“No, Alva,non farlo! C'è gente in giro,se entri in
quel bar ti noteranno subito!"
"Faccio una cosa rapida,manco se la danno di
chi sono e come sono vestito,Ale"
I due sbandati non mangiano da giorni,sono leggermente maleodoranti e con la
barba incolta. Alva ha fame e quando ha fame non riconosce più valori o
leggi, e la sua regola principe è che non ci sono regole. Ale si dispone a qualche
metro dal bar-bersaglio pronto a far cenni se dovesse arrivare della
sbirraglia. Alva entra ostentando non-chalance,adocchia
alcuni panini nella teca e,con vocina mieloso-ruffianoide, si rivolge al
barista,un tipo tozzo,basso e sui sessantacinque.
"Mi scusi,signore,quanto me li mette questi panini?"
"Sono tre euro cadauno" risponde secco
l'altro che, va a sapere come, fiuta in Alva il tipico ceffo sbandato,pur non
notando in lui alcunché che lo possa assimilare ai classici tossici di
periferia.
Ale nel frattempo ferma una coppia di ragazze sui 18 anni,chiede loro cortesemente se hanno moneta da regalargli e,per tutta risposta,rimedia un dito medio da entrambe.
Alva intanto apre la teca,sfila 4 panini,li appoggia sulla teca stessa e finge di cercare i soldi nella tasca lurida dei suoi jeans bisunti. Il barista lo guarda perplesso,poi, come in una tragedia sofoclèa,tutto accade,alla velocità della luce. Alva chiede scusa e bofonchia qualcosa sul fatto che non mangia da giorni e gli han rubato il portafogli, l'altro corre verso di lui con una mazza da baseball, estratta fulmineamente da un
ripostiglio sotto il bancone, e gli rifila una tranvata sulla spalla sinistra. Alva grida,e
al contempo si incazza:si scaglia a testa bassa sull'altro e lo scaraventa,di schiena,
contro la teca dei panini,che si infrange e rovescia al suolo focacce e tiramisù un po'
frolli. Il barman non fa in tempo a rialzarsi perchè una scarpata di Alva numero 47 lo prende allo
zigomo destro facendogli sbattere la tempia sul lato tagliente del supporto in legno: l'uomo sbarra gli occhi,un sottile filo di sangue gli sgorga dall'occhio destro e in un millisecondo Ale,da fuori,lo vede accasciarsi lentamente sul pavimento. Alva resta fermo,quasi incredulo,e inizia a piangere,gridando cazzate tipo "…non volevo farlo!non volevo farlo!"
Ale nel frattempo ferma una coppia di ragazze sui 18 anni,chiede loro cortesemente se hanno moneta da regalargli e,per tutta risposta,rimedia un dito medio da entrambe.
Alva intanto apre la teca,sfila 4 panini,li appoggia sulla teca stessa e finge di cercare i soldi nella tasca lurida dei suoi jeans bisunti. Il barista lo guarda perplesso,poi, come in una tragedia sofoclèa,tutto accade,alla velocità della luce. Alva chiede scusa e bofonchia qualcosa sul fatto che non mangia da giorni e gli han rubato il portafogli, l'altro corre verso di lui con una mazza da baseball, estratta fulmineamente da un
ripostiglio sotto il bancone, e gli rifila una tranvata sulla spalla sinistra. Alva grida,e
al contempo si incazza:si scaglia a testa bassa sull'altro e lo scaraventa,di schiena,
contro la teca dei panini,che si infrange e rovescia al suolo focacce e tiramisù un po'
frolli. Il barman non fa in tempo a rialzarsi perchè una scarpata di Alva numero 47 lo prende allo
zigomo destro facendogli sbattere la tempia sul lato tagliente del supporto in legno: l'uomo sbarra gli occhi,un sottile filo di sangue gli sgorga dall'occhio destro e in un millisecondo Ale,da fuori,lo vede accasciarsi lentamente sul pavimento. Alva resta fermo,quasi incredulo,e inizia a piangere,gridando cazzate tipo "…non volevo farlo!non volevo farlo!"
