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web sito ImageChef Custom Images "Ormai quasi giunto al termine della mia vita di peccatore, mentre declino canuto insieme al mondo, mi accingo a lasciare su questo blog testimonianza degli eventi a cui mi accadde, mi accade e mi accadrà di assistere durante il periglioso viaggio che mi separa dalla tomba. E Dio mi conceda la grazia di essere testimone trasparente e cronista fedele di quanto ho visto. Possa la mia mano non tremare mentre mi accingo a scrivere certi eventi e ricordare l'inquietudine sottile che opprime l'animo mio mentre mi collego quotidianamente a questo blog poiché oggi ho la certezza che sto rettamente interpretando gli indubitabili presagi ai quali, da quando nacqui, stoltamente, non diedi peso ."

mercoledì 29 gennaio 2014

Un benefattore molto particolare.

"Devi arrivare all'appartamento con i documenti che ti abbiamo fornito
ieri. Utilizzerai l'ascensore a sinistra. L'accesso è diretto. Alle 17 il custode
va via e tu potrai prendere i documenti nel cassetto basso della scrivania"

"Ok. E se il tipo tornasse dalle puttane in anticipo?"

"Tu, beh,a quel punto te la devi sbrogliare da solo,cazzo, ti abbiamo pagato
profumatamente e poi si dicono grandi cose sul tuo conto. Vediamo se non 
sono solo cazzate. Addio. A proposito,finita la missione prendi il largo per
un po' perché quelli come te, a noi, stanno sul cazzo."

Hal  spegne il suo i-phone,si calca il berretto sulle sopracciglia e si incammina. Non conosce bene la città,del resto Pittsburgh,nello stato della Pennsylvania,è una metropoli come tante. Si dirige sicuro poichè il suo gps lo guida preciso; proprio come farebbe un capo boy-scout.
Lui adesso ha ricevuto questa "missione",si tratta di un compitino un po' delicato: dovrà reperire dei documenti scottanti relativi a informazioni industriali ultra segrete dalla scrivania di uno squalo dell'alta finanza,un ex-cameriere,ex-commerciante on-line e, soprattutto,ex speculatore di borsa ora ammanicato con uno dei cartelli economico  finanziari che fanno capo ai circoli massonico governativi più potenti del Nord-America.
Il fatto è che Henry Aloisio Pesciotti,detto "Shark" si sente talmente sicuro di sè,da sempre, da aver dimenticato la prudenza e la sobrietà,virtù indispensabili per non farsi un  immenso numero di nemici,in certi ambienti. In fondo è un arrivato,ha avuto tutto, o quasi dalla vita. Ha fatto carriera grazie alla sua luciferina favella da impostore senza scrupoli,fin da quando emigrò negli States dal nord-Italia, decenni addietro.
Hal scorge il grattacielo. E' a destinazione. Indossa un doppio-petto grigio scuro, pantaloni in velluto a coste e una cravatta blu elettrico ma quel berretto azzurro è l'unica nota stonata in cotanta eleganza. Porta con sé una valigetta a combinazione. In pochi minuti è nell’atrio del palazzo,saluta cortesemente il portiere (ha imparato alla perfezione le uniche frasi in  inglese utili,riuscendo addirittura ad imitare l'accento di Detroit ).  L'ascensore è rapido, si apre di fronte ad un tappeto sgargiante color fucsia,una delle innumerevoli stravaganze di Pesciotti.  La scrivania è a pochi metri dall'ingresso,in un salottino arredato all'italiana con tappeto classico,tavolino per i drink,scrivania e poltrone in stile provincia piemontese primi '900. Già,perchè,sotto sotto, Henry "Shark" Pesciotti è un nostalgico della sua patria lontana.
Hal estrae uno strumento cilindrico sottile dalla sua valigetta,forza il cassetto in fondo e ne trae
fuori una cartellina di venti pagine,con nomi,cognomi e attività delle maggiori fondazioni
di Wall Street coinvolte nei GUADAGNI ULTRAMILIARDARI conseguiti attraverso appalti di attività illecite nelle borse mondiali,dismissioni forzose di fiorenti attività industriali estere dopo averle smembrate (il cosiddetto "spezzatino" e cioè: uno acquisisce quote maggioritarie di aziende sane,ne pilota il graduale fallimento e ne rivende la proprietà intera agli imprenditori cinesi,con profitti stellari)  e speculazioni addizionali nel mercato degli immobili,tutte cose legate ai cosiddetti "Illuminati", ossia i veri padroni  occulti del Mondo.
Hal ripone accuratamente la cartella nella sua valigetta e si avvia all'ascensore.

"
E tu chi cazzo saresti?!"-esclama,in inglese,il Pesciotti: è rientrato silenziosamente e i suoi passi sono  stati attutiti dalle morbide pantofole in seta e velluto che ama indossare sempre,specie
quando si concede la "pausa ricreativa" presso la sua entreneuse giapponese che risiede otto 
piani più in alto, specializzata in pose kamasutriche e raffinati giochi coi tacchi a spillo in metallo,
di cui l'intero corpo di "Shark" porta segni ormai indelebili.

"Tu non eri previsto. Ora dovrò rivedere il progetto."  - è la sintetica risposta di Hal,in lingua madre italiana.

"Brutto stronzo italiano,adesso ti faccio vedere io,non crederai di impressionarmi con 
quei quattro stracci che hai addosso!!  

Certe volte nella vita occorrerebbe più attenzione più cura nel discernere i contorni ed
il tenore delle circostanze specialmente di quelle improvvise,impreviste e,potenzialmente,
assai sgradevoli;questo forse metterebbe al riparo le persone da esiti infausti. Ma la
saggezza ed il discernimento hanno sempre fatto difetto in Pesciotti,e,prima o poi,tutti
i conti si pagano.

Hal ora stringe la carotide dell'altro fra le sue dita d'acciaio;no,non vuole terminarlo, si tratta solo di neutralizzarlo. Con l'altra mano afferra le parti basse del borioso pescecane e lo solleva sopra la testa:Hal è un gigante di 1,90 per 96 chili;alla Legione  Straniera lo temevano persino gli aguzzini più feroci,addetti alla tortura dei prigionieri "importanti", perché sapevano che Hal non sbraitava,non parlava,ma,semplicemente,demoliva; non per niente il comandante in persona gli aveva apposto i gradi di tenente colonnello con incarichi speciali. Ma quelli erano i tempi in Legione. Ora Hal lavora per  gente molto in alto,pur essendo molto odiato per la sua indole indipendente:è un fottuto "cow-boy"così come vengono chiamati qui in America, gli stronzi riottosi,esigenti e professionalmente perfetti come lui.

Shark atterra sulla scrivanìa di schiena. E’ un rognoso. Non si dà per vinto e tenta una improbabilissima autodifesa.  
 "Brutta merda,mi ricordi qualcuno che conoscevo,in Italia,uno sfigato rotto in culo che viveva al freddo e mangiava gli avanzi dai frigoriferi degli amici...io ti spacco il cu..."   

Non fa in tempo a terminare la frase dato che un uppercut terribile lo colpisce alla mascella,arretrandogliela di tre centimetri.  

