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web sito ImageChef Custom Images "Ormai quasi giunto al termine della mia vita di peccatore, mentre declino canuto insieme al mondo, mi accingo a lasciare su questo blog testimonianza degli eventi a cui mi accadde, mi accade e mi accadrà di assistere durante il periglioso viaggio che mi separa dalla tomba. E Dio mi conceda la grazia di essere testimone trasparente e cronista fedele di quanto ho visto. Possa la mia mano non tremare mentre mi accingo a scrivere certi eventi e ricordare l'inquietudine sottile che opprime l'animo mio mentre mi collego quotidianamente a questo blog poiché oggi ho la certezza che sto rettamente interpretando gli indubitabili presagi ai quali, da quando nacqui, stoltamente, non diedi peso ."

domenica 15 settembre 2013

Voltri's C.E.P. ( Case Edilizia Popolare di Voltri)

Non c’era nulla di buono in quel cuore,solamente rabbia e tristezza. Nulla che sarebbe riuscito ad  accomunarlo a qualunque altro cuore. Nulla che avrebbe permesso a qualcosa di positivo di potervi entrare.
Era solo un muscolo al centro del petto. Che pompava migliaia di litri di sangue ogni giorno. Che potevi ascoltare nel silenzio della notte. Che ti avrebbe accompagnato fino al mattino. Che tu lo avessi voluto o che avessi sperato il contrario.
Era, per così dire, un indispensabile “oggetto” che valeva la pena di sopportare per non perdersi l’ennesima puntata di quell’incredibile commedia chiamata vita.


“ALLORA,  LA VOGLIAMO FINIRE O NO?”

Era sempre così,tutte le notti, alla stessa ora, nello stesso medesimo momento in cui il suo vicino apriva la porta del bagno che dava sopra la sua camera da letto.


“ EHI, HAI SENTITO? QUELLA MALEDETTA PORTA NON MI FA DORMIRE!

Non si poteva certo dire che il suo carattere fosse dei migliori; anzi, a ben analizzare i fatti, si poteva affermare,con un bassissimo margine di errore, che Alvaro avesse il carattere più bastardo e degradato della terra. Si era trasferito in quel caseggiato di periferia dopo essersi rovinato col gioco, anche se le donne avevano fatto la loro parte in grande misura. Viveva in un appartamento di 35 metri quadrati e l’unico balcone che tentava di dare un po’ di spazio e aria a quell'angusto locale si affacciava su uno   stradone sterrato che alzava tonnellate di polvere ogni minuto.
La sua intera esistenza era stata costellata di momenti grandiosi: soldi, donne, gente importante...ma non se li era saputi gestire con parsimonia e così era stato scaraventa-
to nei bassifondi della vita alla stessa velocità con la quale, anni addietro, aveva raggiunto la vetta su cui, così dicono, risiedono gli Dei.

“ IL GIORNO CHE VERRO’ SU DA TE IN QUEL TUO LURIDO APPARTAMENTO , SARA’ SOLO PER SPACCARTI IN TESTA QUELLA STUPIDA  PORTA!”

Non accadeva quasi mai nulla nel quartiere in cui viveva;voglio dire mai nulla che potesse essere ricordata con un sorriso. Ai lati delle strade le siringhe usate ti sbattevano in faccia la realtà della droga mentre la gente, che camminava con la testa bassa, era ben poco disposta al dialogo. I pochi alberi che avevano avuto la sventura di crescere in quel luogo erano rinsecchiti e con i rami puntati verso terra, come se ad un certo punto si fossero accorti in che razza di posto avessero deciso di piantare le proprie radici e volessero, con un pietoso quanto inutile inchino, ritornare verso la terra. Era certo che se quelle piante avessero avuto un desiderio da esprimere, non avrebbero esitato nemmeno un secondo a far ripiombare quella strada nella più assolata solitudine.

“SEI SOLO UN MALEDUCATO! HAI CAPITO O NO? SE TI DA’ FASTIDIO LA MIA  PORTA NON DEVI FAR ALTRO CHE TRASLOCARE DA UN ALTRA PARTE. E’ CHIARO?!”

