Oliver entrò nella sala stampa, ricavata all’interno
del prestigioso Palazzo Robellini di Acqui Terme. I flash iniziarono a fare il
loro lavoro. Gli scatti si susseguivano incalzanti. Due addetti alla sicurezza
tentarono di aprire un varco attraverso la folla che si era creata intorno
all’artista. Si, perché Oliver è un’artista. Suona il pianoforte con la
delicatezza e la precisione di un chirurgo; per non parlare dell’estro: la
rivista Music&Sound lo paragona a Beethoven; Dimensione Artista a
Mozart; Spartiti e Papere a Wagner. Ma Oliver era solo se stesso. Una sorta di
perfezione fattasi carne. Lui con il pianoforte dialogava; aveva un rapporto
intimo con il suo strumento al punto che , durante i concerti gli
coccolava le corde, le titillava tentando di provocare loro un orgasmo
all’interno del quale un’altra tipologia di musica sarebbe uscita, non prima di
immergersi nel pathos del genio e nella fluidità di un nuovo liquido ancora da
scoprire.
Ora Oliver è sul palco, gli
avvicinano il microfono, all’interno cade il silenzio rotto solo dal
chiacchiericcio petulante degli inviati di alcune televisioni locali che fanno
il loro rapporto al rispettivo editore. Oliver odia il mezzo televisivo. Lo considera
un falso tramite della sua immagine così perfetta.
Si schiarisce la voce e attacca:
“ La mia musica riflette, in maniera
propedeutica, ciò che la mia vita di musicista ha sempre tentato di comunicare.
Il mio ultimo CD “ Lontananze” è il compendio apotropaico e antropomorfo della
mia anima che è in continua evoluzione verso quello che noi chiamiamo…”
“ RACCONTALA GIUSTA, OLIVER!!!” .
Un urlo a due voci che pareva un
coro spaccò in due la forbita lezione psicofilosofica di Oliver. Il pubblico
,quasi simultaneamente, si voltò là dove le voci parevano provenire. In un
angolo della sala c’erano Alva ed Ale, due vecchi amici di scuola di Oliver ,
due reietti della società, due sopravvissuti alle bordate del tempo all’interno
di un perfetto anonimato. Alva era leggermente ubriaco mentre Ale, con una
barba di tre giorni, aveva la capigliatura tipica di chi ha dormito su una
panchina nei giardini antistanti alla stazione di Brignole. In effetti avevano
dormito, si, su una panchina, ma nella elegante sala di attesa della stazione
di Alessandria, tra viaggiatori frettolosi e donne eleganti, in attesa del
primo treno per Acqui.
“ PERCHE’ NON RACCONTI DI QUELLA
VOLTA CHE AVEVI CATTURATO UN GATTO PER SODDISFARE LA TUA VOGLIA DI CONOSCERNE
L’ ANATOMIA, SALVO POI FARTELO SCAPPARE E CHIAMARCI DISPERATO NEL CUORE DELLA
NOTTE PER AIUTARTI A RIPRENDERLO ? TI RICORDI I MIAGOLII DELLA POVERA BESTIA
CHE, BRACCATA, TENTAVA DI NASCONDERSI NELLA TUA MANSARDA?”
Oliver, sbigottito, si tolse gli
occhiali e iniziò una lunga detersione alle lenti per consentire al suo
cervello di elaborare qualche cosa di decente da dire. Era accaduto proprio a
lui. Nella sua città natale. In mezzo ad amici che lo consideravano una sorta
di eletto, un unto dagli dei preposti alla musica. Inforcò gli occhiali e
lanciò un’occhiata nell’angolo della sala. Riconobbe immediatamente i due
miserabili che, tanto tempo prima, aveva emarginato nella consapevolezza che
non sarebbero mai serviti al suo scopo e cioè quello di diventare famoso.