"Perchè sei così stronzo?Sarebbe tutto molto più facile,se tu ti ravvedessi."  è la risposta concisa e pacata di Hal.  

L'altro è spalle al muro che scivola lentamente a terra; Hal si abbassa e, mentre lo guarda negli occhi, comprende che il  Pesciotti è terrorizzato; perde sangue dalla bocca e per un attimo prova un leggerissimo senso di pietà. Gli afferra la  mascella slogata e gliela rimette a posto,con uno strappo brusco e preciso.

"Dimmi:che cosa ti impedisce di essere un uomo buono?"

"Carogna,...brutta...merda schifosa,io...io... ti farò strappare i coglioni, ecco si, te li farò strappare e ficcare in bocca così potrai assaporare il gusto dell'italiano pezze al culo quale sei!" 

Hal non vuole infierire troppo,quel mezzo uomo non merita ulteriori attenzioni,si limita a sollevarlo per la gola,e con un manrovescio brutale lo spedisce in volo sul tappeto persiano. Il tonfo è parzialmente attutito dal tessuto orientale finemente lavorato.

"Ti rico...nosco,brutta merda...eri quello schifoso poveraccio... che bazzicava tutto il giorno alla gelateria la Torre...in cerca di qualcuno che ti offrisse il gelato...brutto verme proletario del cazzo!"

Certe volte il Destino ci mette sul cammino persone,cose o luoghi che eravamo sicuri di non rincontrare:le modalità della sorte sono imperscrutabili, e un po' di accorgimento,unito ad una sana cautela,può istruirci su come affrontare gli inevitabili cortocircuiti emotivi che tali situazioni recano con sè. Ma quasi sempre non accade,specialmente con le persone ciniche,arroganti ed ingrate. Per esempio,in questo caso,al Pesciotti rimarrebbe ancora una sparuta,striminzita chance di sopravvivenza:in fondo Hal ha quello che vuole,la seconda parte del suo ricco onorario sta per giungergli, via bonifico,sul suo conto criptato alle Bahamas, ed egli è restio ad applicare metodi violenti oltre il limite del congruo.

Ora Hal è accanto a Pesciotti,curvo su di lui; quel disgraziato mitomane arrampicatore
ha diverse costole incrinate,il naso rotto,eppure non demorde dal suo atteggiamento
irritante. 
 
"Merdoso,io lo so da dove vieni...su facebook devo aver contattato tua
figlia,anzi,...deve essere proprio lei quella troietta che mi sono sbatt.."  

Di colpo Shark si trova appeso per la gola ad entrambe le mani di Hal,i piedi sollevati da terra,a causa della sua modesta statura ed è proprio in quel momento in cui il gigante lo ha strappato letteralmente dal pavimento che un imprevisto  accade:l'i-phone di Hal squilla cosicché rimette a terra Shark e spegne il cellulare; lo riafferra per i capelli,ma quando fa per risollevarlo all'altezza dei suoi occhi gli rimane in mano il parrucchino.

"Cristo,ma sei veramente un rottame..."

"E tu sei un merdoso bastardo,credi di farmi paura?" la strafottenza di Pesciotti non ha fine.

L'ultimo salvagente,generosamente lanciato da Dio a Henry,si traduce in una domanda cruciale, profferta da Hal, il quale non priva mai i suoi interlocutori di un ultimo misericordioso tentativo di riconciliarsi con se stessi soprattutto quando in certi momenti lo stesso Hal diventa il loro Dio e in quei casi, purtroppo, è un Dio che non perdona nessun genere di peccato.

"Hai figli?"  

"No...schifoso e repellente bastardo italiano straccione!"

Un rumore di vetri rotti  è seguito da un impercettibile sibilo,poi un tonfo violento.L'antifurto di una Chevrolet  urla ininterrotto. Pesciotti giace,dopo un volo di novanta metri,scomposto e disarticolato,sulla sagoma deformata  dell'auto,mentre due rivoli  di sangue denso scorrono speditamente dal suo cranio sfracellato.

Hal sale sul tetto dove un elicottero con pilota lo attende. I due si dileguano nel cielo azzurro di Pittsburgh. Qualche giorno dopo un ricco vaglia giunge al Centro di Riabilitazione Psichiatrica di Corte di Reppia, nell’entroterra ligure, ed è da parte di Hal. Lì i ragazzi ospiti della struttura lo adorano. Per loro, questo avventuriero di poche parole è Babbo Natale,anzi di più:è un papà insuperabile.

I ragazzi disabili di quella struttura sanno che per ogni 25 Dicembre che il buon Dio ha messo sulla terra, lui arriverà sempre in tempo per il pranzo solenne carico, come al solito, di regali per ciascuno di loro.

                                                                                                A&A

giovedì 16 gennaio 2014

Due bottiglie di gin, qualche panino e un tiramisù.

“No, Alva,non farlo! C'è gente in giro,se entri in quel bar ti noteranno subito!"     

"Faccio una cosa rapida,manco se la danno di chi sono e come sono vestito,Ale"  

I due sbandati non mangiano da  giorni,sono leggermente maleodoranti e con la barba incolta.  Alva ha fame e quando ha fame non riconosce più valori o leggi, e la sua regola principe è che non ci sono regole. Ale si dispone a qualche metro dal bar-bersaglio pronto a far cenni se dovesse arrivare della sbirraglia.  Alva entra ostentando non-chalance,adocchia alcuni panini nella teca e,con vocina mieloso-ruffianoide, si rivolge al barista,un tipo tozzo,basso e sui sessantacinque.

"Mi scusi,signore,quanto me li mette questi panini?"    

"Sono tre euro cadauno" risponde secco l'altro che, va a sapere come, fiuta in Alva il tipico ceffo sbandato,pur non notando in lui alcunché che lo possa assimilare ai classici tossici di periferia.
Ale nel frattempo ferma una coppia di ragazze sui 18 anni,chiede loro cortesemente se hanno moneta da regalargli e,per tutta risposta,rimedia un dito medio da entrambe.
Alva intanto apre la teca,sfila 4 panini,li appoggia sulla teca stessa e finge di cercare i soldi nella tasca lurida dei suoi jeans bisunti. Il barista lo guarda perplesso,poi, come in una tragedia sofoclèa,tutto accade,alla velocità della luce. Alva chiede scusa e bofonchia qualcosa sul fatto che non mangia da giorni e gli han rubato il portafogli, l'altro corre verso di lui con una mazza da baseball, estratta fulmineamente da un 
ripostiglio sotto il bancone, e gli rifila una tranvata sulla spalla sinistra. Alva grida,e 
al contempo si incazza:si scaglia a testa bassa sull'altro e lo scaraventa,di schiena,
contro la teca dei panini,che si infrange e rovescia al suolo focacce e tiramisù un po'
frolli. Il barman non fa in tempo a rialzarsi perchè una scarpata di Alva numero 47 lo prende allo
zigomo destro facendogli sbattere la tempia sul lato tagliente del supporto in legno: l'uomo sbarra gli occhi,un sottile filo di sangue gli sgorga dall'occhio destro e in un  millisecondo Ale,da fuori,lo vede accasciarsi lentamente sul pavimento. Alva resta fermo,quasi incredulo,e inizia a piangere,gridando cazzate tipo "…non volevo farlo!non  volevo farlo!"
Ale a quel punto piomba nel bar,salta il corpo steso e guizza oltre il bancone, rapidissimo; acchiappa due bottiglie di gin,poi apre la cassa e prende quanti più quattrini riesce ad afferrare.

