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web sito ImageChef Custom Images "Ormai quasi giunto al termine della mia vita di peccatore, mentre declino canuto insieme al mondo, mi accingo a lasciare su questo blog testimonianza degli eventi a cui mi accadde, mi accade e mi accadrà di assistere durante il periglioso viaggio che mi separa dalla tomba. E Dio mi conceda la grazia di essere testimone trasparente e cronista fedele di quanto ho visto. Possa la mia mano non tremare mentre mi accingo a scrivere certi eventi e ricordare l'inquietudine sottile che opprime l'animo mio mentre mi collego quotidianamente a questo blog poiché oggi ho la certezza che sto rettamente interpretando gli indubitabili presagi ai quali, da quando nacqui, stoltamente, non diedi peso ."

lunedì 28 maggio 2012

Amarcord.


Provincia di Alessandria,maggio 2012.


La giornata è tiepida,anzi decisamente calda. Ale sta guidando verso Acqui Terme,ormai è sul tratto
di tangenziale che bypassa Strevi,ogni tanto scorre con lo sguardo una copia de l" l'Ancora",
e, mentre guida,-cosa da non farsi mai -sbircia
sottécchi gli articoli su eventuali spettacoli o happenings. Scorge la foto di un suo vecchio compagno 
di scuola:l'articolo dice che si terrà un concerto del noto pianista Enrico Pesce,ottimo musicista laureato al Conservatorio di Alessandria. Gli viene quasi la tentazione di fare un salto da lui,magari una
sorta di rimpatriatina,ma poi opta per un giro sulle colline acquesi,anzi bistagnesi, per la precisione .
Prosegue lungo la circonvallazione supera Acqui,poi Terzo e infine approda a Bistagno. Parcheggia
l'auto subito fuori del paese,e si incammina per una collina che lui conosce bene. Lì c'è ancora
la cascina,ormai piuttosto malridotta e semi-diroccata,che era appartenuta al suo amato-odiato
zio Italo,classe 1911,un zio acquistato:negli anni della sua seconda infanzia Ale soleva passare qui il mese di agosto,tra vigne lussureggianti,canti di cicale,e pomeriggi assolati e afosi;Ale amava soprattutto avventurarsi sui ciliegi che dominavano la vallata,quella della statale per Savona;annidato trai rami più alti,questo strano poeta in erba di 13 anni,magrolino e complessato,amava perdersi in 
fantasie e sogni di futuri grandi amori,futuri successi professionali,future e fastose glorie. Poi la
vita gli aveva riservato ben altro,ma in fondo lui aveva saputo fregarsene. Ora sta percorrendo la stradina tufacea che si arrampica per la collinetta;si intravede la casetta squinternata,parte del tetto è crollata.
Le vigne non ci sono più. I ricordi si affollano turbolenti,decide che la nostalgìa è in fuorigiri e dunque
svicola verso la collinetta a nord-est(come se quei 300 metri di distanza non racchiudessero,anch'essi,
montagne di ricordi) e si inerpica per un sentiero ormai corroso dalle piogge,coperto di roveti e tronchi
marci:ce n'è abbastanza per rischiare qualche brutta caduta;Ale prosegue e arriva ai ruderi di un
vecchio ciabottino(ciabotto,in piemontese=cascinotto,stamberga):rimane solo un cerchio di mattoni,
un piccolo muretto...si ricorda di quando i vecchi contadini collinari ,di pavesiana memoria, lavoravano
intere giornate su questi bricchetti(bricco=poggio,collinetta),dissetandosi con la bottiglia di vino rosso;
ora rammenta una vecchia col foulard  avvolto sui capelli,ecco che accende la legna di vite,i tralci secchi all'interno della stufa,come una artista, che segua minuziosamente il ritmo di un invisibile metronomo, ella attizza le fiamme,regola il tiraggio con gli sportellini della stufetta,pone il pentolino con l'acqua e  in pochi minuti,vi immerge tre uova. Ale ricorda ancora il sapore succulento di quell'uovo sodo,cotto così, su due piedi. Poi rivede il vecchio Giuàni(Giovanni),grosso,tarchiato,le gote rubiconde per il troppo bere quel delizioso dolcetto che soltanto le colline piemontesi del Monferrato sanno creare.
Ora quell'omone antico urla "Hìttaalòoo!! " (=Italo!) e dalla collinetta di sud-ovest mio zio risponde,
con un grido un po' meno  stentoreo. I due parlano,o meglio,urlano in dialetto, "Se che t'foi què ancòi?"
(=che ci fai qui oggi?) Mio zio risponde del suo mosto da curare e Giovanni rilancia sulle sue nocciole
da raccogliere. Ora Ale guarda verso sud,la vallata è bellissima:a sud-est c'è la collinetta con le
rovine della Tinazza (la tinòsa),un tempo fortezza dei Templari;se si guarda bene,più oltre,molto
in lontananza, si intravede la collina successiva:il secondo tetto rosso verso l'alto è la cascina Spiotta,
dove ci fu il conflitto a fuoco tra carabinieri e brigatisti rossi,con la morte di un carabiniere,della
Mara Cagol ed il ferimento grave di altri due militi.Era la prigione improvvisata di Vittorio Vallarino
Gancia,rapito dalle br e poi ritrovato in quella tragica circostanza e liberato. Ale ricorda quel giugno
1975,con gli elicotteri della polizia che perlustravano le colline,ricorda i suoi giri con la bicicross,fino
alla locale caserma dei carabinieri di Acqui Terme, e tutti quei militi in mimetica con i loro mitra.
Ora è lì,tutto solo,tra i resti di un cascinotto che fu,tra erbacce e natura ormai brada. I vigneti non
esistono più,solo la macchia mediterranea che piano piano si rimpadronisce della collina.Prima
di riprendere la via del ritorno si ferma a osservare quel muretto,vi scorge una specie di scritta:
recita così:” Giovanni-Virginia   28 agosto 1947”.Si raccapezza quasi subito: è la data di nozze di
Giovanni,lui aveva costruito quel piccolo rifugio-simil-baita in miniatura-poco più che uno sgabuzzino
con un secondo piano adibito a pagliaio..e lì ci aveva trascorso (chiamiamole così) le sue ferie estive.
con la sua amata consorte,una dolce contadina che lo avrebbe accompagnato tutta la vita in 
quelle fatiche scarsamente premiate.
Squilla il cell,è Alva-diavolo d'un Alva - ce l'ha fatta! Sorride dentro di se e preme il tasto.
“Welà ,ragazzo,pensavi che non ti avrei trovato, eh? ma google maps non scherza! aaawhawhawhawhwa!”

