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web sito ImageChef Custom Images "Ormai quasi giunto al termine della mia vita di peccatore, mentre declino canuto insieme al mondo, mi accingo a lasciare su questo blog testimonianza degli eventi a cui mi accadde, mi accade e mi accadrà di assistere durante il periglioso viaggio che mi separa dalla tomba. E Dio mi conceda la grazia di essere testimone trasparente e cronista fedele di quanto ho visto. Possa la mia mano non tremare mentre mi accingo a scrivere certi eventi e ricordare l'inquietudine sottile che opprime l'animo mio mentre mi collego quotidianamente a questo blog poiché oggi ho la certezza che sto rettamente interpretando gli indubitabili presagi ai quali, da quando nacqui, stoltamente, non diedi peso ."

venerdì 16 dicembre 2011

Piazza Massena. Fermata del 60.


Hal Monleon era appena uscito dalla palestra. Si stava rimettendo a lustro, dopo anni passati a ubriacarsi e a mangiare come un lottatore di Sumo all’ingrasso. Stava facendo quella che in gergo si definisce “l’asciugatura" , e che in parole povere significa patire una fame dell'ostia e scontare in anticipo le pene dell’inferno tra saune, bagni turchi, pesi e corse sul tapis roulant. La cosa gli garbava. La pancia stava lentamente scomparendo e nelle sue braccia stavano iniziando ad affiorare i muscoli che per anni erano stati soffocati da grasso e tossine. La pappagorgia, abituale appendice del suo sottomento, era scomparsa. Perfino il suo pene aveva tratto beneficio da tutto quell’allenamento: il cuscino di ciccia che stava agli inguini, si era assottigliato, lasciandone scoperti altri 2 centimetri. Aveva calcolato che nei prossimi sei mesi, un altro centimetro avrebbe onorato della sua presenza il prezioso inquilino.
Era felice, anche se sapeva che un uomo non deve mai essere il piedistallo del suo pisello. Mentre attraversava la strada che dà alla Fiumara, si accorse di non avere nemmeno un biglietto per l’autobus, così entrò in un tabacchino.
L’uomo che sta dietro il banco è un vecchio. Ha la faccia corrugata dall’età e i suoi occhi paiono la vetrata della porta di un autogrill dopo il passaggio di mille turisti tedeschi che hanno spinto tutti nel medesimo punto, anziché tirare.
Hal deve scandire più di una volta ciò che vuole, poiché l’uomo dietro il banco
manifesta evidenti segni di sordità.
 Ecco: la cosa più odiosa che ti può accadere è il dover ripetere più volte una cosa uscita dalla tua bocca. In quei casi avresti voglia di andartene, almeno questo é quello che capita a me, oppure vorresti urlare al mondo di quanto ne hai piene le tasche di tutti i  sordi che lavorano in posti a contatto con il pubblico. Non è che potrebbero, per esempio, guadagnarsi il pane accanto ad una pressa per lo stampaggio di marmitte catalitiche.NO! I sordi sono tra noi ma soprattutto stanno dietro al banco di un tabacchino. Ed è proprio da dietro a quel banco che ti devi sorbire il perché di tutta quella sordità. Devo capire. Dobbiamo capire. Il mondo intero ha da essere informato! Sono quei maledetti vent’anni passati accanto alla pressa dell’Ilva
che gli hanno sfondato i timpani. Non lo sapevo?  Bè, ora lo so, tutti i presenti lo sanno, rimane l’intero genere umano da informare, ma quella è un’impresa più ardua.
Afferro il biglietto, deposito 1 euro sul banco e lo lascio mentre ancora mi sta sciorinando l’elenco delle sue disgrazie passate di cui, logicamente, non me ne frega un accidente.
Imbocco l’uscita del centro commerciale mentre un gruppo di tamarri di quart’ordine
sta entrando. Uno di loro mi getta un’occhiata ostile, con occhi sporchi, appannati da qualche Peroni di troppo. Lo squadro e realizzo in un attimo la sua provenienza: CEP alias zona da allerta rossa. Il tipo si accorge che l’ho inquadrato e dice qualcosa agli altri. Ora tornano indietro e mi si incollano alla schiena a 5 metri di distanza. Okkey, ci siamo, era un po’ che mi annoiavo. Sento che da dietro iniziano a dire cose tipo: ehi imbecille, perché non ti fermi? hai per caso paura?