I gatti occupavano un ruolo predominante nel quartiere: dare la caccia ai topi. Essi venivano foraggiati dalle vecchiette rimbambite che non avevano null'altro da fare se non quello di raccattare cibo di ogni genere per i loro pasti. Le vegliarde,nella loro obnubilante senilità, non potevano sapere che così facendo invogliavano alla pigrizia i loro adorati felini. Avete mai visto un gatto, con la ciotola zeppa di carne trita, correre dietro a un topo? Certo che no! Il risultato? I ratti si moltiplicavano in maniera esponenziale e da lì a non molto si sarebbe dovuto ricorrere all'esercito!

“PERCHÉ’ NON SCENDI GIÙ’ E VIENI A DIRE  LE STESSE COSE DAVANTI A ME? HAI PAURA? SECONDO ME TI CAGHI ADDOSSO!”

Tutto intorno al quartiere una strada si inerpicava fino a raggiungere un santuario, luogo di devozione per quelli che ancora credevano in dio. Oltre quel santuario solamente un cimitero che nascondeva i resti di chi aveva osato sfidare una vita dura in un quartiere durissimo.La gente che “da basso” saliva per visitare i propri cari, si aggirava in quel luogo senza timore; quasi con un senso di invidia per chi si trovava sotto quella terra. Sapevano che alla fine sarebbe toccato a loro ma non immaginavano quando. Forse proprio per questo erano così nervosi: non sapere quando, finalmente,sarebbe giunta l’ora di abbandonare quel luogo, senza per questo doverselo ricordare anche solo per un minuto.

“VUOI CHE SCENDO GIÙ’, EH? SAI CHE SUCCEDE SE SCENDO? SE SCENDO GIÙ’ TI INFILO UN DITO IN UN OCCHIO E TE LO FACCIO USCIRE DA UN ORECCHIO. ECCO QUELLO CHE SUCCEDE SE SCENDO!”

I tossicodipendenti vagavano come sterco galleggiante in preda a lente correnti marine che dalla costa si spingono verso l’orizzonte senza mai oltrepassarlo. Erano sempre in cerca di denaro facile, soprattutto quello degli altri; soprattutto quando gli altri non si sarebbero mai sognati di darglielo. Ti avrebbero spaccato il vetro della macchina anche solo per rubarti un euro e venduto la loro madre per molto meno.

“ NON HO BEN CAPITO CHE COSA HAI DETTO. VERAMENTE TU PENSI DI FICCARMI UN DITO IN UN OCCHIO? E SE IO INVECE TI APRISSI LA TESTA IN DUE E CI SPUTASSI DENTRO? POTREBBE ESSERE DIVERTENTE!”

Non era una zona di fighetti o cose del genere. Chi viveva lì aveva le carte in regola. Se abitavi al C.E.P. non potevi essere uno qualunque. Dovevi per forza cercare di essere il migliore o perlomeno tentarci. Non c’era spazio per l’improvvisazione.
Era come una giungla circoscritta: ognuno aveva il proprio ruolo, finalizzato al buon andamento del territorio. Volevi star tranquillo e goderti i giorni che gli dei ti avevano riservato? Dovevi farti gli affari tuoi! Nella maniera più assoluta.

“ MA CHI TI CREDI DI ESSERE? NON SEI NESSUNO! DA QUANDO SEI ARRIVATO IN QUESTO POSTO NON FAI ALTRO CHE FAR CASINO A TUTTE LE ORE! STAI ALL'OCCHIO STAI. HO UN PEZZO DI FERRO CALIBRO NOVE PARABELLUM CHE HA UNA VOGLIA MATTA DI CONOSCERTI!”

A volte, anche quando non rompevi l'anima a nessuno, c’era sempre la testa calda pronta a romperla a te. Era come se ogni tanto ci si dovesse confrontare per forza, nonostante il motivo potesse essere banale e puerile come un semplice sguardo.

“ SAI DOVE LO DEVI METTERE QUEL FERRO? NELL'UNICO POSTO DEL TUO CORPO DEGNO AD ACCOGLIERLO!”

