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web sito ImageChef Custom Images "Ormai quasi giunto al termine della mia vita di peccatore, mentre declino canuto insieme al mondo, mi accingo a lasciare su questo blog testimonianza degli eventi a cui mi accadde, mi accade e mi accadrà di assistere durante il periglioso viaggio che mi separa dalla tomba. E Dio mi conceda la grazia di essere testimone trasparente e cronista fedele di quanto ho visto. Possa la mia mano non tremare mentre mi accingo a scrivere certi eventi e ricordare l'inquietudine sottile che opprime l'animo mio mentre mi collego quotidianamente a questo blog poiché oggi ho la certezza che sto rettamente interpretando gli indubitabili presagi ai quali, da quando nacqui, stoltamente, non diedi peso ."

martedì 20 dicembre 2011

23 giorni di vacanza gratis.

  

Tutto accadde una sera di molti anni fa. Ero giovane e scalpitante. Il periodo in cui lavoravo come un pazzo nei mesi estivi, per poi andare a far baldoria oltre confine. Di solito nella vecchia e cara Inghilterra. Precisamente a Liverpool. Quella città era come una baldracca di lusso: bella e volgare al tempo stesso; ma se avevi un bel gruzzoletto in tasca, ti avrebbe fatto godere in maniera perversa. Dicevo, andavo là perché c’era birra eccellente e la gente mi piaceva. Non so se io piacevo a loro, ma queste sono cose che non ti chiedi mai, soprattutto quando ci sei in mezzo.

Frequentavo locali terribili, bazzicati perlopiù da teppisti e padri di famiglia alcolizzati.
Stavo bene in quelle bolge. Nessuno faceva domande e, particolare non trascurabile, nessuno dava risposte in caso ce ne fossero state. Eravamo lì tutti per lo stesso motivo: bere.
Si sapeva che non avremmo dovuto romperci l'anima l’un l’altro, pena risse furibonde durante le quali chiunque poteva diventare una bestia assassina incontrollata. Per farla breve, quella sera entrai in un pub tra la Evelyn C.H.  street e la Harbor Columnis road. C’era poca gente e, come al solito, per farmi amico di tutti, offrii da bere ai presenti. Era una mossa astuta. Creavo intorno a me l’aura dell’idiota, di quello che avrebbe pagato di nuovo, di quello da tenere buono per il bicchiere successivo.
Il cameriere portò le birre e noi le assalimmo: erano pinte da un litro e quando ne finivi una, ti era a malapena passata la sete. Ne ordinai un altro giro. anche per tutti gli altri. Ci fu come una piccola ovazione.

“ LUNGA VITA!” - urlò qualcuno.

Mi tastai la saccoccia e valutai positivamente il mio stato economico. Era okay. Mi rilassai. La cosa peggiore che ti poteva capitare, in quel genere di posti, era di rimanere senza denaro.
Attaccai la seconda pinta e iniziai ad assaporarla. Questa volta da professionista: centellinandola con cura. Ero nel bel mezzo di un ragionamento in cui valutavo
quante possibilità potevano esserci, in una ipotetica scala da 1 a 2, che da un momento all’altro potesse entrare Alessandro Baricco, piegato in due dalla stanchezza per aver scaricato, da solo, un container di pellame proveniente dall’India,  quando entrò un ganzo vestito da straccione anzi, come la controfigura di un pezzente in un film di Tarantino sugli “homeless”. Lo guardai. Non era Baricco. Non ci somigliava nemmeno un po’. Peccato! - pensai . Gli avrei offerto una birra anche se lui, in seguito, da quel gesto, ci avrebbe scritto un romanzo. Il tipo ordinò una birra che arrivò quasi subito. Prese la pinta e si avvicinò a me. Lo guardai venirmi incontro e qualcosa dentro di me si attivò con la solita vocina che iniziò a sussurrarmi: “ Stai all’occhio, amico mio, quel fottuto figlio di N.N. ha tutta l’aria di uno che potrebbe, in un amen, scaraventarti nei casini!”.
Al diavolo! - risposi alla vocina - e mi rovesciai una mestolata di rossa giù per il gargarozzo. Il cencioso si piazzò, baldanzosamente, davanti a me e disse: “ Ehi capo, togliti di torno!”.

Abbassai lo sguardo, diedi un sorso alla mia birra e risposi: “ C’è qualcosa che non va, amico?”.
Ebbi come l’impressione che la mia domanda lo avesse fatto incazzare.
“ Questo tavolo è mio!” - urlò il demente.
“ Questo tavolo è di chi si siede!” - risposi, con la calma tipica di chi possiede una saggezza interiore indiscutibile, ma che poi è spesso incline a dimenticarsela quando gli eventi materiali prendono una brutta piega.

