VOTAMI!

web sito ImageChef Custom Images "Ormai quasi giunto al termine della mia vita di peccatore, mentre declino canuto insieme al mondo, mi accingo a lasciare su questo blog testimonianza degli eventi a cui mi accadde, mi accade e mi accadrà di assistere durante il periglioso viaggio che mi separa dalla tomba. E Dio mi conceda la grazia di essere testimone trasparente e cronista fedele di quanto ho visto. Possa la mia mano non tremare mentre mi accingo a scrivere certi eventi e ricordare l'inquietudine sottile che opprime l'animo mio mentre mi collego quotidianamente a questo blog poiché oggi ho la certezza che sto rettamente interpretando gli indubitabili presagi ai quali, da quando nacqui, stoltamente, non diedi peso ."

domenica 2 ottobre 2016

Un ricordo.




La domenica era un giorno speciale. Arrivavano i parenti. La nonna iniziava a cucinare alle sette del mattino. Ed erano ravioli alla carne, gnocchi, pollo alla cacciatora, insalata russa, bollito misto con bagnetto, almeno due torte farcite e biscotti vari. L’unica deroga in quella fatica immane era il gelato, sempre coppe all’amarena, che mi mandava a comprare al bar sotto casa. Gli zii arrivavano solitamente verso le 12.30. Sapevano che la nonna non tollerava i ritardi quindi, crollasse il mondo, si doveva essere intorno alla tavola non oltre le 12.45. Andò avanti così per anni fino al giorno in cui, per cause a me sconosciute, entrarono in casa alle 13.30. Ricordo ancora che la nonna, verso le 12.50 ci fece sedere a tavola e ci ordinò di iniziare il pranzo anche senza di loro. Quando arrivarono, dopo essersi profusi in mille scuse, si sistemarono anche loro intorno al tavolo. Lo zio a capotavola, sua moglie accanto a lui, mia cugina accanto a mia zia e il suo fidanzato accanto a me. Si chiamava Dario. Lavorava alla Carello di Torino, una fabbrica dell’indotto FIAT. Era un ragazzone di un metro e ottanta con un sorriso disarmante. La nonna in silenzio, iniziò a servire in tavola. Lei si sedette per ultima. Iniziarono a mangiare sempre in silenzio.  D’un tratto Dario disse:

“ COMPLIMENTI ,SIGNORA, SONO PROPRIO BUONI!”.

Si riferiva ai ravioli. La nonna sorrise. Erano davvero buoni. Meravigliosi frammenti di gioia sensoriale.

Continuarono a mangiare. Tutti si aspettavano che la nonna sbottasse in qualche reprimenda o in una delle sue proverbiali citazioni in dialetto piemontese, destinate   a essere ricordate per sempre.  Invece non disse nulla fino a quando, dopo aver servito il caffè, con un filo di voce, in una specie di cantilena, dichiarò:



“ D’ANCOI A IO’ FINI ED FE’ DA SERVA A VUIOCER”.

Che tradotto significa:    DA OGGI HO FINITO DI FARE LA SERVA PER VOI.

 E così fu. Da allora, alla domenica, la nonna cucinò solo per me e mia madre.

Dopo quasi 25 anni, una sera, mentre mia nonna era sul balcone di casa sua, poco prima di morire, ripensando a quell’episodio, mi chiese se in quell’occasione fosse stata troppo severa. Le risposi di si. Rimase pensosa per un po’ per poi rivolgersi a me chiedendomi:

“ COSA NE DICI DI ANDARE A PRENDERE DUE GELATI ?”Mi diede una banconota con un sorriso e io, come 25 anni prima, scesi le scale del caseggiato a rotta di collo per andare a prendere due coppe all’amarena nel bar di sotto.

Alvaro.


3 commenti:

  1. Splendido quadretto amarcord,dove si staglia su tutti la figura leggendaria della nonna di Alvaro:certe persone lasciano dietro di se un meritato ricordo imperituro...anch'io,come Alva,ebbi mia nonna Luisa(nonna materna),che,parimenti,sbaragliava su tutta la linea la figura,molto più minuscola,di mia madre. Ale

    RispondiElimina
  2. Wow... Che donna severa e rigorosamente rigida alle regole.. ma dopo 25 anni capace di farsi un '"esame" di coscienza... Senza parole!!!

    RispondiElimina
  3. ...rileggendolo,mi commuovo.E' così. Ale

    RispondiElimina