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web sito ImageChef Custom Images "Ormai quasi giunto al termine della mia vita di peccatore, mentre declino canuto insieme al mondo, mi accingo a lasciare su questo blog testimonianza degli eventi a cui mi accadde, mi accade e mi accadrà di assistere durante il periglioso viaggio che mi separa dalla tomba. E Dio mi conceda la grazia di essere testimone trasparente e cronista fedele di quanto ho visto. Possa la mia mano non tremare mentre mi accingo a scrivere certi eventi e ricordare l'inquietudine sottile che opprime l'animo mio mentre mi collego quotidianamente a questo blog poiché oggi ho la certezza che sto rettamente interpretando gli indubitabili presagi ai quali, da quando nacqui, stoltamente, non diedi peso ."

mercoledì 4 gennaio 2012

Sul treno di notte.


Sotto questo manto stellato,
tra non molto,

ognuno di noi
inizierà a sognare.

L’orfano sognerà una famiglia,
il povero la ricchezza,
il malato la salute
e
l’uomo di Palestina la sua terra.

Ma

domani mattina
quando il sole
darà il cambio alle stelle

per pochi eletti,
quei sogni,
si tramuteranno in realtà

mentre
per tutti gli altri

sarà solo

un altro giorno

da togliere


al calendario della vita.


                                          Alvaro.

                               

Lo spettacolo più inutile del mondo.


Alcuni anni fa
in una città della Spagna
di cui non ricordo il nome

certi miei amici mi chiesero
di andare con loro a vedere la famosa Corrida.

Dovettero lottare non poco
per convincermi a lasciare
anche per un solo pomeriggio
la bellissima spiaggia solare.

Ma ci riuscirono.

Iniziava alle 16:30
e noi alle 15:20 fummo sul posto.

Il caldo era terribile.Opprimente.

Grondavo di sudore
benché fossi praticamente nudo.

Iniziai a pensare di andarmene
ma avevo pagato;
non che fosse una cifra enorme
ma per principio rimasi.

Intanto nell’arena assolata e polverosa
faceva la sua comparsa il toro.

Era un mostro nero e luccicante
che correva a destra e a manca
come se avesse un dito nel culo
e non riuscisse a vedere chi glielo stesse infilando.

Sbuffava ed incornava il corridoio di legno
formato da uno steccato concentrico
che serviva ai codardi
quando volevano sottrarsi
alla sua furia omicida.

Ogni volta che passava
accanto al pubblico
veniva investito da urli, fischi, sputi
e lui guardava quel pubblico.

Poi spostava il testone cornuto dalla parte opposta
ed anche lì urli, fischi e sputi.

E io pensavo se quelle persone
avrebbero avuto il coraggio di farlo davanti a lui.

Sopra l’arena due uccellacci si divertivano
a svolazzare sul suo testone
per poi cabrare verso l’alto e scomparire.

Vidi il toro seguire con lo sguardo
quegli stupidi volatili
e poi alzarsi sulle zampe posteriori
per incornare l’aria.

 ERA FURIOSO!

ed ora quegli ammassi di piume
lo prendevano per in giro!

Accanto a me un anziano signore esordì:
“Toro loco, torero muerto”
toro pazzo, torero morto, era il significato.

Dato il caldo non ci diedi peso.

Entrarono nell’arena alcuni bambocci
con cavalli bardati

e gli infilarono delle specie di aghi per agopuntura
sulla schiena
il cui scopo era di fiaccarlo

ma a guardare il toro
l’unica impressione che ebbi
fu quella che, se prima la bestia
era nervosa per il pubblico,
per i due bipedi alati
e per il caldo
ora era veramente inferocita con chiunque

e, forse, questo era lo scopo.


La messinscena finì.
I bambocci con i cavalli e gli aghi se ne andarono.

Ora una voce urlante
annunciava
l’imminente entrata del torero;
musiche,urli,delirio e poi...ECCOLO!


Entrò nell’arena a passi felpati
e in una mano stringeva la muleta ( lo straccio rosso ).
Si profuse in inchini,
sentiva che il pubblico lo amava,

il suo nome era semplice: Pedro,
ma il cognome talmente complicato
che lo dimenticai all’istante.

Il toro era fermo e sbuffava
dalla parte opposta

lo guardava con i suoi occhi tondi
inespressivi
divoratori di luce come un buco nero

e Pedro salutava
agitava la mano sinistra
mandava baci


poi si girò verso il toro
e tutto intorno calò il silenzio.
Lentamente si avvicinò a lui.
Migliaia di persone lo seguivano con lo sguardo.

Arrivò vicino alla bestia
e potevi sentire la sua voce
che inveiva contro di lui
agitando la muleta.

Il toro pareva imbalsamato.

Poi con un guizzo improvviso caricò.
Passò sotto lo straccio rosso.


OOOOLEEEE’!!- si levò dall’arena
come un urlo di battaglia.

Pedro sorrideva.
Tornò alla carica e...OOOOLEEEE’!!!
di nuovo sotto lo straccio.

Pedro era dritto come una colonna di marmo
e i suoi movimenti eleganti e calibrati.

Il toro si fermò in mezzo a una nube di polvere
sembrava di nuovo imbalsamato
con gli aghi sulla schiena.

Allora il torero sventolò la muleta ma invano.
Subito dopo gli si avvicinò
e questa volta parve anche a me
che fosse troppo vicino.

Improvvisamente il toro guizzò
ma non contro la muleta:
Lo centrò nelle gambe
scaraventandolo in aria come un pupazzo.


