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web sito ImageChef Custom Images "Ormai quasi giunto al termine della mia vita di peccatore, mentre declino canuto insieme al mondo, mi accingo a lasciare su questo blog testimonianza degli eventi a cui mi accadde, mi accade e mi accadrà di assistere durante il periglioso viaggio che mi separa dalla tomba. E Dio mi conceda la grazia di essere testimone trasparente e cronista fedele di quanto ho visto. Possa la mia mano non tremare mentre mi accingo a scrivere certi eventi e ricordare l'inquietudine sottile che opprime l'animo mio mentre mi collego quotidianamente a questo blog poiché oggi ho la certezza che sto rettamente interpretando gli indubitabili presagi ai quali, da quando nacqui, stoltamente, non diedi peso ."

mercoledì 27 aprile 2016

DOMENICA DI PASQUA, A LAVAGNA, CON PIOGGIA.


Ero appena tornato a casa dopo il turno di lavoro del pomeriggio. I ragazzi del Centro di Riabilitazione Psichiatrica in cui svolgevo la mia mansione di operatore erano stati, tutto sommato, discretamente calmi se si eccettua che la consueta visita pasquale dei genitori, tutti eccitati al pensiero del grasso e gratuito buffet messo a disposizione dalla direzione, era la cosiddetta goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso. Un vaso zeppo di frustrazione e rabbia psicotica che,come previsto, grazie  agli atteggiamenti  da  padri e madri premurosi, fermamente convinti che i loro “piccoli” sarebbero stati tranquilli per almeno una settimana dopo la loro visita, avrebbe tracimato disastrosamente non appena il cibo del buffet fosse finito e i loro sensi di colpa acquietati.
Infatti, come da copione, appena il gregge genitoriale defluiva lentamente lungo le curve e i tornanti dell’alta Val Graveglia, le gemelle erano già di lungo a riempirsi di botte e morsicate mentre volavano tavoli, sedie, piatti e bicchieri scaraventati, a turno, da figli e figlie incarogniti dall’assenza di somministrazione giornaliera della terapia ( papi e mami i loro pargoli li vogliono “nature” ). In quei frangenti gli operatori, educatori ed infermieri assurgono a ruoli di veri e propri gladiatori. Nessuno può immaginare cosa significhi fare un’iniezione di Valium ad un “pargolo” che per l’occasione pasquale non ha assunto terapia e quindi ha la forza di un cinghiale inferocito.
Comunque la giornata era finita ma sentivo la depressione salire nuovamente in me. Fuori pioveva e non c’era nient’altro da fare se non bere un bicchiere di Jack Daniel’s.  Presi la bottiglia e me ne versai un gotto. Dopo averlo bevuto d’un fiato me ne versai un altro. Questa volta feci roteare il liquido nel bicchiere e osservai quel vortice ambrato. Ero di nuovo con il mio vecchio amico Jack. In passato mi aveva dato dei problemi quindi per un po’ avevo deciso  di non frequentarlo ma poi, si sa, di un vecchio amico senti sempre la mancanza e quindi rieccoci qua. Trovo che oggi abbia un calore speciale, infatti sento già la sua magia su di me. La televisione davanti a me è spenta perché ho scoperto che quando ti senti male quella figlia di puttana ti fa sentire peggio. Una riga di visi assurdi, alcuni dei quali famosi. Una processione infinita di idioti. Non avevo voglia di internet e nemmeno di musica. Non c’era granché a cui potessi rivolgermi se non al mio amico Jack. Bevevo ed ascoltavo la pioggia battere sul tetto. Avevo come la sensazione che se fossi morto in quel momento nel mondo intero non si sarebbe versata nemmeno una lacrima. Quanto solo poteva diventare uno come me?  Capisci che stai invecchiando quando inizi a farti domande del genere. Mi sentivo già defunto per metà. Diedi un’occhiata allo schermo del televisore e mi feci lusingare quindi l’accesi. Il caso vuole che stessero trasmettendo su una rete locale uno spot:

                       “TI SENTI SOLO? SEI DEPRESSO? NON CI PENSARE!
                       TELEFONA ORA AD UNA DELLE NOSTRE BELLISSIME RAGAZZE!
                      LORO VOGLIONO PARLARE CON TE! USA LA TUA MASTER CARD.
                     POTRAI PARLARE DI QUELLO CHE VORRAI CON SABRY O MARY O
                    JESSY O SAMANTHA. COMPONI IL NUMERO 800 – 787 – 5501”