"Muoviti  Alva, porca puttana,è questione di sopravvivenza!"

Gli mette in mano le bottiglie e arraffa i panini  sparsi per terra,infilandoli dentro il suo vecchio,liso e lercissimo tascapane,reperto archeologico dei suoi trascorsi da picchiatore di autonoma operaia di svariati decenni prima. Due secondi dopo si lancia fuori del locale,trascinandosi per mano il suo inebetito partner di sortita. I due corrono a  perdifiato,si dirigono verso la zona porto,il buio in parte li aiuta nella loro fuga. Quando il caos e lo sconcerto assalgono i primi curiosi, accorsi a constatare le condizioni dell'infelice barista,
Ale e Alva sono abbastanza lontano:i due riescono a sfuggire ai carabinieri, giunti pochi minuti dopo,avvisati a loro volta da alcune vecchie starnazzanti. 

"Cazzo, Ale,ma dove stiamo andando?!!"  -gracchia Alva-

"Scendiamo verso la spiaggia e troviamo un buco per nasconderci,cazzo!" -replica,roco e 
trafelato,l'altro- 

"Io non lo volevo ammazzare,io non ammazzo la gente...Vacca puttana!"

"Alva,piantala,porca troia,non è stata colpa tua,e poi quello stronzo poteva anche 
farti credito,no?! Si vedeva lontano un miglio che sei alla fame!"  

I due imboccano un  vicolo pregno di miasmi misto pesce morto/urina umana e ad un tratto si trovano di fronte ad una ringhiera,costituita di due barre trasversali alte circa un metro,imbullonate
ad una fila di paletti mezzi arrugginiti.

"Porca di quella puttana,qui bisogna saltare,il vicolo è sotto,io me lo ricordavo a livello della strada: dài saltiamo!" -esclama Ale-  

I due ormai sono disperati e non connettono molto,i due  metri e mezzo di salto non li fermano.
Prima va Alva,spinto dall'amico: atterra malamente,rotola su se stesso e si rialza;

"Dai Ale,vieni! Anzi,un attimo,aspet..."

 Alva intravede qualcosa di strano nel buio, come una sagoma scura,oblunga,rimasta nel cono d'ombra rispetto ai lampioni della strada sovrastante,ma non fa in tempo ad avvertire l'amico.
Ale si è gettato,a piedi uniti,tascapane a tracolla e tiramisù  infilato nelle mutande, all' altezza del pube; quando atterra,si sorprende dell'inquietante effetto-petardo causato dal suo impatto con il pavimento del vicolo:un tonfo sordo,simile ad un palloncino gonfiato a bocca e fatto esplodere a mani unite,ed ecco che uno spruzzo caldo e pastoso gli colpisce la faccia,da sotto. In un nanosecondo si accorge di essere piombato a piedi giunti su una specie di sacco dei rifiuti,solo un po' troppo solido per essere ripieno di sola immondizia. Lo slancio lo manda,in scivolata,a mezzo metro da Alva. I due si guardano,un po' sbalorditi,poi si avvicinano alla sagoma scura,da cui
notano scorrere del liquido denso;i loro occhi si stanno abituando alla luce scarsa del
lungo mare,subito li pervade un mix di orrore e schifo.

"Ma..ma...quella è..era.." azzarda,titubante,Ale  

 "Una testa umana,porca di quella troia marcia..." –soggiunge intontito,Alva   

Ale è caduto in pieno sul cranio di un clochard:lo sfigato cencioso si era avvolto in un sacco nero dell'immondizia e,per prendere sonno più facilmente, si era posizionato ai piedi del muro,lontano dalla luce dei lampioni. Ale,cadendo su di lui,gli ha fatto esplodere la calotta cranica,schizzi di cervello sono sparsi fino a un  metro e mezzo di distanza e alcuni sono spiccicati sulle suole dello stesso Ale. 

"Io non volevo ammazzarlo..non volevo ammazzarlo!" -piagnucola disperato Ale- 

"Lo so,amico, è stato un incidente,dai,andiamo via,se no qualcuno ci vede" -prova a rincuorarlo Alva- 

I due ora corrono verso le luci del faro,fortunatamente non incrociano nessuno per alcuni interminabili minuti. Ora si siedono,sono stanchi,disperati,corrosi dal rimorso. Trascorrono ore fissando il mare. L'odore della salsedine e il ritmico infrangersi della risacca cullano le loro menti offuscate,risvegliandoli gradualmente dalla torpida psico labilità che li ha tenuti in scacco fino a quel momento. Alva stappa le bottiglie di gin, Ale estrae le vivande dal tascapane;i due iniziano a mangiare. Le stelle adesso splendono come tanti lumini argentati,alcuni ratti si fermano a osservare quei due avanzi di uomini che divorano rumorosamente i panini e bevono a canna il gin; Alex tira fuori dalle sue mutande il tiramisù,piuttosto frammezzato .

"Alex,cazzo,è buonissimo, con uno strano retrogusto!" 

Alex non risponde,dentro di se riderebbe,all'idea che i suoi afrori pubici hanno condito il dolciume piuttosto stantio,ma la vista di quella testa di barbone, esplosa  sotto i suoi piedi come un gavettone,lo ricaccia in una tetra abulia da shock emotivo.  L'altro mastica e ingurgita a più non posso,ma pare un bulimico più che un affamato, e la scena di quel vecchio barista ,stramazzato a terra e con gli occhi fissi,lo pinza dentro, come un demonio implacabile. Poco dopo i due riprendono il cammino,la stazione ferroviaria non è distante.
Saliranno sul primo treno,destinazione ignota.
I soldi rubati alla cassa forse basteranno per tirare un altro paio di giorni,poi si vedrà. Sempre che i caramba non li becchino strada facendo.
Alva e Ale,ridotti all'accattonaggio da traversie imprevedibili, e trasformati in  omicidi senza averlo scelto,adesso si trascinano in un nuovo inferno,peggiore di quelli precedenti cui, bene o male,  erano avvezzi.
Albeggia.


I due salgono alla spicciolata sull'ultimo scompartimento,ovviamente sprovvisti di biglietto e in un paio di minuti la stazione di Genova Principe scompare dal finestrino lurido su cui i due si sono appoggiati e addormentati.

mercoledì 15 gennaio 2014

Torna a casa presto, maledetto pazzo!