Il pubblico si alzò inorridito e disse:” OOOOHHHH!! “

quando la forza di gravità lo mollò
Pedro cercò la muleta
ma perse tempo:

Oltre 600 kg di muscoli, carne, ossa ed altre cose
stavano ripiombando su di lui.

Questa volta lo prese da dietro
e lo lanciò dieci metri lontano.

Il pubblico rifece:” OOOOHHHH!”

Pedro non si muoveva più.
Entrarono allora, di gran carriera, altri bambocci
che tentavano di distrarlo
mettendosi in cerchio attorno a lui.

Caricò anche loro
e li vedevo volare
come se la gravità non fosse mai esistita.

Poi tornò su Pedro.

Quello che lo stava soccorrendo scappò.

Lo incornò nuovamente
inforcandolo su per le gambe
e lo alzò sulla sua testa
come un berretto.

Ormai
quello che restava di Pedro
sembrava morto.

Il toro trotterellò per l’arena
con lui sopra,
come un trofeo.

Subito dopo entrò uno con un fucile
e sparò al toro:
una,
due,
tre volte
e la bestia cadde con il bottino.

Arrivò una barella nell’arena
portata da due ragazzi spaventatissimi,

sfilarono Pedro dalle corna
e lo portarono via velocemente.

Il pubblico, ammutolito, era in piedi.
Il toro,  morto, sdraiato su di un fianco.

Gli uccellacci ritornarono su di lui
zampettando allegramente sul suo corpo.
Diedero qualche beccata
e se ne andarono.

“Vigliacchi!”- pensai.

Arrivarono tre o quattro tipi
misero una catena
alle zampe posteriori della bestia
e la agganciarono ad una specie di trabiccolo
che la trascinò fuori.

Il peso del suo corpo
lasciò un largo e profondo solco
nel terriccio dell’arena.

L’anziano signore accanto a me
se ne andò
scrollando la testa.

Io lo seguii.

Gli altri si mossero dopo.

La festa era finita.

La brava gente di Spagna

aveva avuto il suo sangue.

                                                                                         Alvaro.

Il parco dei divertimenti.


“Mamma, ho ancora fame!” disse la bimba
“mi spiace tesoro, ma è finito!” rispose la mamma.
“Riuscirai a farne un pò di più, domani?”
“Lo spero piccola...lo spero!  Adesso vieni in braccio a me e guarda là: cosa vedi?”
“Tante stelle!”
“Ora cerca la più luminosa e chiudi gli occhi.”.
“Fatto!”

La bambina li serrò con forza.

“Adesso immagina di essere in un posto dove ci sono tanti giochi e divertimenti”:
“Mmmmmhhhh...CI SONO!”.
“Ora cosa stai facendo?”
“Sono sull’altalena, mamma, ma non riesco a dondolare...”.
“Aspetta che ti spingo!”

La madre appoggiò le mani delicatamente sulla schiena della bimba.
Poi, con un dolce e ritmico andirivieni, iniziò a far finta di spingerla.

“UUUHHHH...CHE BELLO!! Com’è divertente! Mi sembra di volare! Mammina, ora fermami che andiamo a prendere il gelato!”
“ D’accordo!”
“ Corriamo, dai, dammi la mano!!”
“Aspetta che arrivo!”

Si diedero la mano.

“ Oh, quanti gusti...non riesco a decidermi!”
“ Prendili tutti!” disse la madre ridendo.
"Verrà gigantesco!”
“ Pensi di non riuscire a mangiarlo?”
“ No! Ce la farò!!”

Seguì un lungo silenzio.

“ Mammina?”
“ Si?”
“ Dobbiamo pagarlo?”
“ No, amore, nella fantasia non si paga mai!”
“ Che bello, mamma, potesse essere così anche nella realtà domani ti comprerei dei bellissimi vestiti e tante, tante cose buone da mangiare!!”
“ Grazie bambolina mia!”

La donna pianse in silenzio,

“ Mammina?”
“ Dimmi!”
“ Sono molto stanca; posso riaprire gli occhi?”
“Certo!”

La bimba lasciò che le palpebre si riaprissero, donando alla notte i suoi occhi pieni di ingenuità.

“ OH...com’è buio!”
“ E’ vero!”
“ Domani ritorneremo insieme nel nostro parco dei divertimenti?”
“ Sicuramente!”
“ Essì...perché stasera non lo abbiamo visto tutto, vero mamma?”
“ Proprio così. E’ grandissimo!. E ogni giorno mettono cose nuove.”
“ Sono felice, mammina, tanto felice!”

La bimba si addormentò tra le sue braccia.

“ Anch’io!” le sussurrò all’orecchio. Poi, lentamente, la cullò accarezzandole i lunghi capelli.

Fuori da quelle mura
la stella luminosa
continuò a brillare.

E la sera successiva
si sarebbe fatta ritrovare.

Sempre lì.


                                                                               Alvaro.

Dura realtà.



Quando lo spettacolo finì

il clown ritornò nel suo camerino;

lentamente iniziò a struccarsi
e lo specchio
altrettanto lentamente
gli restituì l’immagine di sempre:

quella di un vecchio,
triste e rugoso.


Quand’ebbe terminato
si cambiò d’abito ed uscì nella città vibrante.


Là fuori
lo spettacolo
non si era mai fermato

e quella sera
anche per lui

sarebbe stato difficile strappare un applauso.


                                                                              
         
                                                                                                  Alvaro.