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web sito ImageChef Custom Images "Ormai quasi giunto al termine della mia vita di peccatore, mentre declino canuto insieme al mondo, mi accingo a lasciare su questo blog testimonianza degli eventi a cui mi accadde, mi accade e mi accadrà di assistere durante il periglioso viaggio che mi separa dalla tomba. E Dio mi conceda la grazia di essere testimone trasparente e cronista fedele di quanto ho visto. Possa la mia mano non tremare mentre mi accingo a scrivere certi eventi e ricordare l'inquietudine sottile che opprime l'animo mio mentre mi collego quotidianamente a questo blog poiché oggi ho la certezza che sto rettamente interpretando gli indubitabili presagi ai quali, da quando nacqui, stoltamente, non diedi peso ."

giovedì 9 agosto 2012

Spartanville Fiction - Atto finale -


Alva vede arrivare Ale con quella stupida saccoccia di pelle triangolare  raccattata da qualche nicchia della casa plurisecolare e fa per dire qualcosa ma Ale parte per la tangente con la sua solita risata del tipo  ahwhahwhawhahwhawhahwahwhawhahwhawhahwhahwhawhhahwhahwhahwh e capisco che si è di nuovo scolato un mezzo gotto di sambuca del cazzo, intruglio saraceno di provenienza lidleiana che si incastonerà in maniera criminale tra la sua cistifellea e il fegato, lato sud, innescando un maledetto e sudicio cancro che lo scaraventerà due metri sotto terra alla velocità della luce e così lo guardo come si guarda un incidente stradale che sta accadendo dietro la tua macchina: dallo specchietto retrovisore che per l’occasione è rappresentato da un pezzo di specchio a forma della regione liguria con un pezzetto di emilia romagna appeso  alla parete con un chiodo arrugginito deformato a mò di elle e dentro di me inizia a salire la pressione perché so che quel drugo alticcio è foriero di una qualche nuova tortura medioevale che ci farà precipitare per l’ennesima volta nella sensazione fantastica ed appagante che solo il dolore altrui può dare ma avevo promesso a me stesso di non partecipare più a certe liturgie infernali perchè sò che i cattivi sono i primi ad andare all’inferno mentre i  buoni arrivano con un certo ritardo solo dopo aver metabolizzato che in fondo in fondo nel paradiso c’è un clima meraviglioso mentre qui si può godere di un ottima compagnia e d’un tratto comprendo che ho detto “mentre qui” come a voler paragonare il presente con l’inferno quando  improvvisamente sento il  contatore della mia immaginazione che scatta in off e l’immagine di Ale che apre la saccoccia di pelle si fissa nella mia memoria a imperituro ricordo di quel che sarò e certamente sono conscio di non aver più occasioni per dimostrare a lui quanto gli voglio bene e questo pensiero arriva nell’esatto momento in cui Ale  estrae l’oggetto e la mia attenzione si fissa su una sorta di pinze scure mezze arrugginite e non capisco cosa possano servirgli fino al momento in cui si avvicina al povero stronzo di Faccozzo, gli abbaia in faccia di tirare fuori la lingua mentre l’altro non capisce e lo dice NON CAPISCO ma Ale gli apre la bocca con la mano destra, gli afferra la lingua con le pinze e dà uno strattone all’indietro  mentre il poveretto inizia un urlo tarzaniano e un pezzo di carne rosa cade sul pavimento sporco di cacca di topo. Immediatamente comprendo che l’intelligenza è per gli stupidi perché solo alcuni esseri superiori improvvisano ed è così che mi ritrovo ad improvvisare aprendo la porta di ingresso e dicendo che vogliamo arrenderci anche se Ale, con una smorfia di scazzo, tarda un pelo a capire la manovra ma quasi immediatamente sorride e come un grande attore inizia a parlare come una checca impaurita urlando che vuole uscire e che si sarebbe arreso così il gruppetto di sbirri all’esterno decidono di entrare sparando cazzate tipo STIAMO ENTRANDO o USCITE CON LE MANI ALZATE o SE FATE I BRAVI NESSUNO SI FARA’ DEL MALE ma io ed Ale, come due piccoli Fonzie siamo tranquilli, calmi, decisi ancora una volta, purtroppo per loro, a far del male e li vediamo entrare tra mille cautele godendoci l’esatto momento in cui il Faccozzo , ormai quasi dissanguato, cerca di comunicare con i colleghi ma la falce lucente della morte , ancora una volta, ha decretato le regole del gioco e così grazie ad una botola costruita in tempo di guerra dove i suoi nonni si riparavano dalle bombe, la piccola task force sbirresca precipita in un pozzo sotto il pavimento profondo nove metri con un tonfo sordo seguito da un silenzio anche se dopo un certo tot di minuti  qualche fortunato con solo una decina di osse fratturate inizia a lamentarsi e Ale indispettito mi dice che fare e io faccio spallucce ma poi vedo la tanica di benzina delle emergenze e con uno sguardo chiedo consenso anche se so che Ale la pensa come me ma d’altronde sono in casa sua e così vuoto i 5 litri di benza nel buco e lancio un cerino e il colpo dell’accensione crea uno spostamento d’aria così potente da far staccare il lampadario secolare dal soffitto che con un gran tonfo raggiunge il pavimento.  Ale è attonito: lui , il custode di quel luogo non ha saputo proteggerlo e con un urlo di rabbia afferra Faccozzo alle gambe e lo trascina al buco anche se ovviamente l’interessato non è d’accordo e pianta le unghie al terreno avendo ben capito cosa lo attende ma Ale è forte e con un colpo di reni lo scaglia in quel piccolo altiforno.
Siamo tutti sudati. Ci sediamo al tavolo di noce del 1600. Su una rastrelliera di metallo ci sono due bottiglie di Champagne datati 1839. Ale attendeva un momento speciale per aprirle. Ne afferra una la apre e me la porge poi apre l’altra e la avvicina con delicatezza alla mia fino a sentire TLING!  come in un brindisi poi iniziamo a bere alla canna ed è più quello che esce dalla bocca di quello che entra nello stomaco ma non importa: siamo di nuovo io e lui. I custodi di un nuovo inferno.

A&A