Conobbi Alvaro alla metà degli anni '70. Era un buon diavolo. In lui spiccava una curiosità fresca e anticonvenzionale che me lo rese subito amico gradito. Era un tipo dai modi semplici. Modesto e curioso ma un po’ strampalato a causa della sua tipica andatura dinoccolata, causata dagli stivaloni camperos che amava indossare. Non era un litigioso,nè un violento;tutt'altro. Ogni tanto se ne usciva con delle fisime sue,tipo le insidie dello spiritismo-fai-da-te o la fissa di fare il filo a ragazze decisamente irraggiungibili,magari appostandosi nei pianerottoli per ore.
A volte gli riusciva il colpaccio quindi lo potevi incontrare mentre faceva le vasche nella via centrale della città ( fare le vasche= percorrere lentamente avanti e  indietro il corso centrale),in compagnia di belle signorine. Aveva un solo difetto:prendere per il culo,con frizzi e lazzi relativamente innocui,i ragazzi più grandi,ovviamente da distanza di sicurezza salvo poi darsela a gambe levate appena i provocati davano segni di volerlo coprire di mazzate. Una volta coinvolse anche me. Ricordo che ci salvammo a stento in una officina meccanica in cui un operaio-delatore ci consegnò ai bullacci di turno e ne uscimmo vivi solo grazie all'intervento di una ragazza,nostra compagna di uscite,che dissuase i bruti dal massacrarci. Ce la cavammo con due sberle e un paio di calci in culo. L'ultima volta che l'ho visto stava trafficando attorno ad una Harley-Davidson 250. Da allora sono passati tantissimi anni. Un giorno lessi in rete che era finito in galera, in Brasile, per aver affrontato e ridotto a mal partito tre sub-comandanti dei famigerati "squadroni della morte" (squadracce assassine che eliminano i ragazzini delinquenti delle periferie di Rio,semplicemente sopprimendoli). Temetti per la sua vita e  lo ammirai segretamente. Sua madre mi disse che lo avevano sottoposto ad una rappresaglia in carcere con il seguente esito:  tre dita spezzate, la mascella fracassata e l'asportazione della milza ma mi disse anche che con 3 mesi di infermeria si era ripreso.
Le ultime notizie me le ha inviate lui da Aubagne ,Francia: erano scritte dietro una foto in cui lui campeggiava, in tutta la gloria del suo metro e novanta, dentro al centro di reclutamento della Legione Straniera,  fiero e spavaldo con a tracolla un fucile d'assalto FAMAS e una P.A. 9mm infilata nella cintura . Mah! E’ proprio un'inguaribile testa calda,figlio dell' addestramento spietato nel corpo dei parà, risalente a più di trenta anni addietro. Che Dio lo protegga,il mio amico Alvaro.Se ritorna qui vivo giuro che gli offrirò una megacena,a base di tagliatelle al ragout e scaloppine alla panna,annaffiate da nebbiolo di Alba. Lui ne andava pazzo.
Alvaro,maledetto pazzo sclerato!
Torna presto nella tua fottuta e disastrata Italia.

Il tuo amico del cuore.

Sandro.

lunedì 13 gennaio 2014

La Profezia di Ale ovvero L'Ottava Tromba!

Caro Drugo ,infagottato nei tuoi spasmi interiori di infelicità a malapena sostenibile, sto percependo in me come dei segnali,delle indicazioni psico-emotive, che mi inducono a pronunciare questa tetrissima profezia riguardante la situazione nazionale.
Come forse già saprai,i nostri sistemi macro-economici sono stati sempre
guidati da altolocatissimi burattinai esteri,ovvero la intoccabile e demoniaca
lobby capitalistico-bancario-ebraica degli Stati Uniti,che,fin dai tempi della
prima guerra mondiale,ha fatto si che praticamente tutto ciò che accadde
a partire dal 1916 fosse figlio dei loro aiuti finanziari.
Le cose vennero rafforzandosi nel secondo dopoguerra:in cambio di un po'
di benessere materiale il nostro Paese si è venduto agli Americani,del resto
l'alternativa sarebbe stata l'assoggettamento all’URSS,con conseguente
standard di vita enormemente inferiore. La scelta era fra la povertà ( e
dipendenza dai russi), e un medio benessere/ malessere accettabile
(e la dipendenza dagli americani). 
Oggi con la scusa della globalizzazione stanno perpetrando il crimine 
perfetto: il Grande Fratello orwelliano ormai è avviato. Oltre ad essere
spiati in tutto e su tutto,grazie a satelliti,software vari etc,etc,stiamo
subendo il tracollo economico,l'esproprio di tutte le nostre migliori
qualità produttive e inventive,ad opera dell'euro,una speciale unità
monetaria,volta a consolidare il dominio delle grandi banche mondiali,
per lo più americane;dall'altra parte del Mondo,la Cina,neo-impero 
schiavistico e imperialista a sua volta,preme e si insinua nei gangli
delle economie occidentali,sfruttando la povertà che lo stesso EURO
ha incominciato da tempo a procurare a sempre più vasti strati della
popolazione. Cinesi e Americani dunque stanno lentamente strangolando
il Mondo,utilizzando i loro due strumenti preferiti: quello finanziario (gli USA)
e quello oppressivo e schiavistico (la Cina ). Altri due megasistemi,ovvero la
Russia e l'India,stanno seguendo l'esempio dei due mèntori suddetti e
presto, l'effetto "troppi galli in un pollaio", si espleterà sfociando in probabili
scontri diplomatico-militari. Stati”miccia “come Iran e Israele serviranno
allo scopo,mentre le prime sinistre avvisaglie si scorgono nel Pacifico,
con le prime scaramucce tra Cina e Giappone per il controllo di alcune
isolette sperdute.
Da noi invece la povertà salirà sempre più,in quanto l'economia non 
sarà in grado di rialzarsi,a causa di una fiscalità da strozzini medioevali
e di una burocrazia(formata da turbe di inetti che timbrano il cartellino e 
poi vanno a farsi i cazzi proprio in giro) asfittica, che sembra voler uccidere qualunque 
residuo sprazzo di inventiva e creatività imprenditoriale.
Quando la misura sarà colma scoppierà la guerra civile tra poveri e le masse si uccideranno a vicenda,credendo di patrocinare un ideale,demonizzando l'avversario,ma inconsapevoli che
il disastro sarà stato opera di mani molto più subdole, e nascoste all'estero. Uscire dall'Euro,come dice Grillo e perfino quell' emiro autoreferenziale di Berlusconi,servirebbe a riprenderci un po' di dignità nazionale e a rompere le maglie della catena neo-schiavista del malefico trio" banche centrali-subeconomia cancerosa e vampiresca cinese-stillicidio dei nostri migliori cervelli",ma temo,anzi, prevedo,che le stesse lobbies finanziare ci annienterebbero,operando una
tremenda inflazione della nostra nuova moneta,e ci troveremmo,parimenti,
alla fame. L'unica speranza è che le popolazioni inizino a sbaraccare da questa "globalizzazione!"
e dalla pseudo-unione europea perchè in realtà la moneta unica e l'Europa Unita
sono solamente pretesti per controllarci e annullarci definitivamente. 
Prevedo poi una insurrezione generale delle popolazioni italiane,con possibili
seguenti ipotesi:

1) ritorno del nazismo;
2)scoppio di una guerra civile;
3)scoppio di una  rivoluzione incontrollata dagli esiti ultra nefasti.

In ogni caso scorrerà molto sangue e la violenza toccherà picchi inauditi. 

