Alva ma come ti viene in mente di organizzare
una sparizione di centrini sotto-bicchiere della
birra Heineken?!-
Ale non voleva credere ai suoi occhi...e alle sue orecchie. - Dai,demonio,ho
scoperto che verso
le 2 di notte,quando la disco è al top del casino,la sala bar si svuota, e ,sul
retro
della cucina ci
sono diversi pacchetti di sottobicchieri originali Heineken,ho trovato chi ce
li pagherà
bene!- La
spiegazione di Alva non lo convinceva minimamente,ma tant'è,Ale non se la
sentiva
- anche per
questioni di stanchezza anagrafica- di provare a dissuadere il suo grandissimo
amico
dal suo
ennesimo,squinternatissimo piano... -Alva ma Carla lo sa che hai in mente
questa genialata?-
-Carla non lo deve
sapere,altrimenti mi ammazza..le ho promesso che non avrei più fatto cazzate...-
-Carla speriamo non
lo sappia mai..l'ultima volta sono riuscito a malapena a distrarla dalla sua
ultima
incazzatura...porco
giuda,Alva,avevi sostituito le alici della sua zuppa di pesce con dei cavedani
del
Bormida!- I
due scoppiano a ridere,poi Alva sottopone ad Ale una cartina stampata da
web,con alcuni
punti
topografici-ingranditi in scala 1:1000; ci sono i dettagli delle uscite di un
localino sito in cima alla
montagna ligure,tra
Rapallo e Genova; la discoteca funziona tutto l'anno. Ale cerca di convincersi
che
Alva è un bravo
ragazzo,solo che,ogni tanto, va assecondato in queste sue ideone! -Alva,ma
dimmi,
il grossista di
sottobicchieri-meglio chiamarlo trafficante- quanto ti darà?- Ale nel tono di
voce,pare
leggermente
rassegnato. - Belìn,ci rimediamo la bellezza di 7250 euro!-
ribatte,orgoglioso,l'altro.
-Alva,ma porca
zoccola,sono quattro soldi..diamine!- azzarda Ale,tra l'incredulo e il
disilluso.
-Con metà del
malloppetto ci compro un suzuki di seconda mano per quell'esaltato di mio
figlio,
così per un po'
non mi rompe i coglioni!- -Ok ok,te l'appoggio!- Sintetizza
Ale,cameratesco.
I due si
siedono,Ombra li osserva, forse conscio della cazzata numero mille ,che sta
prendendo
piede grazie agli
uffici del suo quasi-padrone umano...Carla è tutta presa nella selezione
meticolosa
di bulbi e sementi
per il giardino-orto,e Alva-per ora- è riuscito a nasconderle il machete col
quale
lei è intenzionata
a decapitare la gallinaccia neghittosa che non vuole saperne di fare
neanche un
uovo.
-Ascolta,Ale,non saremo soli a fare questo "colpetto"....cioè...va
bè,adesso non ti incazzare...
tu siediti e beviti
il cinzanino,che io ti racconto.- Alva stava pigolando in tono carezzevole
una
nenia di scuse
anticipate,perchè già sapeva che Ale avrebbe maldigerito quello che stava per
udire
dall'amicone. - Il
carico di sottobicchieri ce lo segnala,via cell,al momento opportuno,l'amico di
una
nostra vecchia
conoscenza..si...cioè...ora ti dico.- - Cazzo,Alva,tu me la conti proprio
storta stavolta!-
Ale cominciava ad
essere nervoso. Tuttavia sapeva che con Alva bisognava armarsi di santa
pazienza..
-Allora,ragazzo,tieniti
forte! Il tipo che ha imbeccato il trafficante è un nostro beniamino-si fa per
dire-
awhwahwahawhwahawh!!!
Caro Ale,nientepopodimenochè Enriquez Pesheira( pronunciasi Pescèira)!!-
Alva esultava di
allegrìa,ma Ale rimase letteralmente basito,con un leggero filo di bava che gli
usciva
dal lato sinistro
della bocca ancora cinzanata. - Ma perchè proprio quell'insulso cazzaro
portoghese?!-
Sbottò Ale.
