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web sito ImageChef Custom Images "Ormai quasi giunto al termine della mia vita di peccatore, mentre declino canuto insieme al mondo, mi accingo a lasciare su questo blog testimonianza degli eventi a cui mi accadde, mi accade e mi accadrà di assistere durante il periglioso viaggio che mi separa dalla tomba. E Dio mi conceda la grazia di essere testimone trasparente e cronista fedele di quanto ho visto. Possa la mia mano non tremare mentre mi accingo a scrivere certi eventi e ricordare l'inquietudine sottile che opprime l'animo mio mentre mi collego quotidianamente a questo blog poiché oggi ho la certezza che sto rettamente interpretando gli indubitabili presagi ai quali, da quando nacqui, stoltamente, non diedi peso ."

martedì 18 settembre 2012

Il gabbiano di Dover.


Probabilmente
non esistono al mondo
volatili più belli ed eleganti

dei gabbiani del Kent.

Hanno penne candide
macchiate di grigio sulle ali
e sono giganteschi!

Ti chiedi :  “Come potranno alzarsi in volo?!”.

Ed invece lo fanno.

Con una grazia incredibile.

Sono anche furbi
e
spaventosamente affamati.

Ma la loro non è una fame
come quella che colpisce quotidianamente
chiunque di noi. No!

La loro è una fame atavica.

Una voracità che non ha pari
tra i loro simili.

Mangerebbero qualunque cosa

ma

essendo inglesi

esercitano self-control.

Mi affascinarono subito
sin dalla prima volta che li vidi.

Volete sapere come ci incontrammo?

Ecco qua…


…attraversai la Manica per la prima volta
durante una giornata brutta e piovosa

il mare era gonfio
ed il traghetto ondeggiava.

Ad una signora scappò di mano
una bimba molto piccola
che rotolò per mezza nave.

La madre le correva dietro gridando:
“Oh…miodiomiodiomiodiomiodio…!”

Non sapevo se ridere o aiutarla.

Decisi di ridere
anche perché
sarebbe bastato attendere
la fase ascendente del rollio

per riavere la bimba
di nuovo al suo posto.

Iniziai a stare male
verso la fine della traversata
quindi decisi di mangiare qualcosa.

Acquistai – a carissimo prezzo – un panino.

Avevo sentito dire
che se lo stomaco lavorava
sarebbe passato il malessere.

Mancavano circa venti minuti
all’arrivo a Dover.

Mi sedetti
ed iniziai a sgranocchiare
il mio panino.

Alla mia sinistra
c’era un oblò rifinito in ottone:

da lì vedevo il mare infuriato.

Ad un certo punto
mi sentii osservato.

Mi girai verso la gente
di fianco a me.

Nulla!

Io ero per loro
come la sedicesima luna di Plutone: inesistente!

Continuai a masticare.

La sensazione
diventò tangibile.

Questa volta
mi voltai a sinistra
e guardai attraverso l’oblò:

un enorme gabbiano
si faceva trasportare
dal vento

e con il suo testone
mi guardava.

Il vento
lo sbatacchiava ovunque
ma lui resisteva!

Era incredibile!

Rimasi ad osservarlo:
aveva una pancia gigantesca
all’incirca come la mia

solo che lui volava
mentre io riuscivo a malapena
a fare le scale.

Ci guardammo ancora
poi lui cabrò e sparì.

Stavamo attraccando
per cui scesi
al ponte inferiore
e salii sul mio mezzo.

Il portellone di prua si aprì
e mi avviai lentamente.

Sbrigate le formalità doganali
mi posteggiai
e, mentre trafficavo con dei documenti,

sentii la cabina
inclinarsi leggermente a sinistra.

D’istinto guardai lo specchio laterale
e proprio sopra di esso c’era lui:

il gabbiano dell’oblò.

Lo riconobbi dalla pancia.

Si era ricordato di me
anzi
del mio panino.

Era lì
maestoso
con la sua livrea in bianco e nero
ed il becco un po’ curvo.

Decisi di chiamarlo Gibbo.

Abbassai il vetro
e tentai di accarezzarlo
ma lui faceva il gesto di beccarmi.

Poi iniziò ad urlare
“YAAHKK! YAAHKK! YAAHKK!”

Muoveva il collo avanti ed indietro
alzava le zampe
ed apriva il becco.

Avevo capito:

era affamato!

Io avevo solo
scatolette di tonno e carne.

Ne aprii una al tonno
e provai a dargliela:

sbranò il contenuto
in un colpo!

Ne aprii un’altra:

idem!

Aprii la scatoletta di carne:

uguale!

Era famelico.
Ogni tanto faceva
“YAAHKK! YAAHKK!”

Era felice.
Aveva trovato un grullo!

Gli diedi ancora
un pezzo di parmigiano
mezza mela e cinque caramelle.

Era tardi
ed io dovevo andare.

Spiegai a Gibbo la situazione.

Lui rispose “YAAHKK!”.

Allora iniziai a muovermi
piano piano.

Niente!
Era sempre aggrappato alla staffa.

E mi guardava.

Ingranai la marcia e partii.

La scena era ridicola:

chi ci vedeva poteva pensare
che a quel povero gabbiano
gli avevo imprigionato le zampe

per tenerlo come soprammobile
là fuori!

Iniziai a preoccuparmi.

Guidavo e lo guardavo

Sembrava inebetito.

Forse era in piena digestione.

Ma quando raggiunsi
la cima della costa
si staccò.

Fece un largo giro
sopra di me

e poi
picchiò verso il mare.

Sembrava uno Stukas
in fase di bombardamento!

Salutai Gibbo

mentre dietro a me
scomparivano
le bianche scogliere di Dover

stupidi

inanimati

pezzi di roccia.


Alva.

1 commento:

  1. Le esperienze di un creativo disadattato(mi ricordi me) stravagante:ossigeno per la mente.

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