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web sito ImageChef Custom Images "Ormai quasi giunto al termine della mia vita di peccatore, mentre declino canuto insieme al mondo, mi accingo a lasciare su questo blog testimonianza degli eventi a cui mi accadde, mi accade e mi accadrà di assistere durante il periglioso viaggio che mi separa dalla tomba. E Dio mi conceda la grazia di essere testimone trasparente e cronista fedele di quanto ho visto. Possa la mia mano non tremare mentre mi accingo a scrivere certi eventi e ricordare l'inquietudine sottile che opprime l'animo mio mentre mi collego quotidianamente a questo blog poiché oggi ho la certezza che sto rettamente interpretando gli indubitabili presagi ai quali, da quando nacqui, stoltamente, non diedi peso ."

giovedì 28 aprile 2016

SUBSONICA E MORTE.

                                              

Afosa giornata di Luglio.
Ascolto i Subsonica.

                                      Alba scura;

e fuori il sole spacca la terra e la gente sbrocca.

                                      Istantanee;
e gli alberi pietrificati,
e i gatti nelle cantine,
e quelli che si incontrano.

                                      Eva incontra Eva;

Romano – Casacci – Di Leo lottano come dannati.
Sono tosti. Massicci. Fuori controllo. Caricano a testa bassa. Musica che spacca le lamiere. Un pazzesco volume di suono.

                                      Come se;

le vibrazioni del mondo intero
convogliassero intorno a me
e d'un tratto

                                      Colpo di pistola;

l'aria si apre
lascia passare le note
la batteria, il basso, la voce rabbiosa
sta giocandosi la sua migliore carta.
( mi infilo una pasta in bocca e do una golata al vino).


                                      Amore sogna;

il mio vicino picchia sul muro e impreca.
Urla di finirla.
Che sono bastardo.
Ma io ho troppo vino nel sangue e non riesco ad alzarmi.

                                      Nuova ossessione;

sono a terra. Il pavimento è freddo. Mi piego da un lato. Ho i brividi. La congela nella schiena. Vomito.

                                      Strade;

nona traccia. Sto male. Il telefono squilla. Il cellulare squilla. Io sono a tocchi. Il mio sudore scende e bagna il pavimento.

                                      Preso blu;

e scivolo in un oblio stupido.

Si innesca                        
                                     Sole silenzioso;

cerco di alzarmi. Il telefono continua a squillare. Mi trascino al divano. Bevo ciò che è rimasto da una bottiglia. Liquido gelido, alcolico, ipnotico, impetuoso e spietato.

                                      Fiumi urbani;

qualcuno bussa alla porta.
Qualcuno che ha le chiavi e cerca di aprire.
Ma io ho chiuso dall'interno. Continuo a vomitare.
Arriva altra gente. Urlano il mio nome.
Caldo, vino, ecstasy.
Giorni come questo
corrono attraverso le braccia
dentro la testa
e giù nelle budella.

Hanno sfondato la porta. Urli. Pianti.
I paramedici del 118 si aggrappano a me.
Vogliono strapparmi dalle catene. Dalla morte.
Mi puliscono il viso. Maschera ad ossigeno. Adrenalina nelle vene.

Le catene.

Una luce artificiale mi sta cercando. Urlano il mio nome.
L'autoambulanza mi trasporta con la sirena a manetta.
Mi lascio andare. Qualcuno dice di fare in fretta.
Sbuffo.
Aria che se ne va. Vita che se ne va.

Staccano la sirena.
La macchina rallenta.
Fuori il caldo è terribile.

C'è chi non è mai stato prigioniero.
C'è chi non è mai stato libero.

Nella mia stanza parte l'ultima traccia.

                            Liberi tutti.

Ma io non ci sono più per sentirla.

                                                                                              Alva.

2 commenti:

  1. La telecronaca in diretta di se stessi:la convulsa sequela di emozioni laceranti,il contrasto-connubio ultraefficace tra dolore fisico e dolore morale...La disperazione lanciata a tutto volume...e..si salvi chi può. Grande Hal. Ale

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  2. Tu sai difendermi e farmi male
    ammazzarmi e ricominciare
    a prendermi vivo
    sei tutti i miei sbagli
    a caduta libera
    e in cerca di uno schianto
    ma fin tanto che sei qui
    posso dirmi vivo.
    Tu affogando per respirare
    imparando anche a sanguinare
    nel giorno che sfugge
    il tempo reale sei tu.
    Tu a difendermi e farmi male
    sezionare la notte e il cuore
    per sentirmi vivo
    in tutti i miei sbagli.
    Non mi importa molto se
    niente è uguale a prima
    le parole su di noi
    si dissolvono così.
    Tu affogando per respirare
    imparando anche a sanguinare
    nel giorno che sfugge
    il tempo reale sei tu.
    Tu a difendermi e farmi male
    sezionare la notte e il cuore
    per sentirmi vivo
    in tutti i miei sbagli.
    Tu affogando per respirare
    tu il mio orgoglio che può aspettare
    e anche quando see'è più dolore
    non trovo un rimpianto
    non riesco ad arrendermi
    a tutti i miei sbagli.
    Sei tutti i miei sbagli
    Sei tutti i miei sbagli
    Sei tutti i miei sbagli.

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