-Pesheira è si,un deficiente da premio oscar,ma sa intortarsi alla grande i
grossisti di mezza
Europa!- Enriquez
Pesheira era un tipo tarchiatello,sull'1 e 74,aveva capelli posticci che gli
conferivano
l'aria di un mezzo
tossico esaltato,ma aveva uno sguardo da pesce bollito malinconico,che
rassicurava
circa la sua
assoluta innocuità. Enriquez sarebbe stato sul posto,avrebbe distratto il
proprietario,con
i suoi soliti
suggerimenti assurdi circa una sua serata, a-solo, per concerto di ottavino
,con accompagnatore
al triangolo
acustico. Pesheira aveva conosciuto Alva nelle periferie di Genova,una volta
Alva lo aveva
salvato da un
pestaggio dentro a un bar-aveva suonato l'ottavino solo 34 secondi,quando due
pensionati
genovesi lo
volevano massacrare a colpi di sedia...-Alva,ma Enriquez da chi ha avuto la
dritta su quella
fornitura extra di
sottobicchieri?- - Ce l'ha avuto da un suo cliente,cioè uno che faceva lezioni
di
flauto da lui...un
certo Ermenegildo Azzolina,di Casalpusterlengo. Da giovane trafficava in
gorgonzola
rubato e ora si
occupa di giacenze di magazzino varie...tra cui i sottobicchieri.- -Va bè,già
il
nome è un
programma...Pesheira poi è la ciliegina sulla torta- concluse Ale,abbacchiato
all'idea,
come un barboncino
al quale-eccezionalmente-fosse appena stato tosato il pelame dello scroto.
Alva giunse alla
discoteca con puntualità tedesca,ereditata dai suoi trascorsi bavaresi- Ale era
lì
da qualche
minuto,vi era giunto con un autostop tanto azzardato quanto improbabile,ma la
buona stella lo
aveva aiutato. Pesheira era arrivato prima,col bus di linea,che lo aveva
depositato
un km più in là,e
aveva dovuto scarpinare fino al locale,con due spartiti nelle tasche,la tinta
del parrucchino
leggermente scaduta e due aloni di sudore ascellari a malapena coperti dal suo
panciotto
infeltrito. In compenso aveva un guizzo negli occhi,che attirava
simpatìa,e Alva
non riuscì a capire
se era per colpa di qualche birra di troppo. Ale doveva intervenire alla
ora precisa in cui
Pesheira lanciava un mess ad Alva,confuso tra la folla danzante,e questi
lo avrebbe girato
ad Ale. Ale era considerato,dei tre,il solo in grado di incutere timore
negli eventuali
scopritori,inoltre era il più agile dei tre sulle gambe. Alva avrebbe inscenato
un finto
svenimento,e Pesheira avrebbe rintronato di cazzate il proprietario del
pub-disco,
con le sue
inconcepibili panzane circa il futuro roseo dell'ottavino nell'ambiente delle
orchestre
sinfoniche. -Ma la stecca di Enriquez quanto vale?- Chiese Ale,sospettoso.
-
Cioè...bè,si...non tanto,Ale...Cristo,mi ha chiesto duemila euro..- Ale
esplose. Aveva,
casualmente per le
mani,una cassetta di attrezzi agricoli,contenente tenaglie e pinze,
per la rimozione di
eventuali impedimenti fisici tra lui e i sottobicchieri: Ale svuotò
il contenuto,poi
prese a sbattere quella cassetta per terra,finchè non fu ridotta a pezzettini,
volati a velocità
supersonica per lo spiazzo antistante la discoteca,nell'angolo vicino al
bosco,lontano da
occhi e orecchi indiscreti. Alva se ne stette immobile,strabiliato e,per
misura
precauzionale,si teneva a due metri dall'amico in preda ad una evidente crisi
di nervi. Ale si
placò,si ricompose,estrasse dal taschino del suo giubbotto un flaconcino
di alcool,si
deterse le ascelle e riprese la sua flemma semi-permanente. Alva intanto
prese a provinare
con se stesso la parte del cliente discotecaro. Gli arrivò un sms,verso le
2.30..la pista da
ballo era zeppa,Alva si inserì nel lato che dava-in orizzontale-sulla
porta che conduceva
alle cucine,perchè il suo compito era quello di avvisare,via trillo,
Ale,qualora qualche
buttafuori avesse puntato oltre lo stand delle birre...
Ale estrasse il suo
mini-tronchesi,acchiappò quante più confezioni di sottobicchieri potè,
posizionandole
nella sua sacca di tela,e stava quasi per riempirla,quando giunse-inaspettato-
il trillo di Alva.
-Che cazzo c'è?!- Ale occhio,stanno arrivando due tipi ben piantati,si dirigono
verso la tua
postazione!Molla tutto e scappa!- -Ma porca puttana porca!_ Fu la
risposta secca
e netta di Ale. Ma
non mollò il bottino,richiuse la sacca,e infilò la finestra,come da piano b.
Quel coglione di
Pesheira aveva avuto una carta approssimativa da quell'altro demente di
Azzolina...in
seguito a ristrutturazioni la finestra non dava più su un pavimento erboso,
bensì su un salto
di un metro e ottanta che terminava su un mezzo dirupo coperto da roveti...
