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web sito ImageChef Custom Images "Ormai quasi giunto al termine della mia vita di peccatore, mentre declino canuto insieme al mondo, mi accingo a lasciare su questo blog testimonianza degli eventi a cui mi accadde, mi accade e mi accadrà di assistere durante il periglioso viaggio che mi separa dalla tomba. E Dio mi conceda la grazia di essere testimone trasparente e cronista fedele di quanto ho visto. Possa la mia mano non tremare mentre mi accingo a scrivere certi eventi e ricordare l'inquietudine sottile che opprime l'animo mio mentre mi collego quotidianamente a questo blog poiché oggi ho la certezza che sto rettamente interpretando gli indubitabili presagi ai quali, da quando nacqui, stoltamente, non diedi peso ."

mercoledì 2 gennaio 2013

Il pollo.



La Bocca blaterava cose assurde e i due bimbi seduti ai suoi lati  la ascoltavano affascinati, con i nasini all’insù e le testoline bionde un po’ reclinate.
All’altro capo del tavolo, carico di ogni ben di Dio, Davide la fissava ipnotizzato  mentre continuava a muoversi ritmicamente  senza sosta, espellendo parole, aborti di idee misti a  concetti astrusi  solo a Lei chiari.
Mentre osservava le labbra della Bocca cariche di rossetto, aprirsi e chiudersi senza sosta, ricordava che un tempo, neppure troppo lontano, lui quella Bocca l’aveva desiderata, baciata, amata, forse perché stava attaccata a un viso bellissimo, con gli zigomi alti tipici della sua origine slava. Probabilmente però, la sua personale tragedia si era consumata non tanto perché il suo spirito si era perso in quegli occhi azzurro cielo quanto per il fatto che una parte del suo corpo, quella dalla cintola in giù, era stata ipnotizzata da ciò che stava unito al di sotto di quel volto angelico : un fisico perfetto con lunghe gambe sinuose, seni sodi e il classico culo a mandolino. Lui aveva 22 anni e stava per laurearsi, lei ne aveva 29 e aveva già deciso di sposarlo anche se Davide ancora non lo sapeva.
Il suo sguardo si posò sui figli: non li sentiva suoi. Erano un prodotto dell’altra e sarebbero cresciuti come suoi cloni, con la sua stessa ferocia e avidità. Come Lei sarebbero diventati sprezzanti nei suoi confronti, lo avrebbero isolato nella famiglia come un corpo estraneo, relegato solo al ruolo di osservatore e naturalmente di procacciatore di denaro, quello sì : aveva sempre dovuto ammazzarsi  di lavoro perché i soldi in casa non bastavano mai.
La Bocca aveva anche proposto che sarebbe stato bello passare il Capodanno in montagna: Davide sapeva che non gli sarebbe riuscito di sottrarsi a quell’ “ideona” buttata lì con leggerezza, quasi con noncuranza,senza subirne le terribili conseguenze nei mesi successivi e cioè una vita d’inferno, dato che la Bocca lo avrebbe denigrato, schernito senza posa, inglobandolo nel vomito che incessantemente sarebbe uscito dall’apertura di quella suadente  cloaca. La sua autostima, già a livelli minimi, non lo avrebbe sopportato: per questo si era sobbarcato il viaggio fino al confine tra la Polonia e la Repubblica Ceca. Una settimana in un albergo esclusivo, compreso il Cenone di fine anno, alla modica spesa di 2000 euro, 500 a testa,  bambini inclusi.
Non se lo potevano permettere, ma quella Bocca, continuava a dire che non era emigrata dalla Polonia per fare la fame. Millantare ricchezza in patria la faceva stare bene. Si sentiva, per così dire, realizzata.
Il conto in banca era quasi  sempre in rosso e come al solito toccava a lui  coprire il buco con il prossimo stipendio e se non fosse bastato gli sarebbe stata riservata anche l’ennesima figuraccia con il direttore della banca nel tentativo di convincerlo ad estendere il credito “solo per un’altra volta”: per fortuna aveva un lavoro che gli permetteva di guadagnare abbastanza  bene, anche se la Bocca, purtroppo, aveva anche delle  Mani, bucate, che spendevano in continuazione comprando le cose più inutili e disparate, naturalmente per  le sue creature. Per se e il suo svago si riservava “solo” un giorno alla settimana al Pala Bingo dove puntualmente perdeva. Anzi, come diceva lei: non vinceva.  Davide, invece, acquistava le cose che gli occorrevano con i soldi che la madre, occasionalmente, gli elargiva; di solito in negozi dozzinali e senza pretese.
La nonna materna che lo aveva allevato  glielo aveva detto senza mezzi termini e in modi bruschi, come era solita esprimersi da donna d’altri tempi qual’era, sopravvissuta a due guerre mondiali: quella non sarebbe stata la donna adatta a lui. Si ricordava che era accaduto in occasione della prima volta in cui l’aveva portata a casa sua per farle conoscere i suoi e che dopo i convenevoli della circostanza si erano seduti a tavola.  Quel giorno, a pranzo, come seconda portata c’era il pollo arrosto, cucinato come al solito dalla nonna che ,durante il pasto, aveva continuato a osservare anche lei quella Bocca che con voracità  spolpava accuratamente le ossa del pennuto nel suo piatto, ripulendole e rendendole lisce e candide come reperti fossili in un museo.  

