VOTAMI!

web sito ImageChef Custom Images "Ormai quasi giunto al termine della mia vita di peccatore, mentre declino canuto insieme al mondo, mi accingo a lasciare su questo blog testimonianza degli eventi a cui mi accadde, mi accade e mi accadrà di assistere durante il periglioso viaggio che mi separa dalla tomba. E Dio mi conceda la grazia di essere testimone trasparente e cronista fedele di quanto ho visto. Possa la mia mano non tremare mentre mi accingo a scrivere certi eventi e ricordare l'inquietudine sottile che opprime l'animo mio mentre mi collego quotidianamente a questo blog poiché oggi ho la certezza che sto rettamente interpretando gli indubitabili presagi ai quali, da quando nacqui, stoltamente, non diedi peso ."

sabato 28 settembre 2013

Parole non dette.

L’uomo era rimasto fermo per un tempo indefinito, immobile, granitico, quasi che fosse regredito ai tempi remoti della sua personale esistenza quando ancora giocava a “Uno-due-tre- stella”.
La sua figura, stretta nel giaccone Moncler, si stagliava massiccia, sullo spoglio sky-line  costituito dalle poche case fronte mare. Era rimasto a lungo pensieroso, lo sguardo fisso in un punto indefinito, là, sulle onde grigio-argento di quella triste giornata di fine Novembre. Improvvisamente si era scosso, come animato da un’idea repentina: aveva estratto il portafogli dalla tasca, lo aveva aperto e, poi, come rassicurato alla vista della mazzetta di banconote verdi al suo interno, lo aveva riposto con cura, avviandosi verso un’ Audi nera, scintillante. Stava percorrendo la via, un largo stradone diritto, che costeggiando il mare, dalla periferia portava alla città. Al lato monte, a intervalli di una cinquantina di metri una dall’altra, le prostitute erano già uscite, sotto la luce gialla dei lampioni che iniziavano ad accendersi, ed esponevano i loro giovani corpi agli sguardi concupiscenti degli automobilisti di passaggio ma anche ai primi rigori dell’inverno. Erano tutte belle, fresche, merce selezionata per il marciapiede esclusivo sopra il quale erano sfornate ogni sera: alte, slanciate, alcune poco più che adolescenti; i dati somatici le registravano come donne provenienti dall’est anche se non mancava qualche nota contrastante  costituita da alcune ragazze di colore. Le mani in tasca, battevano i piedi fasciati da scarpe con tacchi vertiginosi sull’asfalto, scrutando con sguardo sfrontato i possibili clienti.
L’Audi scura procedeva lentamente: l’uomo alla guida si era abbassato, protendendosi verso il finestrino del viaggiatore, per meglio valutare la mercanzia.
Aveva percorso quasi tutto il vialone quando improvvisamente si fermò davanti a una biondina, poco appariscente, vestita in maniera semplice, con un paio di jeans e una giacca di lana blu. Niente di esagerato, nemmeno il trucco. Era quasi fuori luogo nella sua normalità che le conferiva l’aria di “ragazza della porta accanto”. Per lei, poteva essere l’arma vincente per attirare i timidi o i pavidi, quelli che a casa avevano lasciato una donna dominante e che erano messi in fuga dall’aggressività e dalla volgarità delle sue colleghe.
-Sali su, dai!- l’uomo le fece cenno e la ragazza si fiondò in un amen dentro l’abitacolo caldo, sfregandosi le mani livide, grata di quella pausa dal freddo esterno.
-Sono 150 completo, 100 solo con bocca- buttò lì senza neppure guardarlo, in un italiano approssimativo.
-Te ne do 500 ora e 500 fra tre ore, se fai una cosa particolare per me-
-Tu non capisci: io non fare cose strane come manette, strette a gola, fruste, o fatto con altri, no, no, io non fare questo-
- Infatti ti chiedo di fare la “normale” più di quanto tu faccia ogni sera- e le aveva messo in mano 500 euro.
La ragazza dapprima allarmata si era tranquillizzata: aveva rigirato per un attimo le banconote fra mani prima di riporle nella borsa e poi aveva iniziato a togliersi la giacca.
L’uomo la fermò con un gesto.
-Ti voglio vestita. Come ti chiami?-
-Snejana- rispose confusa, la donna.
-Snejana è un nome complicato. Ti chiamerai Nina e dovrai essere molto- e l’uomo ripeté, modulando la voce - MOLTO gentile, con la persona che andremo a prendere ora. Quando ti parlerà, dovrai fingere di non capire una parola d’italiano e dovrai rispondere solo nella tua lingua. Capito?
-Ti ho detto che non faccio a tre, né con uomo, né con donna. Capito tu?-
-Appunto. Devi solo fare ciò che ti ho chiesto. Ok?-
La ragazza fece un cenno di assenso, proprio mentre l’auto imboccava il vialetto d’accesso a una villa stile Liberty, proprio nel centro città. L’uomo scese, la fece passare sul sedile posteriore, poi si diresse verso la casa: aprì con le chiavi il portone d’ingresso e fu fagocitato dal buio della casa. Riapparve dopo una ventina di minuti al braccio di un’anziana signora, dall’aspetto fragile come di carta velina. Anche la voce era tremula quando mise la testa candida nell’abitacolo e salutò la ragazza.
-Ciao Nina. Mio figlio mi ha parlato tanto di te: peccato non averti potuto conoscere prima.-
E aveva attaccato con una serie di complimenti , mentre si accomodava al’interno dell’auto e ripartivano,su quanto era bella e quanto fosse stata brava a prendersi cura del figlio adesso che lei non poteva fare più niente per lui, e peccato che non si potevano comprendere data la diversa provenienza.
Snesjana aveva eseguito gli ordini: aveva pronunciato poche parole, tutte rigorosamente nella sua lingua d'origine, ed era stata gentile e premurosa accompagnando la donna fino all’ingresso della clinica,davanti alla quale, dopo mezz’ora di strada si erano fermati.
Poi aveva atteso in auto, sprofondata nei sedili di pelle, al buio, respirando l’odore del lusso.
Dopo circa un’ora, l’uomo era tornato e si era rimesso alla guida senza una parola. Solo quando erano ormai molto vicini al luogo dove si erano incontrati, l’uomo aprì bocca:
-E’ molto malata, ne avrà si e no per un mese. Mi voleva sapere felice, con una donna accanto.-
-Ma tu sei bello, ancora giovane, ricco. Potevi avere tutte donne che volevi. Perché tu preso me?-
Dall’uomo nessuna risposta.
Avrebbe potuto spiegare che lui era sì felice, però con una “donna” che si chiamava Sergio ed era in realtà un uomo. Ma non lo fece.
Mise in mano alla ragazza gli altri 500 euro e la scaricò, là dove l’aveva raccolta.
-Buona fortuna Nina anzi, Snesjana. Grazie.-
Un colpo d’acceleratore e l’auto era già lontana. La ragazza la guardò allontanarsi.
Non le sarebbe dispiaciuto essere Nina, pensò:si sarebbe appropriata di quella normalità il cui sapore aveva appena percepito per due ore e ventitré minuti della sua vita e che purtroppo,lei, possedeva solo nell’aspetto.


                                                                                                         Alvaro.