Se io dovessi scegliere tra i quattro mali,opterei per il meno peggio(si fa
per dire) e cioè: essere invasi dalla Russia di Putin,se non altro quelli sono "cristiani".
Gli USA ormai da tempo sono una satrapìa di Lucifero,mentre la Cina è la
sala da giochi di Belzebù.Quanto all'India e agli stati emergenti,essi non sono
che gli allievi del sistema,solo,occorre loro qualche annetto ancora per poter
emulare appieno i loro mefistofelici maestri.
Ora ti lascio alle tue faccende,la nebbia avvolge Spartanville,lugubri figure
si levano orride dall'erba del cortile,demoniaci ghigni paiono avallare le mie
profezìe e io sento il bisogno di scolarmi un bicchiere di sambùca.
Un abbraccio,caro drugo intriso di infingarda disperazione color pece.

mercoledì 8 gennaio 2014

Sulla merda ( Ale risponde ad Alva )

Caro compagno di merende(che inesorabilmente si tramuteranno in merda ahwahwahwahwahwahwahw!!),
ho potuto gustare la scena mefiticamente elettrizzante che mi hai testè descritto. La merda è parte
di noi,la merda è quotidianamente in noi,noi la emettiamo(talvolta la schizziamo letteralmente dal culo) nella vana illusione che,per un po',ne saremo nettati dentro,ma,ahimè,mentre il retto(cfr. parte di colon discendente susseguente al sigma)per qualche ora si rallegra per non essere temporaneamente "brutto"(dantesco per coperto e impregnato di merda [dalla Divina Commedia]),in realtà la stessa avanza,inarrestabile e senza cessa (gioco di parole awawwaawhaawawhaw!!!),attraverso il colon ascendente e traverso.
Tirando le somme,noi,umani,siamo sostanzialmente fatti di merda.  Scusa,sto scompisciandomi wwhawhawwahawhwahhawhwahwa!
Poveri spalatori di merda dai pozzi neri. Li capisco. Anch'io,lugubre e demoniaco custode di Spartanville,non avulso a pratiche squallide quali lo sniffaggio saporoso delle mie dita dopo aver
saggiato il mio ano in sessione post-scorreggia,attuo la demerdatura del pozzo nero ogni due anni e ti confermo che ,la merda,in variopinte sfumature,ha il suo non so chè di fascinoso, miasmi triptofanici inclusi wwhwaawhawhawhawhhawawh!! Mi sto commuovendo anch'io.
MUST MUST MUST!!!

Ps: certe volte mi domando se sono un custode infernale in attesa di essere promosso a Caronte di categoria b,appena dipartito.

Certo,tu mi batti,drugo adorato:la merda depositata delicatamente nelle mutande dei vecchi è
una chicca che per ora ti invidio. Io invero solevo ripulire quella che mio zio 85enne era uso
lasciare inconsapevolmente sul bordo del lavandino allorchè, sofferente di stitichezza criptica,era avvezzo all'estrarla con le sue stesse dita legnose dal suo pertugio anale piuttosto vetusto e ormai incapace di ottemperare al suo compito naturale.  Che bello disquisire con te di cotante brattose realtà, a noi care.
Un abbraccione a te,drugo dall'estetica prelibata.

 Tuo Ale.             

Sulla merda ( Alva scrive ad Ale )

Caro drugo,
mio spettrale custode di arcaici luoghi a te mi rivolgo con cotanto abbrivio simil-fonetico: GRUOAEWWWWJFJFGHCMJEOIFJKVDLKVNHAVHFJHGKFLGHFKLòGHHGGHFLòHGFGIREAOGH95HQGFLAG!
Oggi mi sono venuti a vuotare la fossa biologica e quando hanno aperto per aspirare ho potuto ammirare la merda strabordante che giaceva silente e maleodorante da oltre 1 anno...è stata una piccola e disgustosa lezione di vita...non so se mi capisci...centinaia di persone avevano cagato nel corso dell'estate scorsa, nell'appartamento di sopra, ma solo ora una parte di loro è stata canalizzata per una destinazione a me sconosciuta. Quintali di cibo che avevano compiaciuto stomaci stranieri e non, erano ora in forma diversa ( merda marroncina, scura, nera, palle di letame liquefatto, gas venefici) e miasmi prorompevano da quella fossa  che, tacitamente, era felice di tornare vuota. Guardavo i ragazzi che lavoravano alle prese con schizzi letali e vapori mortali e ammiravo la loro tenacia per la conservazione di un posto di lavoro che, senza timore di esser smentito, è il classico "LAVORO DI MERDA". Oh, anch'io ho visto e maneggiato tanta merda, ma quando la raccogli comodamente adagiata in un pannolone o depositata su un muro nel tentativo di emulare “ L’Urlo” di Munch o tra le dita di una demente che, con il sorriso, ti comunica che ha cagato, dico io, non è tutt'altra cosa? Vabbè... la nostra merda a quanto pare si è diretta in quel di La Spezia e verrà sicuramente sversata in qualche fiume del luogo. Ma è così che va la vita. Ora devo solo farmi una ragione del fatto che una parte di me non mi è più accanto. 

Tuo Alva.


martedì 7 gennaio 2014

Sull'amicizia.

Oliver  entrò nella sala stampa, ricavata all’interno del prestigioso Palazzo Robellini di Acqui Terme. I flash iniziarono a fare il loro lavoro. Gli scatti si susseguivano incalzanti. Due addetti alla sicurezza tentarono di aprire un varco attraverso la folla che si era creata intorno all’artista. Si, perché Oliver è un’artista. Suona il pianoforte con la delicatezza e la precisione di un chirurgo; per non parlare dell’estro: la rivista Music&Sound lo paragona a Beethoven;  Dimensione Artista a Mozart; Spartiti e Papere a Wagner. Ma Oliver era solo se stesso. Una sorta di perfezione fattasi carne. Lui con il pianoforte dialogava; aveva un rapporto intimo con il suo strumento al punto che , durante i  concerti gli coccolava le corde, le titillava tentando di provocare  loro un orgasmo all’interno del quale un’altra tipologia di musica sarebbe uscita, non prima di immergersi nel pathos del genio e nella fluidità di un nuovo liquido ancora da scoprire.
Ora Oliver è sul palco, gli avvicinano il microfono, all’interno cade il silenzio rotto solo dal chiacchiericcio petulante degli inviati di alcune televisioni locali che fanno il loro rapporto al rispettivo editore. Oliver odia il mezzo televisivo. Lo considera un falso tramite della sua immagine così perfetta.
Si schiarisce la voce e attacca:
“ La mia musica riflette, in maniera propedeutica, ciò che la mia vita di musicista ha sempre tentato di comunicare. Il mio ultimo CD “ Lontananze” è il compendio apotropaico e antropomorfo della mia anima che è in continua evoluzione verso quello che noi chiamiamo…”

“ RACCONTALA GIUSTA, OLIVER!!!” .

Un urlo a due voci che pareva un coro spaccò in due la forbita lezione psicofilosofica di Oliver. Il pubblico ,quasi simultaneamente, si voltò là dove le voci parevano provenire. In un angolo della sala c’erano Alva ed Ale, due vecchi amici di scuola di Oliver , due reietti della società, due sopravvissuti alle bordate del tempo all’interno di un perfetto anonimato. Alva era leggermente ubriaco mentre Ale, con una barba di tre giorni, aveva la capigliatura tipica di chi ha dormito su una panchina nei giardini antistanti alla stazione di Brignole. In effetti avevano dormito, si, su una panchina, ma nella elegante sala di attesa della stazione di Alessandria, tra viaggiatori frettolosi e donne eleganti, in attesa del primo treno per Acqui.

