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web sito ImageChef Custom Images "Ormai quasi giunto al termine della mia vita di peccatore, mentre declino canuto insieme al mondo, mi accingo a lasciare su questo blog testimonianza degli eventi a cui mi accadde, mi accade e mi accadrà di assistere durante il periglioso viaggio che mi separa dalla tomba. E Dio mi conceda la grazia di essere testimone trasparente e cronista fedele di quanto ho visto. Possa la mia mano non tremare mentre mi accingo a scrivere certi eventi e ricordare l'inquietudine sottile che opprime l'animo mio mentre mi collego quotidianamente a questo blog poiché oggi ho la certezza che sto rettamente interpretando gli indubitabili presagi ai quali, da quando nacqui, stoltamente, non diedi peso ."

venerdì 15 novembre 2013

Tracotanza urbana.

E' strano, ora, pensare a te,
mentre cammino sul mio personale asfalto.
Ho parlato,
ho letto,
ho ascoltato
& ho perfino pianto
pensando come a volte si soffre
sognando di nuovo la vita
come una corsia preferenziale
verso l'Apocalisse.
Mentre cammino
mi volto a guardare
le centinaia di finestre negli edifici,
luoghi di povertà
che io conosco
& tu conosci.
Non facciamo più parte
di questo sistema.
Abbiamo finito con questo secolo.
Finito col sentiero che lo attraversa.
Non abbiamo più sorelle,
nè fratelli,
nè segreti.
Siamo astratti.
Con poche immagini.
Avevamo giurato di illuminare il genere umano
ma ci siamo ritrovati a fissare l'angolo di una finestra
sperando di intravedere una poiana su un albero
o un ramo pieno di civette.
Ci hanno gettato addosso i germi del veleno.
Ci hanno impedito di prenderci la nostra tazza di caffèlatte mattutina.
E poi
a 12 anni
ci hanno insegnato a ridere degli idioti
quelli con occhi sognanti e corpi rachitici.
Alla sera
andavamo a letto esausti
ignorando il dolore
che proveniva dal profondo delle nostri carni.
Valanghe mortali di profanate montagne.
Ricordo ancora quando mi svegliai alle 3 del mattino
e mi trovai con la mano tesa
a chiedere la carità al buio.
Pensai a come cercare di essere posseduto da me
ma ero nudo,
con un corpo pieno di cicatrici
come orrende e spesse cerniere lampo.
Abitavo in sudici appartamenti
e in stanze buie
mi mangiavo le unghie
e la carne intorno ad esse
e ascoltavo la mia vicina
che urlava di piacere
nell'ennesimo coito
del suo ennesimo amante.
Avrei voluto essere glorificato
ma il mio occhio era sepolto
e il mio grido volava intorno all'universo.
Lascio qui il mio pensiero istantaneo
più veloce della luce
e per tutto il resto
torno a dormire nel mio letto buio sulla terra.

                                                                                          Alva.