzo del piccolo crocchio,incredulo e
sorpreso,per come si erano messe le cose. Ale aveva un solo difetto,secondo
Alva:funzionava come un bastimento del secolo scorso o come un diesel mercedes della
serie 220 D del 1973:prima di campanare bene la situazione e di innescare una
reazione adeguata,ci impiegava un eccessivo lasso
di tempo.Alva,in confronto,era decisamente più rapido,ma anche più scrupoloso nel
dosare reazioni e nel prendere decisioni,sia pure sull'onda dell'emotività
istintiva.
Qui la cosa si era capovolta in modo selvaggio: Lovesti puntava la pistola alla
fronte di Alva mentre uno dei suoi secondi allungava una serie di schiaffi ad
Alva ed il terzo
aveva cominciato a prendersi delle libertà indecenti e disgustose con la
terrorizzata
Betty. Ale,ancora in fase di pre-riscaldamento-tentò la carta della
pacificazione:
“ Dai,ragazzi, cosa state facendo?Alva,
a volte, è un pirla ma sono sicuro che
possiamo metterci d'accordo! Dai,perlamadosca ,non fate così..e tu lascia stare
la ragazza,lei non c'entra niente e poi è mia cugina,dai! Se è per le siga,
Alva ve le regala e sui soldi
delle scommesse può chiudere un occhio,vero Alva?”
Il tono della voce di Ale era molto
conciliatorio. Alva ci lesse anche un po' di paura oltre allo sconcerto.
“Lascia stare Ale è colpa mia,sono un cazzone! E poi questi non vogliono
ragionare.” Non aveva ancora finito la
frase che un sonoro,ennesimo schiaffone, lo raggiunse sulla già arroventata
guancia sinistra. Il padellaro teneva sempre la
pistola puntata e quell'altro stronzo aveva appoggiato Betty alla loro Citroen
C3.
Ora stava iniziando a palpeggiarla dopo averla zittita con un pugno in faccia.
Ale non sapeva che pesci prendere: provò a toccare la spalla di Lovesti
cercando
lo sguardo dello schiaffeggiatore di Alva ma per tutta risposta ricevette un
diretto allo zigomo e un colpo di canna della pistola all'attaccatura dei pochi capelli che ancora aveva,col
risultato che adesso aveva un taglio sulla pelata,il labbro superiore sanguinante
e un leggero collassamento psicologico. Alva lo guardò in faccia, come per
dire- non possiamo fare niente,non me l'aspettavo ‘sto finale.-
Betty intanto supplicava inutilmente il bastardo che le aveva strappato il
reggiseno ed
ora si deliziava leccandole i capezzoli con foga animalesca.
“ Basta così,te li do io i soldi!Basta
che dici ai tuoi sgherri bastardi di piantarla lì! Hai capito?”
“Oh,ma senti senti,c'avemo
mandrake qui,co li sordi! Bbravo bbravo! E ndo stanno
i sacchi?Vedi de non strafà,perchè sinnò te gonfio de mazzate a ttè e a quell'altro
pataccaro de l'amico tuo!”
“Si,si,va bene,vieni con me alla
macchina,ho 5 mila euro in borsa,erano per una puntata a Saint-Vincent.Li do a
te e tu ci lasci andare tutti e tre. Ale aveva un tono tranquillo;sembrava
sicuro di sé;le titubanze di qualche minuto prima erano totalmente sparite.
Alva rimediò ancora un cazzotto alla tempia, ma ormai la sua attenzione era
stata risucchiata dal duetto che stava percorrendo la stradina a ritroso,verso
la Audi 80 di Ale,modello primi anni80,motore Volkswagen-
Porsche-una scheggia di macchina che purtroppo avrebbe dovuto andare presto al
rottamaio per colpa della fottuta benzina verde,inadatta a motori degni di
essere
chiamati tali.
Giunto alla macchina,Ale prese una borsa e la allungò verso Lovesti,che si
affrettò ad aprirne la cerniera.Era una borsa da sport,di quelle a cernierone:
Lovesti si infilò la pistola nella cintola come previsto dal fintamente
sottomesso
Ale:Alva stava col fiato sospeso;sentiva che qualcosa stava per succedere. E
che non
sarebbe stata una cosa bella a vedersi.
“Ahò ma qui 'n ce sta' ‘n ca..”
Lovesti non fece in tempo a finire la
frase perché Ale lo colpì in pieno volto con uno di quei punteruoli da due
centimetri di diametro che servono per aprire fori nelle pareti. Il rumore
della botta lo sentirono anche gli altri. Lovesti perse l'equilibrio e si
appoggiò all'Audi;il secondo colpo di Ale lo prese al ginocchio e questo lo
fece piegare verso terra.
