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web sito ImageChef Custom Images "Ormai quasi giunto al termine della mia vita di peccatore, mentre declino canuto insieme al mondo, mi accingo a lasciare su questo blog testimonianza degli eventi a cui mi accadde, mi accade e mi accadrà di assistere durante il periglioso viaggio che mi separa dalla tomba. E Dio mi conceda la grazia di essere testimone trasparente e cronista fedele di quanto ho visto. Possa la mia mano non tremare mentre mi accingo a scrivere certi eventi e ricordare l'inquietudine sottile che opprime l'animo mio mentre mi collego quotidianamente a questo blog poiché oggi ho la certezza che sto rettamente interpretando gli indubitabili presagi ai quali, da quando nacqui, stoltamente, non diedi peso ."

martedì 20 novembre 2012

My name is Giobbe.


Il mio nome è Giobbe
nacqui  ad  Uz
nell’Arabia settentrionale
vicino agli edomiti
a sud dei sabei
e a est dei caldei.
Temevo Dio e mi ritraevo dal male.
Ebbi sette figli e tre figlie.
Il mio bestiame era di settemila pecore
tremila cammelli
cinquecento bovini
e cinquecento asine.
Avevo anche una grande servitù.
Ero il più grande di tutti gli orientali.
Poi venne Satana
e  Dio gli chiese:” Da dove vieni?”.
E lui rispose:” Dal percorrere la terra e dal camminare per essa!”.
E Dio era certo che Satana avesse rivolto lo sguardo verso me.
Ma lui rispose che io ero al sicuro poiché avevo una siepe attorno a me.
Una siepe di protezione
e che senza di essa io avrei maledetto Dio.
Così Dio gli disse:” Ecco, ogni cosa che ha è nelle tue mani. Solo non toccare la sua anima!”
Fece questo perché era certo che io non lo avrei mai biasimato.
E Satana non perse tempo
e mandò i sabei a rubarmi il pascolo
e fece uccidere i miei servitori
eccetto uno per riferirmelo.
Poi mi presero le pecore,
 i cammelli,
e i miei figli e figlie caddero
a causa del vento
e io strappavo il mio vestito
e mi tagliavo i capelli e dicevo:
“ Sono uscito nudo dal ventre di mia madre
e nudo vi tornerò!”
Ma non peccai.
Né attribuii qualcosa a Dio.
Così Dio incontrò nuovamente Satana
e gli fece notare che io avevo mantenuto la mia integrità.
Ma Satana disse:
“ Pelle per pelle e l’uomo darà tutto ciò che ha per la sua anima!”.
E Dio rispose:
“ Ecco, è nella tua mano! Fanne quello che vuoi. Solo non toccare la sua anima!”.
E poco dopo mi ritrovai
foruncoli maligni dalla pianta del piede
alla sommità del capo.
E prendevo pezzi di terracotta per grattarmi
e mi rotolavo nella cenere.
Mia moglie una volta urlò:
“ MALEDICI IL TUO DIO E MUORI!”
E io risposi:
“ Accetteremo da Dio ciò che è buono e non accetteremo anche ciò che è male?”.
In tutto questo, credetemi, io non peccai mai con le labbra.
Ma un brutto giorno
quando il dolore diventò insopportabile
invocai il male su di me e dissi:
“Perisca il giorno nel quale nacqui,
Anche la notte che qualcuno disse: ‘È stato concepito un uomo robusto!’
In quanto a quel giorno, divenga tenebre.
Non lo cerchi Dio da sopra,
Né brilli su di esso la luce del giorno.
Lo reclamino tenebre e profonda ombra.
Vi risieda sopra una nuvola di pioggia.
Lo terrorizzino le cose che oscurano il giorno.
Quella notte, la prenda la caligine;
Non si allieti fra i giorni dell’anno;
Non entri fra il numero dei mesi lunari.
Ecco, quella notte, divenga sterile;
Non vi entri grido di gioia.
La esecrino quelli che maledicono il giorno.
Si oscurino le stelle del suo crepuscolo;
attenda la luce e non ce ne sia;
e non veda i raggi dell’aurora.
Poiché non chiuse le porte del ventre di mia madre,
e non nascose dunque l’affanno ai miei occhi.
Perché non morivo io dal seno?
Perché non uscii dal ventre stesso e quindi non spirai?
Perché mi si presentarono le ginocchia,
e perché le mammelle affinché succhiassi?”


Ma poi
quando capii
che non c’era idea
che fosse per lui irrealizzabile
Dio accettò il mio pentimento
e benedisse più la mia fine che il mio principio
e mi ritornarono
quattordicimila pecore e seimila cammelli,
e mille bovini
e mille asini.
Ebbi anche sette figli e tre figlie
e vissi centoquarant’anni
e quando morii

ero vecchio e sazio di giorni.


Il mio nome era Giobbe: e il tuo?

                                                                                                        Alva.