Poteva anche capitarti di incontrare la polizia. Si trattava, quasi sempre, di visite volute dall'amministrazione comunale per tranquillizzare l’onesta schiera di elettori che vivevano  nei quartieri “bene”, preoccupati che alle loro profumate figlie non venisse in mente di frequentare certa gente; e che se proprio avessero dovuto subire il loro maschio fascino non sarebbero state costrette di ritornare ad Albaro o Castelletto con un maledettissimo ricordo di quella zona.

“ PERCHE’ NON VIENI SU A FARLO? PERCHE’ NON VIENI SU CON TUTTA QUELLA TUA TRIPPA BUDEGOSA?”

Alvaro non se lo fece ripetere due volte: aprì la porta e iniziò a salire le scale che lo dividevano dal vicino.

“ STO ARRIVANDO, SPURGO DI FOGNA ! STO ARRIVANDO E SONO NERVOSO E QUANDO SONO NERVOSO SCOPPIANO GUAI!”

L’altro uomo corse in camera, aprì uno sportello ed estrasse la calibro nove.
La caricò velocemente, la armò e con passo veloce si diresse verso il pianerottolo.

“ TI STO ASPETTANDO, IMBECILLE.  TI STO ASPETTANDO!”

Alvaro fece gli ultimi gradini quasi di corsa e, quando intravide la sagoma dell’uomo, gli si avventò contro. Le sue grandi mani iniziarono a stringere il collo dell’altro.

“ CREPA!TI STACCO IL COLLO.TE LO STACCO QUESTO COLLO !”

L’altro, quasi totalmente in apnea, gli sorrise e disse:

“VAI ALL'INFERNO!”

Poi si udirono due colpi in rapida successione.
Subito dopo il silenzio.
Alvaro indietreggiò per qualche metro e si accasciò a terra. Un rivolo di sangue sgorgava da sotto il suo corpo ormai esanime.
L’altro uomo, con ancora la pistola in mano, rimase per qualche secondo a guardare la scena che gli si presentava davanti agli occhi. Era come inebetito. Quando realizzò cosa aveva fatto alzò la canna della pistola all'altezza della tempia sinistra e, senza esitare, premette nuovamente il grilletto.
Qualcuno, da dietro la porta, chiamò la polizia.
Arrivarono molte macchine. Furono scattate decine di fotografie. I cadaveri furono infilati in due sacchi di plastica neri e spediti all'obitorio. Un solerte poliziotto fece  molte domande, senza mai avere risposte esaurienti.
La gente, da dietro le persiane, spiava ogni cosa.
Le ultime due macchine della madama se ne andarono con le sirene spiegate.
Le luci blu dei lampeggianti si infiltrarono, per pochi attimi ancora, tra quei vicoli dove qualche anima persa si iniettava l’ennesima dose.
Dopo un attimo tornò il buio e con esso un forte vento si levò da mare.
Il camion della nettezza urbana stava iniziando il suo giro mentre l’autista, bestemmiando, compiva evoluzioni da circo per evitare le macchine che si erano posteggiate in malo modo. In lontananza i rumori del V.T.E. si lasciavano sfuggire gli strazianti urli dei trackers che sollevavano i container; dalle navi alle banchine. Incessantemente.
Il mattino incalzava e nell'appartamento, sopra quello che fu di Alvaro,una finestra sbatté per effetto del vento, lasciando entrare un delicato profumo di salsedine.
La porta del bagno iniziò nuovamente a cigolare, spaccando in due il mortale silenzio che vi regnava.
Il rumore si fece regolare ed  insistente. Insopportabile ed ipnotico.
Col passare dei minuti quel cigolio diventò un tormento, come un trapano nel cervello. In un appartamento accanto un ragazzo si stava facendo il caffè. Da lì a non molto avrebbe iniziato il suo turno di mattina in porto. Aveva dormito bene quella notte. Non era poi male quel quartiere, pensava. Certo, quel cigolio che sentiva, se fosse stato di notte sarebbe stato un problema . Al ritorno lo avrebbe fatto presente al vicino.



                                                                                                  Alvaro.

1 commento:

  1. Notevole la capacità di aggregare svariati dettagli,anche i solitamente meno cospicui,del grigiore pefirico urbano;quasi una voce fuoricampo accompagnasse l'evolversi delle vicende pulp che hanno Alvaro come protagonista assoluto.

    Ale

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