Afferrai il telefono e feci il numero. Intanto sullo schermo scorrevano le immagini delle ragazze appena elencate. Sabry sembrava la migliore. Bevvi un altro sorso di Jack e attesi.
“ Si?” – era una voce maschile. Piuttosto arrogante e distaccata.
“ Sabry, per favore!”
“ Lei ha più di 18 anni?”
“ Certo!” – risposi.
“ Master o Visa?”
“ Visa”
“ Mi dia il numero e la data di scadenza. E anche l’indirizzo, il numero telefonico e quello della patente.”
“ In tutto questo non ho sentito la parola magica”
“ Parola magica?”
“ Si, tipo per favore, per cortesia o cose del genere”
Trascorsero alcuni secondi.
“ Ehi, amico, vuoi parlare con Sabry?”
“ Penso di si…mmmhhh…va bene…dammi il tempo di tirarli fuori dal portafogli”
“Hai tutto il tempo che vuoi”
“ Di cosa mi parlerà Sabry?”
“ Ti piacerà”
“Come fai a saperlo?”
“ Ehi, amico…”
“ Va bene, va bene, aspetta un momento…”
Gli diedi le informazioni che voleva. Ci fu un momento di silenzio mentre controllavano la carta di credito. Poi udii una voce.
“ Ciao tesoro, sono Sabry!”
“ Ciao Sabry, mi chiamo Alvaro”
“ Ooooh, hai una voce mooolto sexy! Sono già un po’ eccitata!”
“ Non è vero, non ho una voce sexy”
“ Oh, sei molto modesto”
“ No, Sabry, non sono nemmeno modesto”
“ Sai, mi sento molto vicina a te! Mi sento come se ti fossi rannicchiata in grembo, come se ti guardassi negli occhi. Io li ho grandi e azzurri. Ti stai piegando su di me come se mi volessi baciare?”
“ Stronzate, Sabry, sono qui da solo a bere whisky e ad ascoltare la pioggia.”
“ Senti, Alvaro, devi usare un po’ l’immaginazione. Lasciati andare e sarai sorpreso di quello che potremo fare insieme. Non ti piace la mia voce? Non la trovi un po’…sexy?”
“ Si, un po’ ma non troppo. Sembra che tu sia raffreddata. Sei raffreddata?”
“ Alvaro, Alvaro ragazzo mio, io sono troppo calda per essere raffreddata!”
“ Cosa?”
“ Ho detto che sono troppo calda per essere raffreddata!”
“ Beh, dalla voce sembra che tu lo sia. Forse hai fumato troppe sigarette!”
“ Io fumo solo una cosa, Alvaro!”
“ Che cosa, Sabry?”
“ Non riesci ad indovinare’”
“ No!”
“ Guardati in basso, Alvaro!”
“ Va bene”
“ Che cosa vedi?”
“ Il bicchiere, il telefono…”
“ Che cos’altro, Alvaro?”
“ Le scarpe”
“ Alvaro, che cos’è quella cosa enorme che sporge laggiù mentre mi parli?”
“ Oh, quella? E’ la pancia!”
“ Continua a parlarmi Alvaro. Continua ad ascoltare la mia voce, a pensare che ti sia seduta in grembo, con il vestito un po’ sollevato, le ginocchia e le cosce in mostra. I miei capelli sono lunghi e biondi. Mi scendono sulle spalle. Pensa a questo, Alvaro, pensaci…”
“ Va bene”
“ Allora, adesso che cosa vedi?”
“ Le stesse cose: telefono, bicchiere, scarpe, pancia…”
“ Sei cattivo Alvaro! Quasi, quasi vengo lì a sculacciarti! O forse lascerò che tu sculacci me!”
“ Cosa?”
“ Tò, to, to , tò, Alvaro!”
“ Sabry?”
“ Si?”
“ Mi scusi un momento? Devo andare in bagno!”
“ Oh, Alvaro, so cosa vai a fare! Ma non c’è bisogno che tu vada in bagno, puoi benissimo farlo sopra il telefono mentre parli con me!”
“ No, Sabry, non posso, devo pisciare1”
“ Alvaro, puoi considerare chiusa la nostra conversazione! Vai a farti fottere”.
Riagganciò.
Andai in bagno e pisciai. Era stata una conversazione orribile ma almeno avevo distolto la mente dal mio lavoro. L’indomani ero in turno la mattina e chissà quali altre situazioni assurde avrei dovuto affrontare. Tornai sul divano, spensi la televisione e mi addormentai.

1 commento:

  1. Racconto classico,di quelli in cui Hal scoperchia sapientemente la pentola di tantissime odierne esistenze maschili,avvolte in una opprimente e disperante solitudine morale. Ale

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