Oh, mamma, che cosa ho fatto?
Oh, mamma, dove ho sbagliato?
Oh, mamma, perchè mi hai picchiato così duramente?
Oh, mamma, addio!
Con la tua pancia floscia,
con la tua bocca e la dentiera,
con i tuoi occhi da pazza,
con i tuoi occhi da donna imbecille,
con i tuoi occhi da utero retroverso,
con i tuoi occhi da divorzio,
con i tuoi occhi da lobotomia,
con i tuoi occhi solitari,
sotto lampade al neon,
che non contano nulla.
Oh, mamma, dove eri?
Oh, mamma, dov'eri quando giocavo a tappi
in via De Gasperi
nel portone al numero 42
insieme a quattro stronzi dei miei amici
che ridevano quando tu passavi
tutta agghindata e profumata come una zoccola?
Io ero li e mi vergognavo di te.
Ma eri mia mamma.
E io tuo figlio.
Respiravo la tua stessa aria in quella casa.
Dovevamo essere una famiglia.
Ma tu mi picchiavi e prendevi il Lexotan.
E io ti spiavo nel tuo sonno farmacologico.
Ti avrei spaccato la testa con una pietra
o con un martello
ma la nonna lo nascondeva sempre così bene!
Trovavo solo la pinza a pappagallo
e potevo forse strapparti il naso o i denti.
Ma ero dolce e buono.
Ti odiavo soltanto.
Oh, mamma, non sono stato sincero con te.
Sono stato un simbolico desiderio di unione
tra l'amore e l'imperfezione
come lo fu una volta per Baudelaire
oltre 100 anni fa
mentre camminava su un terreno
con un sacco di buche intorno
che pareva un campo da golf.
Oh, mamma, lo sapevi
che qui da noi
quel campo si chiama cimitero?
Alva.
Oh, mamma, dove ho sbagliato?
Oh, mamma, perchè mi hai picchiato così duramente?
Oh, mamma, addio!
Con la tua pancia floscia,
con la tua bocca e la dentiera,
con i tuoi occhi da pazza,
con i tuoi occhi da donna imbecille,
con i tuoi occhi da utero retroverso,
con i tuoi occhi da divorzio,
con i tuoi occhi da lobotomia,
con i tuoi occhi solitari,
sotto lampade al neon,
che non contano nulla.
Oh, mamma, dove eri?
Oh, mamma, dov'eri quando giocavo a tappi
in via De Gasperi
nel portone al numero 42
insieme a quattro stronzi dei miei amici
che ridevano quando tu passavi
tutta agghindata e profumata come una zoccola?
Io ero li e mi vergognavo di te.
Ma eri mia mamma.
E io tuo figlio.
Respiravo la tua stessa aria in quella casa.
Dovevamo essere una famiglia.
Ma tu mi picchiavi e prendevi il Lexotan.
E io ti spiavo nel tuo sonno farmacologico.
Ti avrei spaccato la testa con una pietra
o con un martello
ma la nonna lo nascondeva sempre così bene!
Trovavo solo la pinza a pappagallo
e potevo forse strapparti il naso o i denti.
Ma ero dolce e buono.
Ti odiavo soltanto.
Oh, mamma, non sono stato sincero con te.
Sono stato un simbolico desiderio di unione
tra l'amore e l'imperfezione
come lo fu una volta per Baudelaire
oltre 100 anni fa
mentre camminava su un terreno
con un sacco di buche intorno
che pareva un campo da golf.
Oh, mamma, lo sapevi
che qui da noi
quel campo si chiama cimitero?
Alva.