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web sito ImageChef Custom Images "Ormai quasi giunto al termine della mia vita di peccatore, mentre declino canuto insieme al mondo, mi accingo a lasciare su questo blog testimonianza degli eventi a cui mi accadde, mi accade e mi accadrà di assistere durante il periglioso viaggio che mi separa dalla tomba. E Dio mi conceda la grazia di essere testimone trasparente e cronista fedele di quanto ho visto. Possa la mia mano non tremare mentre mi accingo a scrivere certi eventi e ricordare l'inquietudine sottile che opprime l'animo mio mentre mi collego quotidianamente a questo blog poiché oggi ho la certezza che sto rettamente interpretando gli indubitabili presagi ai quali, da quando nacqui, stoltamente, non diedi peso ."

mercoledì 29 agosto 2012

Aria, luce, polvere e agonia.


Tra non molto, spero, diventerò cristiano
e  smetterò di respirare
la mortifera aria di questo sistema.
Ma c’è un pericolo:
ed è che dopo essere sfuggito a questa atmosfera
ne sarò continuamente adescato e risucchiato.
La sfida starà nell’essere in questo mondo
senza farne parte
come la luce:
essa ci illumina
e disperde le tenebre
afferrando le estremità della terra
e "scuotendo via i malvagi".
Non solo la luce è essenziale a ogni forma di vita
e per qualsiasi movimento,
ma accresce di molto la bellezza e la gioia della vita.
C’è qualcuno che può dire
di averla mai afferrata oltre alla polvere?
Per di più gli oltre 90 elementi di cui si compone il corpo umano
si trovano nella “polvere del suolo”.
Una volta un chimico osservò che un corpo umano adulto
si compone per il 65 per cento di ossigeno,
per il 18 per cento di carbonio,
per il 10 per cento di idrogeno,
per il 3 per cento di azoto,
per l’1,5 per cento di calcio,
per l’1 per cento di fosforo
e per il resto di altri elementi.
Che queste stime siano proprio esatte ha scarsa importanza.
Il fatto è che eravamo polvere
e prima di ritornare ad esserlo
ognuno di noi vivrà la sua agonia.

Lasciate però che vi racconti la più terribile agonia che la storia ricordi.
Il protagonista è Gesù e il luogo il giardino dei Getsemani.

Gesù termina di pregare, lui e gli 11 apostoli fedeli intonano cantici di lode. Quindi scendono dalla stanza superiore, escono nella notte fredda e buia e attraversano di nuovo la valle del Chidron in direzione di Betania. Lungo la strada però si fermano in uno dei loro luoghi preferiti: l’orto di Getsemani, situato sul Monte degli Ulivi o nelle vicinanze. Qui, fra gli olivi, Gesù si è riunito spesso con gli apostoli.
Lasciando otto degli apostoli, forse nei pressi dell’entrata dell’orto, Gesù ordina loro: “Sedete qui mentre io vado là a pregare”. Poi, presi gli altri tre, Pietro, Giacomo e Giovanni, si addentra nell’orto. Gesù comincia ad essere addolorato e gravemente turbato. “L’anima mia è profondamente addolorata, fino alla morte”, dice loro. “Restate qui e vigilate con me”.
Allontanatosi un po’, Gesù si prostra e, con la faccia a terra, comincia a pregare con fervore: “Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice. Tuttavia, non come io voglio, ma come tu vuoi”.
 Cosa intende dire? Perché è ‘profondamente addolorato, fino alla morte’?
Si sta forse ritraendo dalla decisione di morire e di provvedere il riscatto?
Niente affatto! Gesù non chiede che gli venga risparmiata la vita. Solo l’idea di evitare di offrire la sua vita in sacrificio, come una volta gli era stato suggerito da Pietro, gli ripugna. Piuttosto, Gesù è in agonia perché teme che il modo in cui tra breve morirà, come uno spregevole criminale, arrecherà grave disonore al nome del Padre suo. Egli si rende ormai conto che entro poche ore sarà messo al palo come una persona della peggiore sorta: un bestemmiatore! È questo che lo turba così tanto.
Dopo aver pregato a lungo, Gesù torna e trova i tre apostoli addormentati. Rivolgendosi a Pietro, dice: “Non avete potuto vigilare con me nemmeno un’ora? Vigilate e pregate di continuo, per non entrare in tentazione”. Ma poiché riconosce che sono stati sottoposti a grande tensione e che l’ora è tarda, aggiunge: “Lo spirito, certo, è desideroso, ma la carne è debole”.
Gesù si allontana quindi una seconda volta e chiede a Dio di rimuovere da lui “questo calice”, cioè la porzione assegnatagli da Suo Padre, la Sua volontà per lui. Quando torna, trova di nuovo i tre che dormono, mentre avrebbero dovuto pregare per non entrare in tentazione. Gesù parla loro, ma essi non sanno che cosa rispondere.
Infine per la terza volta Gesù si allontana, alla distanza di circa un tiro di pietra, e inginocchiatosi prega, con forti grida e lacrime: “Padre, se lo desideri, rimuovi da me questo calice”. Gesù soffre intensamente perché la morte che farà come se fosse un criminale coprirà di disonore il nome del Padre suo. Essere condannato come bestemmiatore — uno che maledice Dio — è quasi insopportabile per lui!
Tuttavia, continua a pregare dicendo: “Non ciò che io voglio, ma ciò che tu vuoi”. Ubbidientemente sottopone la propria volontà a quella di Dio. A questo punto appare un angelo dal cielo che lo rafforza con parole incoraggianti. È probabile che l’angelo dica a Gesù che ha la piena approvazione del Padre suo.
Ma quale peso grava sulle spalle di Gesù! È in gioco la sua vita eterna e quella dell’intera razza umana. La tensione emotiva è enorme. Perciò Gesù continua a pregare con maggiore intensità, e il suo sudore diviene come gocce di sangue che cadono al suolo.

“Pur essendo un fenomeno molto raro”, osserva un periodico medico (The Journal of the American Medical Association), “la sudorazione ematica . . . si può verificare in caso di emozioni estremamente forti”.

Non mi viene altro in mente.
Il pensiero di questa agonia
toglie spazio a qualunque altro pensiero.

Alvaro.