Come ha spolpato quel pollo, così ridurrà te - le aveva bisbigliato all’orecchio, l’anziana donna,  poco prima di accomiatarsi- non ti legare a lei, ti renderà infelice.”


AMEN! fu il pensiero di Davide al ricordo di quell’episodio accaduto tanti anni prima, come a conclusione di una liturgia pagana e profetica che, puntualmente si era avverata.

Ovviamente non le aveva dato retta, anzi, si era incredibilmente arrabbiato con quella vecchia donna che aveva osato interferire con i suoi arcaici e obsoleti modi di dire, appartenenti a vetuste saggezze legate a culture che non esistevano più. Dopo la sua morte, avvenuta nel ’95 per una terribile malattia, sua nonna  lasciò al resto dell’ esistenza di Davide il privilegio di piangere ogni qual volta  gli fosse tornato in mente, col senno di poi, quell’episodio .

La vodka stava ormai raggiungendo il suo ingannevole effetto: seduto, con la testa e un braccio abbandonati sul tavolo, gli occhi socchiusi e un sorriso ebete stampato sul  volto, permetteva alle sue sinapsi, appena anestetizzate, di  traghettarlo attraverso l’oblio alienandolo così dal dolore della sua personale e infelice tragedia .
Mentre sprofondava nei fumi dell’alcol insieme alla eco lontana del count-down degli ultimi dieci secondi di quell’orribile anno, un guizzo pervase la parte ancora cosciente della sua mente.
Le labbra si tirarono in un ghigno sardonico mentre pensava a come, anche questa volta, era riuscito a lasciare il messaggio.
Eh, si! Il famoso messaggio!
Esso consisteva in poche righe ermetiche, quasi un epitaffio, scritto a penna, dietro agli specchi, ai quadri e agli armadi della camera d’albergo che lo ospitava:

- Non sposate le donne che si accaniscono sulle ossa del pollo!-  sentenziava  il monito , sempre seguito dalla versione inglese, francese, tedesca e dalla data corrente. Era quello che faceva negli ultimi dieci anni, in tutte le camere d’albergo di mezza europa che aveva avuto la disavventura di condividere con la Bocca. Lo faceva per emendarsi, per purificarsi come in un atto salvifico in cui l’olocausto era rappresentato da se stesso, dal suo errore e dalle sue nefaste ed ineluttabili conseguenze  ma soprattutto perché  altri non fossero inghiottiti da Bocche altrettanto fameliche.
Prima di scivolare nel pesante sonno etilico, nell'esatto istante in cui un nuovo anno si insediava prepotentemente  nella sua esistenza ,Davide ebbe come la consapevolezza del suo gesto puerile che  rappresentava, però, l’estrema rivolta, l’ ultimo grido contro il destino  per urlare al mondo che, nonostante tutto era ancora vivo e che presto o tardi avrebbe messo la palla a centro campo per la sua personale rivincita con la Vita .

                                                                                                Alva.