“ PERCHE’ NON RACCONTI DI QUELLA VOLTA CHE AVEVI CATTURATO UN GATTO PER SODDISFARE LA TUA VOGLIA DI CONOSCERNE L’ ANATOMIA, SALVO POI FARTELO SCAPPARE E CHIAMARCI DISPERATO NEL CUORE DELLA NOTTE PER AIUTARTI A RIPRENDERLO ? TI RICORDI I MIAGOLII DELLA POVERA BESTIA CHE, BRACCATA, TENTAVA DI NASCONDERSI NELLA TUA MANSARDA?”

Oliver, sbigottito, si tolse gli occhiali e iniziò una lunga detersione alle lenti per consentire al suo cervello di elaborare qualche cosa di decente da dire. Era accaduto proprio a lui. Nella sua città natale. In mezzo ad amici che lo consideravano una sorta di eletto, un unto dagli dei preposti alla musica. Inforcò gli occhiali e lanciò un’occhiata nell’angolo della sala. Riconobbe immediatamente i due miserabili che, tanto tempo prima, aveva emarginato nella consapevolezza che non sarebbero mai serviti al suo scopo e cioè quello di diventare famoso.
Nel mentre un gruppetto di fan del musicista si erano già fatti intorno ai due intonando , a bassa voce e con le buone maniere tipiche di chi non si è mai preso un pugno in faccia e una testata sul naso, una serie di esortazioni a finire quella chiara apostasia musicale. Per tutta risposta Ale si alzò e fece un incredibile rutto. Una signora accanto si alzò e infilò la porta di uscita. Un ragazzo, probabilmente un allievo di Oliver, si sollevò sdegnato dalla sua poltrona e chiese ai due di allontanarsi immediatamente. Alva lo guardò con quel suo grugno martoriato da cicatrici e la mandibola vistosamente arretrata a causa di un periodo, nella sua infanzia, in cui il pugilato pareva essere l’unica arma per affrancarsi da una vita di merda. Il tipo si sedette, facendo morire dentro di se quella sua coraggiosa arringa volta a celebrare l’integrità del suo mentore.
“ SEI SOLO UN GIGANTESCO PRESUNTUOSO CHE PECCA DI AUTOCELEBRAZIONISMO 24 ORE AL GIORNO SENZA MAI ACCORGERSENE! TI SEI MAI CHIESTO QUALE SIA IL MIGLIOR MODO DI IMPEGNARE IL TEMPO E LE ENERGIE? VALE LA PENA SFORZARSI DI ACCUMULARE RICCHEZZE MATERIALI O DI RAGGIUNGERE LA CELEBRITA’? DICCI OLIVER: QUALI IMPRESE HANNO LA MASSIMA IMPORTANZA NELLA VITA? 

Dopo aver urlato questo alla volta di Oliver, Alva si sedette e si appoggiò platealmente allo schienale della sedia con le braccia conserte, come in attesa di una replica. Oliver si guardò intorno. I flash iniziavano a farsi insistenti. Doveva cambiare aspetto facciale. Era alle corde. Se avesse sorriso avrebbe dimostrato di accusare; se invece avesse assunto un aspetto dignitoso avrebbe dato l’impressione del solito musicista avulso ad ogni velleità di contraddittorio. Optò per un informe e neutro sguardo al Rolex, tentando di slacciarlo come fosse davanti al banco pegni dopo un anno di carestia. Poi, con un sussulto disse:

“ Vi presento due miei cari amici, Alessio e Alvise, che hanno la particolarità di essere due goliardi compagni di avventure a ricordo dei bei tempi pass…”

“ ALESSIO E ALVISE? MANCO TI RICORDI I NOSTRI NOMI! PAZZESCO! EPPURE LI PRONUNCIAVI SPESSISSIMO QUANDO CORREVAMO A SALVARTI DALLE GRINFIE DEI VARI SPURGHI DI FOGNA IN CUI TI IMBATTEVI E DAI QUALI , REGOLARMENTE, RICEVEVI BOTTE E INSULTI!”

“ Ecco…si, Ale e Alva, scusate ma è passato tanto tempo che…”

“ PERCHE’NON LA DICI GIUSTA? IL TEMPO NON C’ENTRA NULLA. CI HAI SCARTATO COME RIFIUTI PER IL SOLO FATTO CHE DA NOI NON AVRESTI TRATTO GIOVAMENTO PER IL TUO PROGRESSO. EPPURE, SE BEN RICORDI, FUMMO PROPRIO NOI AD ESORTARTI DI CONTINUARE QUANDO IL TUO PERCORSO MUSICALE INIZIAVA A RICHIEDERE PIU’ IMPEGNO E ATTENZIONE. COSA E’ ACCADUTO DA QUEL MOMENTO IN POI? TI VERGOGNAVI DELLA NOSTRA PRESENZA PERCHE’ I NOSTRI VESTITI NON ERANO FIRMATI COME I TUOI ?”

“ Certo che no, ma se mi è concesso un appunto, che appare come una nota discordante in questa giornata, avete scelto un momento assolutamente infausto per dirmi tutto questo. E se mi permettete, e me lo permettete, adirò a vie legali per difendere la mia immagine in relazione a quanto sta accadendo in questo…”

“ MA SENTILO, ALE…ADIRA’ A VIE LEGALI…SE RIPENSO A TUTTE QUELLE VOLTE IN CUI LO ABBIAMO TIRATO FUORI DAI GUAI. A VOLTE, OLIVER, MI VIENE DA RIDERE AL PENSIERO CHE SE PER OGNUNA DI QUELLE VOLTE AVESSIMO SCAVATO UN BUCO NEI DINTORNI DI ACQUI, OGGI IL TERRRITORIO SAREBBE COME ALLA FINE DELLA GUERRA IN JUGOSLAVIA: DEVASTATO. ANDIAMOCENE ALE, TORNIAMO NELLA NOSTRA NORMALITA’, ALLA NOSTRA VITA CHE HA UN SAPORE.”

Ale e Alva si alzarono e, un po’ barcollando , si diressero verso l’uscita. Poco prima che i due scomparissero  dalla vista degli astanti Oliver disse ridendo:

“L’invidia è una brutta bestia!”.

Il pubblico applaudì e molti ammiccarono con sorrisi e movimenti del capo.
Alva, con la mano destra bloccò Ale che, in un impeto di rabbia, si era già voltato con l’intenzione di salire su quel palco per deformare temporaneamente quella faccia da carpa bollita, quindi disse:

“HAI DEGLI AMICI, OLIVER?”

Oliver rispose:

“ A centinaia!” – il pubblico applaudì nuovamente  sentendosi parte di cotanta amicizia da lui manifestata.