Sento l’adre che inizia a pompare in circolo e ho i pugni stretti con le nocche bianche. Devo stare calmo. Non và un niente bene andare in over- drive da subito. Ennò! Inizio a iperventilare con calma.
Mi blocco di colpo e mi volto. Ed eccoli qui: tre subumani con la faccia da tubercolosi che ridono con i loro denti marci.
“ Io non so come fai a vestirti in questo modo!” - mi fa uno di loro.
E’ un imberbe mononeuronico che avrà 19 anni, con un’acne devastante e due orecchie piantate ai lati di una testa oblunga come un cocomero di medie dimensioni. Il suo Q.I. deve essere così basso da costringerlo a consultare la propria carta d’identità nel caso, molto remoto, che qualcuno gli chieda il suo nome.
Gli altri due sono come specchi ai lati di questo poveretto: ripetono qualunque movimento e la parte finale di qualunque discorso. Come quando vai in montagna e ti metti ad urlare in una vallata attendendo l’eco di ciò che hai detto.
“…’n questo modo!” - echeggia uno.
“…già ‘n questo modo!” - fa l’altro.
Si muovono a scatti, ondeggiano, masticano perennemente, tirano su col naso, sono euforici, attendono che il capo parli, lo osservano.
“ Ti abbiamo visto come ci hai guardato! Cosa pensi che noi siamo, EH?” - abbaia mister acne.
“…noi siamo, eh!” - ripete uno.
“…noi siamo, eh!” - ripete l’altro.
“ Siete del letame, ecco quello che credo voi siate. Puro, fumante, disgustoso letame!” - replico con un sorriso a tutto tondo.
“ Ah si?” - fa il capo.
Gli altri due tacciono. Non se lo aspettavano. Uno guarda l’orologio. Forse la mamma lo aspetta. Magari le ha detto che sarebbe tornato dopo dieci minuti.
L’altro deglutisce lentamente. Ha smesso di masticare. Secondo me se la sta facendo addosso.
“ Si!” - faccio io – Letame di maiale...il peggiore!.
A quel punto mi salta il contatore e mollo un cartone da 80 chilogrammi a quello alla mia destra...SBAAAMMM! Uno spruzzo di sangue inizia a veleggiare nell'aere – come direbbe D'Annunzio – e inizia un fuggi fuggi generale.
Mi volto per caricare il sinistro e l'acnoso imbecille
 mi è addosso con una gragnuola di pugnetti da solletico. Me li prendo tutti con un principio di godimento e pregusto già il finale. Con una gomitata micidiale gli spappolo il naso e gli incisivi poi, quando è a terra, gli saccagno lo stomaco con un paio di bordate numero 47 Adidas.
Quello che osservava l'orologio sta correndo verso la salvezza.
 Questa sì che è amicizia! - penso .
Che strana la vita: un momento stai mangiando un panino e bevendo cola e l'altro sei a terra senza denti con la prospettiva di nutrirti via flebo per un po' di tempo!
Arriva quello della sicurezza: “ SANTO CIELO! - esclama – cosa è  successo?”.
“ Investigatore Hal Monleon – replico tirando su per il naso – i ragazzi mi volevano derubare e hanno preso la paga!”.
“ EHI AMICO... NON SONO MODI QUESTI! “ - sbraita quello in divisa.
“ SONO MODI SI!, COSA VOLEVI?  CHE MI LASCIASSI PESTARE DA 'STI DUE SUBUMANI?”.
La guardia giurata guarda me e i due a terra, poi afferra la ricetrasmittente e sibila qualcosa nel suo interno. Uno dei due a terra si lamenta.
“ PORCA SCHIFOSA, MI HA SPACCATO I DENTI QUEL BAST...” - e lì si becca un altro calcio che lo sposta di mezzo metro.
Faccio un  sorriso e mi infilo le mani in tasca. Un mazzo di chiavi si fa sentire.
“ Accidenti” - esclamo.
Mi è venuto in mente che debbo restituirle e l'autobus, che si ferma in piazza Massena alle 16.15, sta quasi per arrivare.
Come se nulla fosse accaduto mi incammino verso Cornigliano.
“ EHI, UN ATTIMINO! - urla quello della security fiumaresco – CHE CI FACCIO DI QUESTI?”.
“ Boh – rispondo mentre mi allontano – buttali in mare!”.
Inizio a correre. Attraverso il ponte. Scendo nel sottopasso e leggo qualche graffito:

HASTA LA VISTA SIEMPRE!
          LUCA VAI A RUBARE!.
                    AMO LUIGI.
                              BLACKBLOCK FOREVER.
                                       NO ALLA MOSCHEA DI CORONATA.
                                      VIETATO L'INGRESSO AI CANI E AI SUDAMERICANI.
                              RESPIRI NAFTA.
                    GENOVA 2004: UN PAR DI BALLE!
          SCONVOLTRI.
                                       SESTRI POTENTE.
AL C.E.P. SI ASCOLTA IL REP.