Ale ci ruzzolò
dentro,e cominciò a imprecare come un netturbino turco,che si fosse appena
accorto di uno
strato mefitico di monnezza scaricatogli addosso da un
camioncino in
manovra ,della municipalizzata di Ankara.
Pesheira aveva
inavvertitamente acceso il vivavoce,e così quel pirla di Alva aveva rivelato
le mosse di
Ale anche al proprietario del bar, e ai relativi bodyguards: due
massicci energumeni
sardi,originari del Sulcis-Iglesiente,ancora ultraincazzati per via dello
smantellamento
industriale appena ultimato,vieppiù sotto il governo Monti. Alva però si era
reso
riconoscibilie,perchè era l'unico tipo strampalato con i mano un cell e
nell'altra una birra,
e negli occhi
l'espressione di uno spiritato cultore del reiki. Pesheira intanto non sapeva
che
dire,fece per
prendere la porta,ma riuscì soltanto a voltare la schiena,poi,in un
millisecondo,
un poderoso
calcione nelle chiappe lo sospinse, a velocità superiore al suono,e lo fece
planare di due metri
e mezzo-roba da
guinnes dei primati! Enriquez si alzò rapidamente e senza voltarsi prese a
correre
come un
pazzo,guadagnando lo spiazzo e puntanto deciso verso la macchia. Alva aveva
perso
tempo-l'idiota- a
finire la sua fottuta birretta di marca e quando si accinse a lasciare il
locale,
si avvide che i due
mastini sardi stavano ritornando dalla loro fallita ispezione alle cucine, e
puntavano sicuri,
ed ultraconvinti, verso di lui. Alva era troppo esperto di mondo,per non
campanare che la
sua salute ossea era gravemente in pericolo,e che soltanto una fuga a rotta di
collo lo avrebbe
salvato da un massacro garantito. Ale si era ricomposto,guardò il contenuto
della sacca e capì
che il quantitativo corrispondeva,a grandi linee,al bottino minimo ipotizzato,
a tavolino, dai
tre. Se la era cavata con qualche graffio alle gambe e un lieve
bernoccolo-conseguenza
di una craniata al
buio contro una sana pianta di faggio ligure... Si spostò con cautela,in
direzione
del mare,e dopo
qualche minuto sentì rumori confusi,a metà tra le ramaglie spezzate e l'attrito
di scarpe
strascicate sul terreno irregolare della scarpata. Alva intanto infilò
l'uscita, sfondando
una linea di blocco
operata da tre ragazzoni cappelluti-fortunatamente magrolini-Alva aveva
usufruito
dell'effetto-massa,favorito dalla velocità con la quale aveva lanciato i suoi
93 chili sulle
sue robuste gambe.
Appena giunto nello spiazzo voltò verso la boscaglia-come avevano fatto i
suoi partner di
minchiata, e non si avvide di una radice di ligustro,canagliescamente
posizionata
da Madre Natura
proprio in quel mezzo metro quadrato: Alva volò letteralmente,sorvolando un
pericoloso tronco
mozzo di abete rosso e atterrò su un cespuglione semisecco,schiantando rametti
e
fuscelli,emettendo guaiti lupeschi,stranamente rassomiglianti agli ululati di
Ombra-quella notte che
gli aveva propinato
un immondo pastone a base di fagioli,peperoncino e pastafrolla da pasticceria.
Pesheira intanto
raggiunse Ale,si fermò,guardandolo con orecchie basse e aria indifferente.
-Qualcosa
mi dice che il tuo
piano è andato a rotoli...non sono sicuro che sia colpa tua.Ma ho dei
sentori...come
un
presentimento:cazzo Henriquez...possibile che tu riesca sempre a combinare
qualche cazzata?!-Ale
era molto
irritato,e Pesheira stava lasciandosi sfuggire un invisibile rivoletto di urina
dalle mutande: era
terrorizzato dalla
voce di Ale-sapeva,dai racconti di Alva,che quando perdeva le staffe era
pericoloso.
Alva intanto aveva
a sua volta rispettato il piano di fuga,scendendo verso il mare,molto visibile,
quella
notte ,grazie alla
luna semipiena. Camminò con cautela per dieci minuti,poi si fermo a qualche
metro
da una scena a
malapena riconoscibile nell'oscurità notturna della macchia mediterranea.
-Cristo
Pesheira,questa volta ti rompo in due!- Alva intravide la sagoma di un uomo che
teneva
sollevato
,sulle sue braccia, una strana forma,anch'essa simil-umana...La voce era
quella di
Pesheira-rispondeva
con incomprensibili semicrome alveolo-palatali...Alva provò a
interpretarle,divertito.
