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web sito ImageChef Custom Images "Ormai quasi giunto al termine della mia vita di peccatore, mentre declino canuto insieme al mondo, mi accingo a lasciare su questo blog testimonianza degli eventi a cui mi accadde, mi accade e mi accadrà di assistere durante il periglioso viaggio che mi separa dalla tomba. E Dio mi conceda la grazia di essere testimone trasparente e cronista fedele di quanto ho visto. Possa la mia mano non tremare mentre mi accingo a scrivere certi eventi e ricordare l'inquietudine sottile che opprime l'animo mio mentre mi collego quotidianamente a questo blog poiché oggi ho la certezza che sto rettamente interpretando gli indubitabili presagi ai quali, da quando nacqui, stoltamente, non diedi peso ."

giovedì 15 settembre 2011

L'appuntamento.

Era una bella e fredda mattina d’inverno in mezzo a quelle montagne. Direi anzi gelida. La notte appena trascorsa aveva ghiacciato completamente il laghetto antistante alla loro capanna.
Gli alberi intorno erano carichi di neve che ne appesantiva i rami e li piegava fin quasi a spezzarli. L’uomo si alzò dal suo giaciglio di fieno ricoperto di stracci per primo. Aprì con fatica la pesante porta di legno e si diede da fare per rimuovere la neve che vi si era ammassata contro durante la notte. Quand’ebbe finito diede una lunga occhiata intorno e rientrò. La sua donna tossiva. L’aria era viziata e puzzava, ma non si poteva far entrare freddo perché il loro bambino stava ancora dormendo. Entrambi si diedero da fare per accendere il fuoco. Quando la fiamma iniziò a crepitare, intorno a loro si levò del fumo. L’uomo prese una grande pezza di pelle di capra ed iniziò a sventolarla affinché deviasse verso la piccola apertura a mo’ di camino posta più in alto. Il fuoco aveva preso bene ed il fumo si era dileguato.
Ora il calore stava accarezzando ogni cosa intorno.
L’uomo agguantò una specie di pentola ed uscì nuovamente. La riempì di neve comprimendola per bene con forti schiaffi. La donna mise sul fuoco la pentola e trasformò la neve in acqua e poco dopo in acqua calda. Quando iniziò a bollire versò all’interno delle frattaglie di pollo e capra mescolando con un corto pezzo di legno, aggiunse qualche manciata d’erba e pezzi di frutta ormai secca. Il bimbo si levò e corse prima dalla mamma che gli diede un bacio sulla fronte e poi dal padre che lo prese in braccio e lo strinse forte. Poco dopo tutti e tre consumarono la loro colazione. Era una grande fortuna, per quei tempi ed in quei luoghi, poter iniziare la giornata con lo stomaco così pieno, ma l’estate passata l’uomo l’aveva trascorsa a far scorte di cibo e pelli quindi, più che fortuna, direi la conseguenza logica di un duro lavoro. Quasi subito dopo la donna fasciò il bimbo di stracci e pelli e gli mise un copricapo che lo faceva assomigliare ad un piccolo bisonte.
L’uomo era già fuori che controllava il tetto della piccola casa. Uscì di corsa anche il bambino giocando allegramente sulla neve mentre il sole splendeva, riflettendo i suoi meravigliosi giochi di luce ovunque.
Il silenzio regnava e le montagne intorno a loro parevano proteggerli. Avevano tutto ma erano soli. Da troppo tempo. Così quel mattino la donna vide il suo uomo guardare insistentemente la montagna più bassa. Prese il piccolo in braccio e con il capo chino si sedette su una grossa pietra sotto ad un albero. Aveva capito. Poco dopo lui rientrò. Si legò delle pelli sul corpo; si avvolse i piedi con della paglia tenuta ferma da stracci ed assicurata alle caviglie da piccole funi.
Mangiò abbondantemente e si riempì una sacca di cibo.
Parlò con la donna e lei lo abbracciò. Poi prese in braccio il bambino e stette a spiegargli il perché questa volta non potevano uscire insieme. Poi lo appoggiò delicatamente a terra. Si inginocchiò. Infilò una mano nella sacca ed estrasse un frutto. Glielo porse con la promessa che sarebbe tornato presto. Poi si rialzò ed uscì.
La neve cedeva al suo peso ed il ghiaccio scricchiolava. Si voltò un paio di volte e salutò la sua famiglia. Poi, guardando la montagna, sorrise al pensiero di quando avrebbe trovato qualcuno oltre di essa. Il suo passo era deciso. Le sue gambe forti. Voleva far presto. Era certo di non essere solo. Sarebbe tornato dalla sua donna e da suo figlio. Nella sua casa. Avrebbe passato l’inverno a raccontar loro della gente che vive oltre la montagna.
Solamente si stupiva di aver preso quella decisione proprio ora, in pieno inverno e da solo. Era come se una misteriosa forza invisibile lo attirasse a sé. E qualcuno o qualcosa lo attendesse.
Non poteva sapere che quella montagna, testimone immobile di milioni di inverni, aveva deciso di scegliere proprio lui per regalargli l’eternità ed un posto nella storia.
In quella splendida mattina
su quella montagna
a Similaun.

Hal

1 commento:

  1. Bellissima la descrizione,semplice,diretta e autenticamente reale,del quadretto famigliare..ed è reso molto bene il teatro naturale dove si svolge il racconto. Ed anche la riflessione finale.

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