Caro papà,
sai che ti ho visto l’altro ieri?
Camminavi come se te la fossi fatta nei pantaloni.
La tua faccia
sembrava una prugna secca
&
i tuoi occhi
due palline da ping-pong usate da troppo tempo.
Di denti & capelli nemmeno l’ombra.
Sai: mi hai quasi fatto compassione
& mi sono chiesto:
ma dov’è finito
il lurido bastardo di una volta?
quello sempre sicuro di se stesso,
quello a cui le donne non dicevano mai di no,
quello che mi diceva sempre
che non contavo un cazzo
& che non sarei mai stato nessuno?
“...a due metri da me devi stare!!questa è la giusta
distanza!”
Questo è quel che dicevi
ogni qualvolta
esprimevo un concetto
diverso dal tuo.
Poi
quando mi vedevi abbassare lo sguardo
dalla vergogna,
dalla tristezza,
dalla rabbia,
dall’umiliazione
& dall’odio
allora correvi ai ripari & con la tua voce da coglione
mi dicevi:
“…sono cose che si dicono nel nervoso!”
anche se sapevo
che eri sempre lo stesso vecchio stronzo
che galleggiava intorno a me.
Debbo dire
che non mi è dispiaciuto
quando ho saputo che stavi morendo di cancro
dopotutto
chi la fa, l’aspetti.
E sai una cosa?
Non mi mancherai!
D’altronde
tra non molto
tutti & due saremo felici
di essere due metri
uno distante dall’altro
con la sola differenza
che tu sarai sottoterra
chiuso in una bara
a marcire.
Da parte mia
è ora che ti dica questo:
fottiti e vai all’inferno
maledetto figlio di puttana.
Alva.
L'acme dell'aprezza emotiva derivante da un durissimo rapporto irrisolto tra padre e figlio.Splendidamente espressa,senza edulcorazioni formali.
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