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web sito ImageChef Custom Images "Ormai quasi giunto al termine della mia vita di peccatore, mentre declino canuto insieme al mondo, mi accingo a lasciare su questo blog testimonianza degli eventi a cui mi accadde, mi accade e mi accadrà di assistere durante il periglioso viaggio che mi separa dalla tomba. E Dio mi conceda la grazia di essere testimone trasparente e cronista fedele di quanto ho visto. Possa la mia mano non tremare mentre mi accingo a scrivere certi eventi e ricordare l'inquietudine sottile che opprime l'animo mio mentre mi collego quotidianamente a questo blog poiché oggi ho la certezza che sto rettamente interpretando gli indubitabili presagi ai quali, da quando nacqui, stoltamente, non diedi peso ."

venerdì 3 dicembre 2010

                            Dedicato al Milite ignoto.

Nessuno saprà mai quando nacque.
Né come trascorse quel poco che visse.
Ma tutti sanno come morì.

Fu durante una guerra,
sanguinosa e cruenta,
fatta per difendere i sacri confini di una patria,
che nulla gli aveva dato,
se non sogni di vittoria
e incerte certezze.

Era
quasi sicuramente
poco più di un bambino
e la paura lo faceva tremare
anche sotto il sole cocente.

Aveva tra le mani un fucile,
che spesso si inceppava e vestiti inadatti per affrontare l’inverno della montagna.

Ma gli ordini che riceveva erano sempre precisi e chiari:

- AVANZARE E RESISTERE! A COSTO DELLA VITA! -

La Sua vita.

E lui camminava con il fango alle ginocchia
e il morale nella scarpe.

Probabilmente non sapeva nemmeno
a chi doveva sparare.

Com’era il nemico?
Molto diverso da lui?

Aveva capito, però,
che per non morire
bastava stare in trincea,

seduto,
tremante.

I giorni passavano.

Bisognava resistere.

Anche senza cibo.
Anche senza acqua.

Ma tu eri forte,
avevi la gioventù dalla tua parte.
La patria si era affidata a te.
Non potevi deluderla.
Bastava non fare come i tuoi compagni che,
distrutti dalla febbre,
dalla fame
e dalla paura

si alzavano
e camminavano verso il nemico.

Ogni volta che uno lo faceva,
aspettavi i colpi del fucile
che avrebbero messo fine
a quella misera esistenza.

Era semplice smettere di soffrire: dovevi alzarti e camminare.

Ma tu hai resistito.
E quando intorno a te
c’erano solo cadaveri
hai pensato
che veramente saresti riuscito a tornare a casa.

Se solo avessi finto di esser morto.

Ma
quando hai sentito
qualcuno avvicinarsi a te,
hai creduto che la tua patria
ti avesse mandato l’aiuto
di cui tu avevi bisogno…

e hai urlato la tua disperazione,
con quanto più fiato avevi in corpo.

Invece
hai incontrato altri ragazzi.
Proprio come te.
E per loro TU eri il nemico.
Un nemico stanco,
assetato,
affamato,
senza munizioni e terrorizzato.

Quando i vostri sguardi si sono incrociati,
abbozzasti perfino un sorriso.

Ma non per renderti simpatico,
perché finalmente
potevi vedere chi
da mesi
avevi odiato
anzi,
chi ti avevano detto di odiare.

Era colpa sua se ti trovavi lì.
Lontano da casa e nel fango.
Senza tener conto che anche per lui era la stessa cosa.

Solo che lui aveva avuto un po’ più di fortuna.

Mentre ascoltavi la sua incomprensibile lingua, sembravi felice.
Non tremavi più.
La fatica era svanita.
Sapevi che in un modo o nell’altro te ne saresti andato da lì.

I tuoi pensieri si interruppero
quando sentisti un rumore metallico.

Lo conoscevi bene.

Era lo stesso rumore
che faceva il tuo fucile
quando finalmente riuscivi
a mettergli un colpo in canna
dopo svariati tentativi.

Ma mai col primo, come aveva fatto lui.

Lo guardasti negli occhi, quando prese la mira.
Poi, chiudendo i tuoi, cercasti quelli di tua madre.

Per l’ultima volta.



Ora sei un eroe.

Da decenni, due soldati, con una bellissima divisa, stanno a fianco a te.

Ogni ora del giorno e della notte.

Sia che piova.
Sia che nevichi.

E la tua patria, ogni anno, celebra una sontuosa festa in tuo onore.

Ora sei il simbolo
di tutti quelli che morirono
senza che qualcuno
sia riuscito mai a dar loro un nome.

A Voi. Ragazzi della nostra terra.
A Voi. Eroi di una patria che vi abbandonò al Vostro destino.

Lassù.
Sulle montagne.

Nel più profondo inferno.

A due passi da Dio.



                                                                                     Hal

1 commento:

  1. Splendido epitaffio ai caduti della Grande Guerra...poveri ragazzi mandati a morire,per le farneticazioni di politici e uomini di stato insensibili come pietre...

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