Salgo gli scalini.
Lei è lì che mi aspetta.
“ Ciao Hal, come va?” - mi chiede.
“ Tutto okkey!” - rispondo.
Mi sfilo il mazzo di chiavi dalla tasca e glielo porgo.

“ Scusa il ritardo.” - sbanfo con ancora il fiatone.
“ Oh, nulla!” - risponde.
Brava ragazza la Lina. Siamo cresciuti insieme. Ogni tanto mi lascia la sua macchina per farla muovere un po' e io ne approfitto per fare delle compere alla Basko.
Arriva l'autobus. Un sacco di passeggeri senza biglietto sale. La intravedo dai vetri sporchi che mi fa ciao ciao. Alzo il braccio destro e muovo l'aria. Il mezzo inizia la sua salita per Coronata.
Sosto per qualche attimo nel cabinotto di attesa della fermata. Due tossici stanno parlando.

“...cioè, capisci? È un po' che non ho la scimmia e sto bene, sto…come dire... bene…e mi hanno dato il  SERT e mi hanno detto che, si, và un po' meglio, ma le dosi di metadone sono troppo poche…voglio dire… capisci? ma io gli dico:ehi, tipo, mica ci ho voglia di morire per astinenza e quello fa si si con la testa ma ride col suo collega, voglio dire, cerca di capire, non se ne può più, cioè, capisci?”

L'altro drogato , mezzo agonizzante, annuisce con i capelli unti e la bocca sdentata.
Sono già morti ma ancora non lo sanno. E' solo questione di tempo.
Un vecchio mi si avvicina.
“ Non creda a quello che vede nelle pubblicità!” - sbotta.
“ Cioè?” - chiedo.
“ Sono tutte storie! Un mucchio di parole senza senso”. - urla.
Gesù, quanti pazzi ci sono in questa zona? - penso.
Due bambini litigano per un pallone.
Un negro, con gli occhiali a specchio, è appoggiato al semaforo.
Un tassista legge il Secolo XIX.
“ Vogliono rimbambirci per farci comprare i loro prodotti!” - continua il vecchio.
“ Ah si?” .
“ Tutta bratta di terza categoria!” - sputacchia l'uomo.
“ Mmmhhh....” - faccio io.
“ Per esempio – continua il vecchio – lei sa che il caffè non è più quello di una volta?”
“Mmmmmhhhhhhh...” - rifaccio io.

Un sudamericano con bandana, cappellino, maglietta bianca col numero 12, pantaloni da clown e 8 collane d'oro appese al collo sta passando. Saluta un altro compare olivastro e urla: “OHI AMIGO, TODOS BIEN?”.
L'altro lo raggiunge e iniziano a discutere.

“ L'altro giorno – ricomincia imperterrito il vegliardo – ero al Di Meglio e sa che mi è successo? Eh? Lo sa?”.
“Mmmmmmhhhhhhh.....” - ririfaccio io.
“ E' successo che prendo un pacchetto di caramelle, quelle alla liquirizia, come si chiamano...accidenti , ora non ricordo...poi mi viene in mente...dicevo?  Ah, si...
allora prendo il sacchetto e lo apro, sfilo una caramella, me la metto in bocca e... sa una cosa? “.
“Mmmmmhhhhh...”
“ Ebbene...lei non ci crederà ma NON ERA LIQUIRIZIA!”.
Il vecchio ora mi osserva tutto goduto e con gli occhi sbarrati. Come se si attendesse qualche mia reazione particolare.
“Perchè ha aperto il pacchetto?” - chiedo.
“ Cosa?” - fa l'altro.
“ Si, voglio dire: lei ha aperto il pacchetto di caramelle prima di averlo pagato. E' una cosa che non si deve fare.”
“ Se è per questo lo fanno tutti!” - sbotta l'anziano.
“ Mal comune mezzo gaudio, eh? “ - replico io.
“ Tutti mangiano e bevono all'interno di un supermercato!”.
“ Mmmmmhhhhh...è anche vero che miliardi di mosche si nutrono di cacca, ciò non significa che la cacca sia buona!” - pontifico con un sorrisetto bastardo.
Arriva il 60. Salgo. Lo saluto. Sento che mi odia. Gli faccio ciaociao dal vetro. Mi fa il dito medio. Cari vecchietti!


                                                                                         Hal