Il terzo gli arrivò dritto dritto nel cranio e lo fece crollare a
terra,svenuto. Alva approfittò del momento propizio per saltare al collo del
suo schiaffeggiatore e lo atterrò in due
mosse:poi prese a cazzottarlo sul viso,vorticosamente,simile ad un mulinello in un fiume in piena. Ale corse verso
Betty: il cazzone che ormai le aveva calato i jeans e si apprestava a stuprarla
si era reso conto dell'accaduto,ma vuoi per la sua posizione poco felice (giaceva
su Betty,con le braghe e le mutande calate),vuoi perché il suo arrapamento
famelico lo aveva momentaneamente assentato dagli eventi in corso,non seppe
approntare una reazione atta a metterlo in salvo:una tremenda mazzata di Ale lo
colse alla spalla, al viso e una ultima,demolitrice,alla nuca. Alva intanto stava rifacendosi delle sberle subite
qualche minuto prima e ormai il suo ex-carnefice giaceva,intontito,sotto di
lui, dopo essersi beccato due pugni in faccia da ko che lo spedirono definitivamente
tra le braccia di Morfeo. Betty intanto si era ricomposta alla meglio,tremante e
con le lacrime agli occhi. Alzatasi,e rivestitasi,assestò tre calci nei
coglioni,con scarpa a punta,al suo boia di prima e poi si lasciò abbracciare da
Ale.
“Hai fatto bene,ammazzali ‘sti tre
bastardi!”
Gli gridò alle orecchie,inferocita,offesa
ed evidentemente sotto shock. Alva
prese Betty per mano e iniziò la breve camminata che li avrebbe condotti più
su,
alla loro macchina. Fecero pochi passi,lentamente. Betty era ancora stordita
dell'accadutoe procedeva lenta. Anche Alva non si sentiva bene:le sberle di
quel bastardo lo avevano lievemente rintronato. Poi,qualcosa di surreale
accadde:un pezzo lanciato a tutto volume aveva preso ad echeggiare per la
stradina! Erano gli Earth Wind and Fire.
Ale aveva acceso il lettore cd e la prima canzone da lui masterizzata era
"Sing a
song". Ora Alva si fermò,si voltò e rimase sbalordito,non meno di
Betty. I due presero ad osservare Ale in quella che sarebbe stata una scena
indimenticabile.
Al ritmo della canzone (un soul/rithm'n blues degli anni 70) Ale iniziò a
massacrare di calci il povero Lovesti poi lo trascinò verso l'Audi e gli sbatté
la faccia sulla portiera tre volte quindi, danzando in una strana danza
iniziatica,si avvicinò al quasi-stupratore di Betty e gli si sedette a cavalcioni sulla pancia:
Betty guardava ,tra il divertito e lo stupefatto,in silenzio reverenziale.Alva le strinse
la mano.
“Adesso li fa a pezzi!” -mormorò,con la
voce rotta da una sorta di commozione mista a sgomento. Ale intanto aveva
cominciato a riempire di pugni rabbiosi la faccia del malcapitato,sempre sul
ritmo di "Sing a song"e non si fermò prima di un minutino buono. IL
terzo infelice,quello atterrato da Alva si era appena appena ripreso e,resosi
conto della mala parata, presago della brutta sorte che stava incombendo su di
lui,tentò miseramente di strisciare verso il prato.Alva e Betty,a quel punto,ne
provarono un timido e a stento trattenuto senso di pietà,subito sostituito da
un
compiaciuto richiamo alla legge del taglione.”
Poveraccio!” - scappò a Betty. Quasi non si accorse in
quel preciso istante,di stare improvvisando impercettibilmente un passetto di
danza,sull'eco della canzone sparata dai woofer di Ale.
Ale saltò a piedi pari sulla schiena dello stronzo poi gli si fece sopra a
cavalcioni
e prese a martellarlo di pugni,a piene mani (i colpi calavano
rapidi e in una successione impressionante) proprio nel punto in cui la canzone
imboccava i suoi trenta secondi finali,per somma fortuna del disgraziato
infelice:era il punto in cui gli Earth Wind and Fire vocaleggiano, poco prima
che un assolo di pianoforte
introduca le ultime battute di quel vecchio motivo da Hit Parade.
Grazie a Dio la canzone terminò e con lei le mazzate. I tre erano tramortiti ed
esanimi a terra.
Dopo gli Earth Wind and Fire,fu il turno di "Come to America" dei
Gibson Brothers. Ora Alva non
credeva ai suoi occhi: Betty si era messa a ballare,con l'aria felice e
sorridente.