Ale a quel punto piomba nel bar,salta il corpo steso
e guizza oltre il bancone, rapidissimo; acchiappa due bottiglie di gin,poi apre
la cassa e prende quanti più quattrini riesce ad afferrare.
"Muoviti
Alva, porca puttana,è questione di sopravvivenza!"
Gli mette in mano le bottiglie e arraffa i panini sparsi per terra,infilandoli dentro il suo vecchio,liso e lercissimo tascapane,reperto archeologico dei suoi trascorsi da
picchiatore di autonoma operaia di svariati decenni prima. Due secondi dopo si
lancia fuori del locale,trascinandosi per mano il suo inebetito partner di
sortita. I due corrono a perdifiato,si
dirigono verso la zona porto,il buio in parte li aiuta nella loro fuga. Quando
il caos e lo sconcerto assalgono i primi curiosi, accorsi a constatare le condizioni
dell'infelice barista,
Ale e Alva sono abbastanza lontano:i due riescono a sfuggire ai carabinieri, giunti pochi minuti dopo,avvisati a loro volta da alcune vecchie starnazzanti.
Ale e Alva sono abbastanza lontano:i due riescono a sfuggire ai carabinieri, giunti pochi minuti dopo,avvisati a loro volta da alcune vecchie starnazzanti.
"Cazzo, Ale,ma dove stiamo andando?!!" -gracchia Alva-
"Scendiamo verso la spiaggia e troviamo un buco per nasconderci,cazzo!"
-replica,roco e
trafelato,l'altro-
trafelato,l'altro-
"Io non lo volevo ammazzare,io non ammazzo la
gente...Vacca puttana!"
"Alva,piantala,porca troia,non è stata colpa tua,e poi quello stronzo
poteva anche
farti credito,no?! Si vedeva lontano un miglio che sei alla fame!"
farti credito,no?! Si vedeva lontano un miglio che sei alla fame!"
I due imboccano un
vicolo pregno di miasmi misto pesce morto/urina umana e ad un tratto si trovano
di fronte ad una ringhiera,costituita di due barre trasversali alte circa un
metro,imbullonate
ad una fila di paletti mezzi arrugginiti.
ad una fila di paletti mezzi arrugginiti.
"Porca
di quella puttana,qui bisogna saltare,il vicolo è sotto,io me lo ricordavo a
livello della strada: dài saltiamo!" -esclama Ale-
I due ormai sono disperati e non connettono molto,i
due metri e mezzo di salto non li fermano.
Prima va Alva,spinto dall'amico: atterra malamente,rotola su se stesso e si rialza;
Prima va Alva,spinto dall'amico: atterra malamente,rotola su se stesso e si rialza;
"Dai Ale,vieni! Anzi,un attimo,aspet..."
Alva
intravede qualcosa di strano nel buio, come una sagoma scura,oblunga,rimasta
nel cono d'ombra rispetto ai lampioni della strada sovrastante,ma non fa in
tempo ad avvertire l'amico.
Ale si è gettato,a piedi uniti,tascapane a tracolla e tiramisù infilato nelle mutande, all' altezza del pube; quando atterra,si sorprende dell'inquietante effetto-petardo causato dal suo impatto con il pavimento del vicolo:un tonfo sordo,simile ad un palloncino gonfiato a bocca e fatto esplodere a mani unite,ed ecco che uno spruzzo caldo e pastoso gli colpisce la faccia,da sotto. In un nanosecondo si accorge di essere piombato a piedi giunti su una specie di sacco dei rifiuti,solo un po' troppo solido per essere ripieno di sola immondizia. Lo slancio lo manda,in scivolata,a mezzo metro da Alva. I due si guardano,un po' sbalorditi,poi si avvicinano alla sagoma scura,da cui
notano scorrere del liquido denso;i loro occhi si stanno abituando alla luce scarsa del
lungo mare,subito li pervade un mix di orrore e schifo.