-Ale,ti prego,
non mi
picchiare,non mi ero accorto del vivavoce,e poi anche Alva poteva ben mandarmi
un trillo o
un messaggio...non
è colpa mia...scusa...io ...non volevo...- Ale si era impietosito,uno strano
odore
stava promanando
dalle braghe impolverate di Enriquez...si,non c'erano dubbi:Pesheira,il
portoghese
pseudo-concertista
si era cagato addosso! -Ah eccovi qua!- Si insinuò Alva,trattenendo a stento il
riso.-Raga,un altro
po' e ci beccavano. Minimo ci ammazzavano di botte!.Che culo,l'abbiamo fatta
franca!-Il suo tono
era quasi trionfale. -Alva ho qui buona parte della roba che dovevo trafugare:
dici che Azzolina
ci pagherà il prezzo concordato?- Incalzò Ale,tranquillizzatosi. - Si,anche
perchè qui,il nostro Enriquez farà
in modo che ciò
accada,verdade,Vossè?!- - Si,si,io...scusatemi,ecco,è che lo spartito,non era
per
ottavino,ma per
trombone basso, e la sorella del proprietario era-combinazione-allieva di un
fisarmonicista di
Portofino,e ha sgamato la vera natura dei righi...-Bofonchiò timidamente
Pesheira:
era felice di
essere scampato sia al pestaggio dei discotecari,sia a quello-altrettanto
temibile-di un Ale
furoreggiante. I
tre si avviarono su un sentiero da cercatori di funghi e impiegarono 4 ore
per raggiungere una
stazioncina ferroviaria lì vicino. Presero il primo regionale, e si
allontanarono
dal luogo del
misfatto.Facevano schifo all'aspetto,sembravano tre cossovari in cerca di
questua
nei treni.
Salirono separatamente e viaggiarono seduti in diversi vagoni,per non dare
nell'occhio,
fingendo di non
conoscersi. Il Pesheira ottenne 6500 euro da Ermenegildo Azzolina,più un
buono pasto
,valevole per 4 consumazioni ai bar di una nota catena ristoratrice di Brescia.
Alva convinse il
Pesheira ad accontentarsi dei buoni pasto,previa minaccia di scatenargli
contro un Ale poco
incline alla trattativa. Ale si prese 4 mila euro,per aver salvato baracca e
burattini e Alva
comprò uno scooter a suo figlio;che si fottesse il suzuki,in questo modo gli
rimasero 500 euro e
con questi si comprò alcuni vestiti nuovi,e offrì una pizzata a Carla.
Già,Carla. Ale ci
impiegò meno di un'ora,con una guida pazzesca in autostrada, a giungere
a Lavagna,due sere
dopo,giusto in tempo per la cena organizzata da Alva,con i panzerotti
ripieni di
ingredienti succulenti,una specialità della cazzuta compagna di Alva. -Per
questi
panzerotti
potrei-non dico uccidere- ma ferire gravemente!- Esclamò Ale,con la bava alla
bocca,pochi istanti
prima di gettarsi sul poderoso piattazzo servitogli da Carla. Alva intanto
sorrideva
felice,era riuscito a rintuzzare gli assalti del figlio e aveva placato le ire
della sua
consorte,la quale
non era riuscita a spiegarsi perchè mai il suo stravagante compagno
avesse fatto
ritorno con i vestiti ridotti a brandelli,ed a mattina inoltrata,pur essendo,la
loro macchina,
rimasta
parcheggiata tutta la notte. Ancòra una volta Alva aveva inventato
una storia di fughe
professioniali,ovvero di trasferte ,improbabili, nell'entroterra ligure, al
fine di rinvigorire
la sua vena di scrittore. Aveva saputo semi-ipnotizzare Carla,approfittando
della di lei
iper-attività agricola;lei-in verità poco convinta-aveva preferito sorvolare,in
fondo
paga del fatto che
Alva avesse riparato eccellentemente la malferma bat-house di casa.
Ale si era fatto
fuori due piattoni di panzerotti,battendo,di stretta misura,il suo compare.
I due ebbero appena
il tempo di sorseggiare un maraschino d'annata,poi sprofondarono
nel divano,per un inconsueto
e russante abbioccone. Si svegliarono ore dopo,a notte fonda;
si scambiarono uno
sguardo di intesa,con occhi sabbiati,poi,come funzionali ad un segnale
subliminale telepatico,
lanciato da
una astronave di Pleiadiani,richiusero gli occhi e si addormentarono sul
divano,fino a tarda mattinata.
A&A