“Alva,sei lì all'imbocco della stradina,vicino al fosso?”
“Si,tu piuttosto,dove caspita sei?!
“Resta lì, devo ritornare giù,ma ci sono tre o quattro spineti e una dozzina di tronchi marci da guadare,quindi se non mi vedi fra 7 minuti vieni a prendermi!”.
“Ok,campione!-“
Alva approfitta della pausa imprevista
e osserva il paesaggio bucolico circostante.E' fortunato,la pioggia recente ha risuscitato un rivoletto
allegro,che scorre lungo il campo est attiguo alla stradina,e il delizioso mormorìo giulivo di
quel ruscelletto lo mette di buon umore. Dopo un po' arriva Ale,i due salgono sulla moto di Alva,
proseguono per un mezzo chilometro,poi scendono verso il fiume Bormida.Passano un ponticello
sulla Bormida di Millesimo,finalmente depurata e limpida,procedono e dopo un chilometro
si fermano.Lasciano la moto,e si incamminano verso una piccola fattoria.
“Ale,questi posti mi piacciono un casino,dunque è qui che venivi a giocare?”
“Qui e in mille altri angoli,sai,con mio fratello era solo in estate che potevamo stare assieme,ora ti mostro una curiosità”.
 I due oltrepassano la linea del casolare,scendono verso il fiume:è la Bormida di Spigno.
“Alva,vedi, quella parte del fiume che è di colore verde scuro,beh,lì è il famoso ZO' dei Gallòn! Zò,da queste parti,vuol dire fossa,buca,è un punto dove il fiume è profondo parecchi metri,c'è chi dice
perfino 8 o 9.E’ il frutto delle esplosioni dei minatori,si,i minatori,più di centocinquanta anni
fa spostarono il corso naturale del fiume,con la dinamite,per far si che l'acqua passasse
lungo le colline e lambisse Bistagno.Fino a qualche anno fa era ancora visibile il vecchio
mulino,alimentato appunto dal Bormida.”
 I due si siedono sull'arena fine della riva.

“Ale,tu ami la Natura,lo si vede a pelle”.
“Si,io ne vado matto. E poi il fiume ha una sua magìa,dicono che le ondine,o ninfe,sono presenti al tramonto,se le evochi con rispetto potrebbero perfino rendersi visibili,ma vanno rispettate perché se no possono diventare cattive.”
“Ale, a volte penso che tu sia un poeta dal cuore di panna...mi ricordi me! awhwahwahwahawah!-“Già, sai che d'estate,la sera,col buio,qui si sentivano le rane? Era un canto meraviglioso,un gracidare sterminato che ti cullava in lontananza ,e ti faceva volare verso suggestioni dal profumo di tiglio.Ora le rane non ci sono quasi più.”

“Tante cose sono cambiate,Ale,forse certi scorci di vita si sono estinti,perduti irrimediabilmente.”
“Non tutto è peggiorato, Alva:devi sapere che qui il fiume era limpido,ma portava il pericolo
mortale di gas e liquidi chimici invisibili.Ora è pulito. Più avanti,alla confluenza con la
bormida di Millesimo era ben visibile l'inquinamento dell'Acna di Cengio;ricordo ancora
il colore rosso nerastro di quella Bormida,tipo fiume Stige dell'inferno dantesco,e se ci tiravi un sasso,il
ribollio  spumoso del fiume faceva risalire strani e sinistri gorghi di colo rosso sangue.
Era spaventoso solo a vedersi. Ora l'Acna è chiusa,il fiume è pulito ed ha riacquistato il 
colore naturale che aveva cento anni fa. Dai,campione,andiamo,che con la tua
moto facciamo in tempo a passare per Roccaverano,ci prendiamo un pezzo di robiola 
dalla fabbrichetta locale e la porti a Carla.”
“Ok,che poi devo passare da mia madre,e gliene porto un po' anche a lei!”
I due si incamminano a ritroso,verso la moto,
Tutt'intorno era verde e quiete e profumo leggero di biancospini.
Non lo sapevano  ancora,ma quel tuffo nei colori e nei ricordi di un tempo,sarebbe restato indelebilmente impresso nei loro spiriti arzilli di geniacci incompresi.

By Ale
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