Lo straccione diede un colpo alla sua birra.
Io diedi un colpo alla mia.

“Ascolta - disse il rifiuto di fogna - ti do tre minuti per togliere le tue  chiappe dalla sedia del MIO tavolo!”.
“ E io te ne do altrettanti  per toglierti davanti a me!” - risposi.

Diede un altro colpo alla sua birra.
Diedi un altro colpo alla mia.

Ci stavamo studiando. Come fanno i pugili.
Pensai a cosa avrebbe fatto Baricco. Probabilmente avrebbe chiesto un “time out” per prendere appunti.

Ad un tratto si chinò e mi sputò nel bicchiere. Rimasi lì a guardare quella saliva bianca che galleggiava su quell’ottima rossa di Edimburgo poi, lentissimamente, mi alzai con in mano la pinta. Il barbone, ghignando a 16 denti marci, fece mezzo passo indietro. TROPPO POCO, BABY - pensai - e come un fulmine gli sparai il boccale sulla parete destra del suo stupido e vuoto cranio.
Sentii un CRASH. Poi ci fu un fuggi fuggi generale. Sicuramente qualcuno uscì senza pagare il conto. Mi sovvenne che l’avevo già pagato io. Pazienza! Forse avrei dovuto scappare  ma poi pensai che in ogni finale che si rispetti, il protagonista c’è sempre. Così rimasi e tornai a sedermi. Mi arrovellai il cervello per qualche istante nel pensiero di cosa avrebbe fatto Baricco in quel frangente, ma non mi venne in mente nulla. Dirottai i miei pensieri su Hemingway: nulla. Pound: nulla. Baudelaire: nulla. Azzardai Prevert: nulla. Poi mi venne in mente Bukowski e le sue risse da bar: in quel preciso momento mi venne da ruttare. Ruttai con il gorgoglio che solo la birra provoca. Stavo molto meglio! Ringraziai mentalmente il grande scrittore, poiché in quell’occasione non c’era null’altro da fare se non compensare la pressione interna del proprio organismo.

Guardai il pezzente: era a terra come morto, con la testa appoggiata al bancone e un occhio aperto a metà. Il bicchiere, che aveva provocato quell’improvviso stato di torpore al tipo, stranamente, era integro; ma la birra con sputo era schizzata così lontano, in un angolo nascosto del locale, che quasi certamente, il cameriere, il giorno dopo, si sarebbe chiesto come aveva fatto a non vederla il giorno prima, durante le pulizie.

Poco dopo arrivò la polis. Tirarono su l’idiota e qualcuno indicò me. Arrivò un armadio a quattro ante, alto circa due metri e con i capelli a spazzola.

“ Cosa diavolo è successo, amico?” - mi chiese.

Ero felice di essere suo amico.

“ Non so mica - risposi - ha detto che questo tavolo è suo e mi ha sputato nel bicchiere!”.
L’armadio capì immediatamente. Si allontanò un attimo e poi tornò.

“ Ci sei andato giù duro, eh capo ? Ti costerà caro!” - disse con uno sguardo che è tipico del pitbull quando hanno già pranzato.

“ Lo so - risposi facendo sissì con la testa - ma è stata una gran soddisfazione!”.

Sorridendo mi schiaffò un paio di braccialetti luccicanti.

Mi portarono nella prigione della contea. Un bel casermone pulito e ordinato.
Subii un processo in cui si concluse che avevo agito in stato di provocazione, ma con un eccesso di legittima difesa. Il giudice stabilì che se avessi pagato avrei ottenuto immediatamente la libertà. Quello che possedevo era di gran lunga inferiore alla somma richiesta  per la mia cauzione. Ero in “iunaited chingdom” per pagarmi la birra, mica per foraggiare lo stato, quindi per 23 giorni rimasi attaccato alle tette della giustizia inglese.
Un’esperienza indimenticabile!
La finestra della mia cella dava sul mare e in lontananza mi giungevano gli ululati delle navi in partenza.
Per tutto il tempo che vi rimasi, non feci altro che domandarmi quale sarebbe stata la loro destinazione.

                                                                                        

                                                                                         Hal

1 commento:

  1. Se si è stati in Inghilterra,si riconosce subito il milieu così sapientemente descritto da Hal;atmosfere,personaggi e l'epilogo riproducono fedelmente la realtà dei sobborghi di Liverpool. Hal produce un neo-realismo assolutamente oggettivo e veritiero.

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