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web sito ImageChef Custom Images "Ormai quasi giunto al termine della mia vita di peccatore, mentre declino canuto insieme al mondo, mi accingo a lasciare su questo blog testimonianza degli eventi a cui mi accadde, mi accade e mi accadrà di assistere durante il periglioso viaggio che mi separa dalla tomba. E Dio mi conceda la grazia di essere testimone trasparente e cronista fedele di quanto ho visto. Possa la mia mano non tremare mentre mi accingo a scrivere certi eventi e ricordare l'inquietudine sottile che opprime l'animo mio mentre mi collego quotidianamente a questo blog poiché oggi ho la certezza che sto rettamente interpretando gli indubitabili presagi ai quali, da quando nacqui, stoltamente, non diedi peso ."

giovedì 5 gennaio 2012

Il settimo bicchiere.



Un po’ di tempo fa venne da me un anziano scrittore e poeta molto conosciuto. Lo feci accomodare e rimanemmo in silenzio. Uno di fronte all’altro.
Avvertii un lieve imbarazzo, quindi mi alzai e versai da bere. Iniziammo, lentamente, a sorseggiare un Cabernet Sauvignon. Il tempo scorreva e il vino anche.
Al quarto bicchiere, il canuto scrittore mi disse: “ Ho ascoltato le tue poesie alla radio…”.
“ Mmmhhhh…e allora?” - domandai con ancora un goccio di vino in bocca.
“ Niente male, davvero niente male!”.
“ Grazie, ma in confronto alle tue sono spazzatura”.
“ Oh, adesso non adularmi…non sei tenuto a reagire con dei complimenti a delle verità!”.
“ Ti assicuro che non sono complimenti…è quello che penso!”.

Ci fu un altro periodo di silenzio. Questa volta più lungo. Una specie di meditazione interiore. Uno di quei silenzi in cui, di solito, ci si prepara all’ascolto di grandi verità.

“ Ho letto anche qualche tuo racconto!” - disse il vecchio poeta, interrompendo finalmente l’oblio.
“ Che ne pensi?” - domandai.
“ SANTO CIELO! E’ energia pura! Vento gelido nell’afa della vita!”.

Per tutta risposta mi alzai nuovamente e Gli versai il quinto bicchiere.
Due minuti dopo il sesto.
Quasi subito il settimo.

Dopo averlo ingollato, rimase con lo sguardo sul pavimento per qualche istante. Poi, di scatto, lo alzò nella mia direzione e disse: “ Beh, per dirla tutta, sei schifosamente approssimativo, volgare e con atteggiamenti pseudo intellettualistici…”.

Sorrisi . Finalmente l’alcool strappava fuori da lui il suo vero pensiero, la verità, ciò che ognuno di noi pensa ma che, a causa di certe strutture mentali, non dice mai.

“…e aggiungo, totalmente privo di armonia letteraria! “ - continuò, brandendo il bicchiere come una spada, agitandolo per aria con movimenti circolari.
Terminata questa piccola scenetta si sporse in avanti, guardandomi minacciosamente.

“ Sai che ti dico? - proseguì ad alta voce - i tuoi lavori mi fanno VOMITARE!”.

Non fece nemmeno in tempo a dirlo che uno sbocco di vomito gli sporcò le labbra, iniziando a colare sul mento.
Mi alzai e gli porsi un piccolo asciugamano. Mi scostò con un’impensabile violenza. Tornai a sedermi.

“ Ma chi ti credi di essere? Perché scrivi in quella maniera? Puoi esprimerti molto meglio! Penseranno di te sempre come il figlio di un dio minore…CAZZO!...lo capisci o no?”.
Cercò di alzarsi, ma cadde a terra come un sacco di patate marce.
Tentai di rialzarlo e mentre lo facevo osservai intensamente il suo volto sporco di vino, vomito e saliva. Lo issai faticosamente e lo deposi sul divano.

“ Perché?...perché sei così?” - cantilenava sommessamente.

Lentamente e delicatamente gli risposi: “ Amico mio, io voglio scrivere per tutti quelli che, come me, sono stati presi a calci dalla vita. Per i reietti, i traditi, gli incapaci, i grassi, i brutti, i timidi, gli sfigati; insomma, per tutti coloro che sono costretti a vivere ai margini della società da chi si sente onnipotente, privilegiato e furbo.Magari lo sarà anche ma giorno verrà in cui la mia penna si ficcherà nelle loro chiappe come una dolorosa quanto indispensabile cura!”.

Detto questo lo accarezzai su una guancia.

“ Comunque Ti ringrazio per la sincerità dimostratami: è la qualità che più apprezzo nell’essere umano!” - gli mormorai dolcemente in un orecchio.

Eravamo nuovamente uno di fronte all’altro. Potevo sentire il suo alito fetido. I suoi occhi verdi guizzavano ovunque e in nessun posto.
Diede un colpo di tosse poi, a bassissima voce, disse: “ Alvaro, Tu devi osare…le tue poesie sono schiaffi morali, i tuoi racconti pugni allo stomaco; le tue parole frugano le budella di chiunque ;perché non ti pubblicano?”.

“ Mah, forse è per via del lavoro che faccio!” - fu la mia risposta.
“ No, no, no…non è per questo! Secondo me Tu spaventi qualcuno!”.
“ Chi posso spaventare? Il tipografo?” - domandai ridendo.
“ No"Tu spaventi Dio!” - disse con gli occhi fuori dalle orbite.

Il vino lo aveva sconvolto.

“ Amico mio, tu sei sbronzo!” - fu la mia conclusione.

“ Alvaro, tu sei immortale! Tu vivrai in eterno! Sei la sottile paratia che divide il buio dalla luce! Le tue parole si depositeranno nelle menti di chi ti leggerà! Non te ne andrai mai da quei luoghi! Sei magico,sei vivo in mezzo ai morti!”.

L’ultima parola gli uscì come un rantolo. Si appoggiò allo schienale del divano, privo di energia e vuoto come le mie tasche.
Mi alzai e aiutai il vecchio poeta a mettersi in piedi. Barcollava. Lo accompagnai in strada. Chiamai un taxi. Quando arrivò lo ficcai all’interno. Diedi l’indirizzo all’autista e il denaro. Guardai la vettura andarsene, con la testa del poeta che ondeggiava.
Non so perché, ma ebbi come l’impressione che non l’avrei mai più rivisto.

Risalii in casa. Mi buttai sulla poltrona ed iniziai a pensare.

Immortale io?
Sarebbe bastata una lattina di birra in più del dovuto ad uccidermi.

Appoggiai le gambe alla sedia che avevo davanti e risi di gusto, mentre con la mano destra aprii la mia prima lattina di birra.

Altre quattro mi attendevano.

Il mio primo passo verso la morte.




Alvaro.


1 commento:

  1. In vino veritas! Ma la sequenza di botte e risposte,nel dialogo surreale tra maestro ed allievo- e gli allievi superano sempre i maestri- rende la narrazione molto vivida e pungente,ma anche divertente.

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