 Molti, come te, sostengono di avere amici. Ma quale profondità di sentimenti esiste in queste relazioni? Spesso uno si interessa di un altro per ciò che ha da offrire, non per quello che è. Amicizie del genere sono pertanto destinate a durare poco, dato che non appena l’amico’ smette di essere utile viene prontamente messo da parte. Persino il fatto di avere cose in comune non sempre è una base sufficiente perché l’amicizia duri. Una volta, tanti anni fa’, ricordo di due grandi “amici” che nei fine settimana si divertivano a fare il giro delle osterie per ubriacarsi. Una volta, però, si misero a discutere su chi di loro due fosse il più forte. Per provare la sua asserzione uno dei due scaricò la rivoltella contro l’altro. In seguito l’assassino disse di aver ucciso il suo ‘migliore amico’. Nonostante tutte le difficoltà che si incontrano per stabilire amicizie, resta però il fatto che tutti abbiamo un innato bisogno di amici. Dove e in che modo, allora, secondo te, si possono trovare amici sinceri?”

Il grande musicista ebbe una esitazione che si prolungò un po’ troppo e chi conosce la natura umana sa che il silenzio può essere interpretato in vari modi e il più delle volte è riconducibile a smarrimento.

“Tu sei un  perfezionista e quindi vivi nell’illusione che non si dovrebbero mai fare errori. Questo punto di vista, però, presenta un vizio di fondo: nessuno di noi può essere perfetto in senso assoluto. L’idea di riuscire a fare le cose alla perfezione è assurda come l’idea di poter volare. Anche se tu credessi di poterci riuscire, è semplicemente impossibile. Se si vuole avere un amico, bisogna accettare la responsabilità di essere un amico: in altre parole si sente un obbligo morale verso il proprio amico e tu, Oliver. lo hai sentito questo obbligo morale?”

Il pubblico questa volta osservò il grande musicista che prendeva appunti. Probabilmente quella sceneggiata gli aveva ispirato una partitura che lo avrebbe reso ancor più famoso di quanto già non lo fosse. Scosse la testa e guardò quelli che una volta erano stati i suoi più cari amici, quindi disse:

“ BUTTATELI FUORI!”

Due energumeni si avvicinarono ad Alva e Ale. Poco prima di afferrarli Alva disse:

“PER AVERE UN AMICO, SII UN AMICO!  Oltre 2.000 anni fa Gesù indicò che in tutti i rapporti umani la chiave del successo è l’amore altruistico, dicendo: ‘Come volete che gli uomini facciano a voi, così fate a loro’.  Questo insegnamento è conosciuto come la regola aurea, Oliver, e l’unico modo per avere veri amici è quello di essere noi stessi degli amici generosi e altruisti. In altre parole, per avere un amico bisogna essere un amico. Perché un’amicizia fiorisca bisogna essere desiderosi di dare, più che di ricevere. Si deve essere pronti a mettere i bisogni dell’amico al di sopra delle proprie preferenze e comodità.”

Mentre quelli della sicurezza allontanavano i due , scoppiò un fragoroso applauso nella sala. Il pubblico era in piedi, in standing ovation,  con le spalle al grande artista, lo sguardo rivolto a due veri amici e una lezione di vita in più su cui riflettere.


                                                                                      Alva & Ale.

Un consiglio per te.

Togli la brutalità
da tutta quanta la tua vita.

Il passato
insignificante valore confessato candidamente
è della morte
ed è al di fuori dell'uomo.

Tieni in serbo le tue risorse
da ciò che scrivi e da ciò che senti.

Rimani acquattato e  stai attento:
non esiste un luogo che si trovi dappertutto.

Soffermati su qualcosa.
Trapianta la tua esistenza nel tuo io viziato.
Assicurati l'aiuto dei tuoi pensieri.

Cosa puoi ottenere?
Quali sono i limiti?

In ogni tua decisione c'è rabbia.
Dai il tuo affetto e smetti di dimostrarlo.

Impara la via dell'inganno.
Non fidarti, se puoi, neppure di te stesso.

Nasconditi nell'antro della tua pazzia
e affronta il giorno riflettendo su questo:

persino il tuo peggior nemico

ha una notte per dormire.

                                                                                                   Alvaro.

Lettera aperta di un ex tirocinante.

