VOTAMI!

web sito ImageChef Custom Images "Ormai quasi giunto al termine della mia vita di peccatore, mentre declino canuto insieme al mondo, mi accingo a lasciare su questo blog testimonianza degli eventi a cui mi accadde, mi accade e mi accadrà di assistere durante il periglioso viaggio che mi separa dalla tomba. E Dio mi conceda la grazia di essere testimone trasparente e cronista fedele di quanto ho visto. Possa la mia mano non tremare mentre mi accingo a scrivere certi eventi e ricordare l'inquietudine sottile che opprime l'animo mio mentre mi collego quotidianamente a questo blog poiché oggi ho la certezza che sto rettamente interpretando gli indubitabili presagi ai quali, da quando nacqui, stoltamente, non diedi peso ."

mercoledì 26 febbraio 2014

Rifletti.

40.000 spettatori dentro a uno stadio.
22 giocatori intorno a una palla.
Di cuoio.
Cucita a mano.
Presa a calci e testate.
Da scaraventare dentro una porta.
Per essere felici.
Per essere ricchi.
Una palla rotonda.
Cucita a mano da un bambino che a 6 anni deve già lavorare.
Per mangiare.
Per sopravvivere.
Un bambino che a volte si addormenta su di essa e sogna.

Che cosa, non lo sapremo mai, ma di certo non sarà un goal.

                                                                                                   Alva.

C'è chi sostiene di...

Sostiene di essere uno scrittore
ed è sempre di lungo a proclamare
che adesso
si concentrerà su qualcosa di meraviglioso,
di profondo,
di incredibilmente sensato.

Naturalmente
quello che ne uscirà,
prima o poi,
sarà ovviamente fantastico.

Non so dove prenda i soldi per vivere,
ma in casa sua
c’è una bella signora
che si spacca la schiena
10 ore al giorno
in un ricovero per anziani.

Lui, a quanto pare, se ne vergogna
e sostiene
che lei non dovrebbe pulire il culo ai vecchi.

-…forse non sarà arte, ma il mio lavoro ti riempie la pancia! -
è quello che gli risponde la sua donna.

- Cosa ti credi? Sto lavorando ad un romanzo! Tra meno di un anno smetterai di fare quel lavoro! -
e questo è quello che gli risponde lui.

Lei annuisce con la testa,
le sue labbra si piegano in un sorriso sarcastico
mentre lava i piatti unti della cena.

                   
          E’ sempre imbarazzante essere invitati da questo pseudo scrittore,
          perché devi mettere in cantiere
          che ti toccherà ascoltare
l’ennesimo loro litigio,
                    e di solito, quando accade,
non sai mai cosa fare,
cosa dire e dove guardare.
-…ma che ne sai tu di letteratura? Non hai sensibilità! E’ il tuo lavoro che ti uccide! -
dice colui che sostiene di essere uno scrittore, mentre si versa un gotto di rosso.

Mi avvicino a lui e gli sussurro in un orecchio: - Ma la vuoi finire, testa di cazzo che non sei altro? -

Lui mi guarda con quei suoi occhi spiritati.

- …e anche tu non capisci l’arte…quella mi castra, mi toglie la vita! -

Sostiene, inoltre, di essere un gran bevitore ma dopo due bicchieri è già al capolinea.

Allora lo afferro.
Inizio a scrollarlo.

La sua artistica persona ha come un tremito,
un sussulto.

I suoi capelli lunghi e unti si scompigliano.

Sua moglie mi guarda
come a dire di lasciar perdere,
che è tempo perso.

Gli prendo la faccia tra le mani.

- IDIOTA! Hai una donna fantastica e stai facendo di tutto per perderla! -

Ora sostiene
che io sono un gran pezzo di merda,
che la morte mi inghiottirà
insieme alle mie brutte maniere
e che ogni uomo è un poeta
e che ogni donna è una puttana.

La sua donna lascia la cucina,
entra in salotto,
si siede davanti al televisore
e mi invita a fare altrettanto.

Lascio cadere su una sedia il poeta
un attimo prima che inizi a vomitare.

Dopo essersi ripulito la bocca con una salvietta
si versa un altro bicchiere di vino.

-…CIO’ CHE CONTA E’ IL MIO ROMANZO - urla dalla cucina - TRA MENO DI UN ANNO L’AVRO’ FINITO E ALLORA SARANNO CAZZI VOSTRI! -

Sullo schermo passano le immagini della liberazione
di due ragazze prese in ostaggio, in Iraq, qualche tempo fa.
La donna è felice, quasi commossa.

- Povere ragazze - mormora - chissà quanto avranno sofferto! -

La guardo: è il ritratto della disperazione.

 -…E ANDATEVENE TUTTI AFFANCULO, VOIALTRI DUE! - sbraita lo scrittore dall’altra parte.

La donna chiude gli occhi, come in un’intima preghiera.

Mi alzo,
le dico che è meglio che vada,
le accarezzo i capelli rovinati da tinture di quart’ordine.
Lei mi sorride. Con gli occhi umidi.

- Tra non molto me ne andrò anch’io! - dice lei cantilenando -

Lascio che il silenzio risponda per me.

- Ho un altro! Uno che mi ama, che vuole prendersi cura di me, capisci? -

Faccio si con la testa.
Le accarezzo una guancia.
Mi dirigo verso l’uscita.
Apro la porta e la richiudo dietro alle mie spalle.

- TRA MENO DI UN ANNO LO FINIRO’, QUESTO CAZZO DI ROMANZO, E ALLORA…-

E’ l’ultima cosa che sento mentre scendo le scale di quel casermone di 6 piani
e penso che rinuncerei
a tutti i romanzi che non ho mai scritto
per una donna così.


- E  NON TI FARE MAI PIU’ RIVEDERE, MALEDETTO BASTARDO!-
Per urlarmelo si è affacciato alla ringhiera
sulla tromba delle scale.

Sorrido.

Lo scrittore ha capito
che ci vorrà molto più
di meno di un anno per finire il suo romanzo

e molto meno
di meno di un anno
per rimanere solo
ad aspettare che ciò avvenga.


                                                                                                  Alva


HAIKU


                 





              私は墓地に父に同行



                         戻り値の笑顔



                         今夜は何も吹く


Traduzione: “   Ho accompagnato mio padre al cimitero.
                              Al ritorno sorridevo.
                              Stasera niente botte. “

                                                                              Alva.