Ale si è gettato,a piedi uniti,tascapane a tracolla e tiramisù infilato nelle mutande, all' altezza del pube; quando atterra,si sorprende dell'inquietante effetto-petardo causato dal suo impatto con il pavimento del vicolo:un tonfo sordo,simile ad un palloncino gonfiato a bocca e fatto esplodere a mani unite,ed ecco che uno spruzzo caldo e pastoso gli colpisce la faccia,da sotto. In un nanosecondo si accorge di essere piombato a piedi giunti su una specie di sacco dei rifiuti,solo un po' troppo solido per essere ripieno di sola immondizia. Lo slancio lo manda,in scivolata,a mezzo metro da Alva. I due si guardano,un po' sbalorditi,poi si avvicinano alla sagoma scura,da cui
notano scorrere del liquido denso;i loro occhi si stanno abituando alla luce scarsa del
lungo mare,subito li pervade un mix di orrore e schifo.
"Ma..ma...quella è..era.."
azzarda,titubante,Ale
"Una
testa umana,porca di quella troia marcia..." –soggiunge intontito,Alva
Ale è caduto in pieno sul cranio di un clochard:lo
sfigato cencioso si era avvolto in un sacco nero dell'immondizia e,per prendere
sonno più facilmente, si era posizionato ai piedi del muro,lontano dalla luce
dei lampioni. Ale,cadendo su di lui,gli ha fatto esplodere la calotta cranica,schizzi
di cervello sono sparsi fino a un
metro e mezzo di distanza e alcuni sono spiccicati sulle suole dello stesso Ale.
"Io non volevo ammazzarlo..non volevo ammazzarlo!" -piagnucola
disperato Ale-
"Lo so,amico, è stato un incidente,dai,andiamo
via,se no qualcuno ci vede" -prova a rincuorarlo Alva-
I due ora corrono verso le luci del
faro,fortunatamente non incrociano nessuno per alcuni interminabili minuti. Ora
si siedono,sono stanchi,disperati,corrosi dal rimorso. Trascorrono ore fissando
il mare. L'odore della salsedine e il ritmico infrangersi della risacca cullano
le loro menti offuscate,risvegliandoli gradualmente dalla torpida psico labilità che li
ha tenuti in scacco fino a quel momento. Alva stappa le bottiglie di gin, Ale estrae le vivande dal
tascapane;i due iniziano a mangiare. Le stelle adesso splendono come tanti
lumini argentati,alcuni ratti si fermano a osservare quei due avanzi di uomini
che divorano rumorosamente i panini e bevono a canna il gin; Alex tira fuori dalle
sue mutande il tiramisù,piuttosto frammezzato .
"Alex,cazzo,è buonissimo, con uno strano
retrogusto!"
Alex non risponde,dentro di se riderebbe,all'idea
che i suoi afrori pubici hanno condito il dolciume piuttosto stantio,ma la
vista di quella testa di barbone, esplosa sotto i suoi piedi come un
gavettone,lo ricaccia in una tetra abulia da shock emotivo. L'altro
mastica e ingurgita a più non posso,ma pare un bulimico più che un affamato, e
la scena di quel vecchio barista ,stramazzato a terra e con gli occhi fissi,lo
pinza dentro, come un demonio implacabile. Poco dopo i due riprendono il
cammino,la stazione ferroviaria non è distante.
Saliranno sul primo treno,destinazione ignota.
Saliranno sul primo treno,destinazione ignota.
I soldi rubati alla cassa forse basteranno per tirare
un altro paio di giorni,poi si vedrà. Sempre che i caramba non li becchino
strada facendo.
Alva e Ale,ridotti all'accattonaggio da traversie imprevedibili, e trasformati in omicidi senza averlo scelto,adesso si trascinano in un nuovo inferno,peggiore di quelli precedenti cui, bene o male, erano avvezzi.
Alva e Ale,ridotti all'accattonaggio da traversie imprevedibili, e trasformati in omicidi senza averlo scelto,adesso si trascinano in un nuovo inferno,peggiore di quelli precedenti cui, bene o male, erano avvezzi.
Albeggia.
I due salgono alla spicciolata sull'ultimo
scompartimento,ovviamente sprovvisti di biglietto e in un paio di minuti la
stazione di Genova Principe scompare dal finestrino lurido su cui i due si sono
appoggiati e addormentati.