Alcuni mesi fa ho svolto il mio tirocinio presso una struttura di Alessandria con una squadra di operatrici, infermiere e dottori dedita, come lavoro regolarmente retribuito, alla cura di anziani più o meno drasticamente invalidati dal tempo e ho potuto constatare un tremendo coacervo di realtà demoralizzanti. Nelle stanze asetticamente incolori, nei letti strutturalmente perfetti (dal punto di vista della mansione loro preposta) ma privi del pur minimo richiamo a quella che io definisco Vita, intravedevo un malinconico senso di decadenza e dissoluzione. Uomini e donne ormai ridotti a fragili cariatidi malferme sulle gambe con i visi solcati da rughe che mi richiamavano alla mente i crepacci delle Montagne Rocciose e i capelli stopposi vagamente assimilabili alla paglia che da bambino scorgevo sui campi,quando mio padre mi conduceva in collina,talune domeniche di fine estate. Svariate volte provai a parlare con quelle persone risucchiate e mangiate dai lunghi evi lasciati alle spalle:esse mi rammentavano quelle mosche,o meglio,quelle spoglie di mosche,divorate dai ragni e sputate per terra dai cinici , seppur innocentemente istintivi,aracnidi. Rimaneva, nel tono basso delle loro voci, soltanto il calco di quella che fu una regolare esistenza. A stento credevo di riuscire a decifrare,nel profondo umido pozzo dei loro occhi mesti,così come nella loro espressione, irritualmente semi-anestetizzata dal lungo giacere in una inesorabile camminata lenta verso l'exitus, una qualche traccia di lontani fragori esistenziali. Talora mi sussurravano strane parole,provenienti da chissà quale sinapsi mnemonica:la memoria dei vecchi è abilissima nel ripercorrere reminescenze risalenti a varie decadi addietro; altre volte mi sospingevano crudamente,con rabbuffi burberi, a paragoni infelici tra il loro caldo e spumeggiante palpito vitale giovanile di un tempo e l'attuale semi-spento strascichio spiritual-corporeo. Si, spesso anche dal punto di vista spirituale essi mi inducevano ad intravedere la fine di tante,troppe illusioni dell'anima e, pare, che persino le robuste armature di credi e fedi, un tempo incredibilmente solide,erano venute lentamente ossidandosi ed arrugginendosi:di esse,ormai,non restavano che scarsi granelli di rossiccia polvere. Ricordo che provai a trattarli con tutto l'amorevole tatto e la delicatezza di cui ero e sono capace e,nel complesso,il mio sforzo sortiva brevi impercettibili risultati,riguardo alle loro reazioni comportamentali verso di me. Mi osservavano mentre praticavo loro la pulizia quotidiana con silenziosa sorpresa; a volte elargendomi materni o paterni sorrisi che constavano in un incrocio inquietante tra la gratitudine sincera ed il sorriso canzonatorio probabilmente incontrollabile da parte delle loro menti ormai assimilabili a quelle dei bambini, ovvero incapaci di trattenere il riso o il sorriso qualora una situazione presentasse lati,ahimè,grottescamente ed involontariamente comici. In certi momenti intuivo,nel dialetto usato da alcuni di loro, emozioni e sensazioni che mi erano famigliari e che mi scagliavano,in un attimo,a scene di vita che io stesso avevo esperito, in epoche ormai remote della mia giovinezza. C’erano anche quelli che si attenevano a un mutismo permanente all’interno del quale nemmeno i miei migliori tentativi di umana solidarietà conseguivano il benché minimo risultato  dal punto di vista della creazione di un rapporto confidenziale . Oh, come avrei voluto alleviare,almeno per un giorno,la pena interiormente lacerante,di chi era in balìa di quel destino,anzi,di quel destino crudamente anaffettivo, meccanicamente concentrato sul compimento della propria ineluttabile spietata natura, ossia l'adempimento della sua funzione primaria consistente nell'annientamento garantito delle loro vite. Questo è quello che voglio dire alle mie ormai ex colleghe: voi, allora, eravate veterane mentre io nient'altro che una recluta ma ho purtroppo notato con sgomento, come alcune di voi abbiano eretto una sorta di muraglia d'acciaio tra la loro anima, il loro cervello ed il mestiere difficile che svolgono:in parte vi siete divertite alle mie prime reazioni istintive di ribrezzo e difficoltà di adattamento e, in successione, siete state molto forti in occasione delle mie iniziali partecipazioni, in prima persona, alla pulizia corporea degli infelici ospiti della struttura; poi, pian piano, sempre alcune di voi,  hanno assunto un atteggiamento di leggero distacco verso me; quasi come se avreste desiderato che io rimanessi per sempre un novellino ipersensibile e,in quanto tale, perennemente suscettibile di una riserva di giudizio da parte vostra  poiché ,a motivo di quel poco materiale professionale che mi avete elargito per via orale ,avevo già allora intravisto la netta e cruda affermazione assiomatica di una verità incontrovertibilmente desolante: era certo che mi dovevo ancora avvezzare, o meglio: dovevo  assolutamente svezzarmi in questo lavoro e, solamente dopo questo passaggio, dopo questa mia,per così dire, avvenuta iniziazione, avrei potuto davvero usufruire dei vostri codici di comunicazione e delle vostre sincere confidenze. In tutta sincerità vi dico, ora che è passato molto tempo,anche a motivo dell’incolmabile gap intellettivo che sta tra alcune di voi e me,che le vostre confidenze non potranno mai interessarmi.  Ma c’è una cosa, sempre di alcune di voi, mie ex colleghe,che mi ha lasciato perplesso e,per certi versi,sconcertato: l'assenza, parziale o totale,della capacità di amare,di esprimere empatia,di iniettare sollievo spirituale ai miserabili che abitano quelle stanze traboccanti di tristezza inguaribile. Ottemperate gelidamente a quanto scritto dal regolamento lavorativo seguendo diligentemente le prassi inerenti all'adempimento delle vostre mansioni,ma in tutto questo,giorno dopo giorno,purtroppo, nessuna di quelle povere creature abbandonate a se stesse riuscirà a cogliere né a percepire il benché minimo afflato di quella solarità del cuore che,da sola,porterebbe a quella dimenticata umanità, piagata dal decadimento fisico, un soffio di profumata speranza;speranza in un cammino dolce verso l'ignoto,che,seppure foriero di malcelate inquietudini, proseguirebbe grazie anche alla vicinanza di calde anime soccorrevoli e non solo dal punto di vista fisiologico ma anche da quello psicologico rappresentato dalle  serene aspettative che dovreste generare in loro con tutte le capacità di cui disponete. E quando rimugino su tutto questo,beh,a dispetto di tutte le mie consolanti pseudo certezze, legate al mio credere fortemente in una Vita che tutto  abbraccia e tutto salva e che dispenserà gioia senza fine in un nuovo sistema di cose vi confesso che,nonostante la mia notevole forza interiore non di rado, un  freddo e incontrollabile brivido mi percorre la schiena,lasciandomi,per qualche  istante, incredibilmente solo a riflettere sulla parola MISERICORDIA.  Io ne conosco il significato e credo di fare cosa buona e giusta a rammentarlo anche a voi:

“Espressione di benevola considerazione o pietà che reca sollievo agli infelici.”

Pensate a questo, ogni tanto. Vi farà bene alla mente e all’anima.

                                                                                                                                  Alvaro.

Genesi o Big Bang? ( dedicato a Daniela D.P.)

“Il 15° sole sta ormai morendo su Gondrok. Il nostro immenso pianeta, situato sul Primordiale Quadrante Ellittico, è giunto alle sue ultime scansioni. L’incredibile energia accumulatasi nel corso degli innumerevoli passaggi temporali, lo ha trasformato nel più spaventoso e immane Quasar di Antimateria che l’universo esplorato abbia mai osato ospitare.
                                                                                                                                             
I suoi abitanti, una progredita e pacifica razza eso aliena, sono già fuggiti da almeno 500 scansioni temporali abbandonando gran parte delle loro evolutissime forme pensiero, l’ultima energia conosciuta.

L’Elemento Fluido Vitale è scomparso dalle sue falde 170 sottocicli or sono e, insieme ad esso, ogni forma di vita inferiore.

Tra non molto Gondrok esploderà, scaraventando una quantità inimmaginabile di materia per ogni lato penta dimensionale del Grande Nulla.

Qualunque forma di vita conosciuta cesserà di esistere.
Le probabilità che qualcosa di molto simile ad essa si ripresenti, su uno di quei frammenti, anche solo per poche scansioni, sono assenti.

Se qualcosa di diverso,invece, dovesse accadere e cioè se qualche forma di vita inferiore dovesse, per qualche incredibile quanto improbabile scherzo di Turnazione Ciclica, ripresentarsi in qualche angolo sperduto del Grande Nulla, state certi che la troveremo!!!


E’ improvvisamente diventato buio.
Il suolo sta tremando.

Il mio nome è Siblis, 214° Emanazione della Sequenza di Oidron.

Tra meno di una sottoscansione, trasporterò la mia struttura molecolare nella 7° Dimensione Piatta, che si trova nel Vortice Unificato del Quadrante Generativo; qui purtroppo non c’è più nulla da fare.

Lascio testimonianza di questo avvenimento, irradiando lo spazio che mi circonda dalla forma più elementare di comunicazione: l’Onda Pensiero.

Ho speranza che qualche forma di vita intelligente, o presunta tale, prima o poi la capti.”






Così termina il resoconto degli ultimi istanti di Gondrok, il gigantesco pianeta super evoluto esploso 5,5 miliardi di anni fa e da cui tutto ebbe inizio.


Fu intercettato il 13 Aprile 1977 dalla N.A.S.A. e registrato su nastro.

Dopo molti anni di tentativi per cercare di decriptarne il contenuto, esso fu sigillato in un contenitore stagno, privato dell’aria e riposto in una camera di sicurezza.

Qualche mente eccelsa riuscì a decifrare l’intero nastro ma scomparve misteriosamente per cause, ancora oggi, ignote.


Sul contenitore si trova ora un’etichetta con su scritto: - registrazione di suoni incomprensibili di provenienza sconosciuta -.



Secondo me rimarrà li per molto tempo.

Forse, come tutte le verità scomode, per sempre. 

                                                                                                      Alvaro.