“Non ci credo!- sussurrò Alva,mentre
vedeva Ale che si accaniva su fanali,finestrini,tetto e portiere di quella povera C3,sulle note briose
dei Gibson Brothers. Il sole era caldo,qualche mosca si infilò tra le narici di
Lovesti,ancora dormiente,mentre Ale ultimò il suo lavoretto aprendo il vano
motore strappando e martellando ,con il
grimaldello, tutto quello che poteva essere sfasciato. Quei tre non sarebbero
tornati a Genova in macchina. Ammesso che sarebbero riusciti a tornare sulle
loro gambe.
Ale iniziò ad ancheggiare con Betty. Alva a quel punto si unì al duetto
danzante e i tre si scatenarono come invasati.Parevano tre indiani
Cherokee,intenti a ballare una scatenata danza di guerra.
Ale forò i 4 pneumatici della C3 poi salutò i due:
“E non fate mai più una cazzata del
genere! Chiaro?”
I due annuirono e lo seguirono con lo sguardo,mentre in retromarcia si inseriva
nella strada asfaltata partendo in sgommata e lanciando in fuori giri il motore
Porsche.
“Certo che il tuo amico è uno coi
coglioni!”- esclamò Betty.
“Lui
è il mio migliore amico, dannazione, è l'unico vero amico che ho” - rispose Alva,quasi commosso mentre gli
tornavano in mente le passeggiate lungo il fiume Bormida, da bambini e tanti
altri aneddoti,come quando era corso da
Ale per aiutarlo a superare una crisi depressiva dovuta alla fine di una love
story:lo aveva trovato sbronzo,su una panchina di Corso Bagni e non lo aveva
mollato fino a che la sbronza non si fosse
diluita e avesse recuperato un minimo di animo. Poi lo aveva accompagnato a un
bar e, con due panini e una coca cola, lo aveva rimesso in piedi.
La scena del Passo della Bocchetta,dopo due anni, si svolse nella mente di
Alva,con tutti i dettagli e una insolita dovizia di particolari;evidentemente
la memoria emotiva di Alva funzionava a mille;dalla stanza proveniva uno strano
rumore,appena appena percepibile, dato il volume al quale la canzone-la
famigerata "Sing a song" stava girando.
Timidamente avanzò e avvicinò il naso al bordo della porta,aperta e accostata
al muro: lì per lì gli venne un mezzo coccolone. Ale era in piedi,chiappe al
vento,di fronte a lui e si intravedeva una testa femminile,si,era senz'altro
una capigliatura femminile e,tra i gorgheggi della canzone erano chiari e
nitidi i gemiti di piacere,anzi le urla di piacere.
Ale stava sfrugnando come un riccio,nitrendo come un cavallo e muovendo
contemporaneamente la testa in su e in giù seguendo la canzone! Aveva
masterizzato il pezzo in modo tale che la canzone
durasse 8 minuti. Alva era entrato che il motivetto funky aveva percorso un
minuto e mezzo quindi calcolò che la cosa sarebbe durata un altro pelo e
gli veniva da ridere sapendo che anche se lo avesse fatto quei due assatanati
non lo avrebbero sentito. Le spinte pelviche poderose di Ale lo lasciarono scioccato:la mascella
inferiore gli scivolò in basso,assunse l'espressione ebete e attonita di un bambino che per la
prima volta vede i fuochi d'artificio.
Betty urlava di piacere,e Ale emetteva degli strani grugniti trafelati. Alva si
portò in
cucina.Sul tavolo c'erano 2400 euro: tutti i soldi che Ale gli aveva promesso qualora
avesse imbroccato un gratta e vinci. Ed era accaduto! Aveva vinto. Diecimila
sacchi.
Alva aprì il frigo, tirò fuori il prosciutto e si fece un panino. Stappò una
bottiglia di Peroni, si sedette con piedi sul tavolo e, mentre i due di là proseguivano le loro acrobazie, iniziò a demolire un paninazzo tosto al cotto,maionese e gruviera. Un poderoso
rutto gli sfuggì incontrollato. Spostò il braccio a sinistra ,accese il forno a
microonde e ci fiondò dentro due pizzette ( quei due, dopo, avranno fame, mi sa). Poi
richiuse e lo posizionò sui 120.
Tornò a sedersi. Proprio in quel momento la canzone dei Gibson Brothers cominciò a far
vibrare il bilocale.
“NON CI CREDO! ma..pure questa?”
Un enorme sghignazzata gli strozzò la frase in gola lasciandosi andare sulla
sedia,movimento che lo fece guardare verso la finestra. Fuori il vento sibilava
gagliardo mentre Genova era avvolta da una atmosfera nitida e accogliente.
L’aria era tersa e trasparente.
Come l'amicizia tra lui ed Ale.
Testo di Ale
Editing di Alva.