Nel mentre un gruppetto di fan del
musicista si erano già fatti intorno ai due intonando , a bassa voce e con le
buone maniere tipiche di chi non si è mai preso un pugno in faccia e una
testata sul naso, una serie di esortazioni a finire quella chiara apostasia
musicale. Per tutta risposta Ale si alzò e fece un incredibile rutto. Una
signora accanto si alzò e infilò la porta di uscita. Un ragazzo, probabilmente
un allievo di Oliver, si sollevò sdegnato dalla sua poltrona e chiese ai due di
allontanarsi immediatamente. Alva lo guardò con quel suo grugno martoriato da
cicatrici e la mandibola vistosamente arretrata a causa di un periodo, nella
sua infanzia, in cui il pugilato pareva essere l’unica arma per affrancarsi da
una vita di merda. Il tipo si sedette, facendo morire dentro di se quella sua
coraggiosa arringa volta a celebrare l’integrità del suo mentore.
“ SEI SOLO UN GIGANTESCO PRESUNTUOSO
CHE PECCA DI AUTOCELEBRAZIONISMO 24 ORE AL GIORNO SENZA MAI ACCORGERSENE! TI
SEI MAI CHIESTO QUALE SIA IL
MIGLIOR MODO DI IMPEGNARE IL TEMPO E LE ENERGIE? VALE LA PENA SFORZARSI DI
ACCUMULARE RICCHEZZE MATERIALI O DI RAGGIUNGERE LA CELEBRITA’? DICCI OLIVER: QUALI
IMPRESE HANNO LA MASSIMA IMPORTANZA NELLA VITA? “
Dopo aver urlato questo alla volta
di Oliver, Alva si sedette e si appoggiò platealmente allo schienale della
sedia con le braccia conserte, come in attesa di una replica. Oliver si guardò
intorno. I flash iniziavano a farsi insistenti. Doveva cambiare aspetto
facciale. Era alle corde. Se avesse sorriso avrebbe dimostrato di accusare; se
invece avesse assunto un aspetto dignitoso avrebbe dato l’impressione del
solito musicista avulso ad ogni velleità di contraddittorio. Optò per un
informe e neutro sguardo al Rolex, tentando di slacciarlo come fosse davanti al
banco pegni dopo un anno di carestia. Poi, con un sussulto disse:
“ Vi presento due miei cari amici,
Alessio e Alvise, che hanno la particolarità di essere due goliardi compagni di
avventure a ricordo dei bei tempi pass…”
“ ALESSIO E ALVISE? MANCO TI RICORDI
I NOSTRI NOMI! PAZZESCO! EPPURE LI PRONUNCIAVI SPESSISSIMO QUANDO CORREVAMO A
SALVARTI DALLE GRINFIE DEI VARI SPURGHI DI FOGNA IN CUI TI IMBATTEVI E DAI
QUALI , REGOLARMENTE, RICEVEVI BOTTE E INSULTI!”
“ Ecco…si, Ale e Alva, scusate ma è
passato tanto tempo che…”
“ PERCHE’NON LA DICI GIUSTA? IL
TEMPO NON C’ENTRA NULLA. CI HAI SCARTATO COME RIFIUTI PER IL SOLO FATTO CHE DA
NOI NON AVRESTI TRATTO GIOVAMENTO PER IL TUO PROGRESSO. EPPURE, SE BEN RICORDI,
FUMMO PROPRIO NOI AD ESORTARTI DI CONTINUARE QUANDO IL TUO PERCORSO MUSICALE
INIZIAVA A RICHIEDERE PIU’ IMPEGNO E ATTENZIONE. COSA E’ ACCADUTO DA QUEL
MOMENTO IN POI? TI VERGOGNAVI DELLA NOSTRA PRESENZA PERCHE’ I NOSTRI VESTITI
NON ERANO FIRMATI COME I TUOI ?”
“ Certo che no, ma se mi è concesso
un appunto, che appare come una nota discordante in questa giornata, avete
scelto un momento assolutamente infausto per dirmi tutto questo. E se mi
permettete, e me lo permettete, adirò a vie legali per difendere la mia
immagine in relazione a quanto sta accadendo in questo…”
“ MA SENTILO, ALE…ADIRA’ A VIE
LEGALI…SE RIPENSO A TUTTE QUELLE VOLTE IN CUI LO ABBIAMO TIRATO FUORI DAI GUAI.
A VOLTE, OLIVER, MI VIENE DA RIDERE AL PENSIERO CHE SE PER OGNUNA DI QUELLE
VOLTE AVESSIMO SCAVATO UN BUCO NEI DINTORNI DI ACQUI, OGGI IL TERRRITORIO
SAREBBE COME ALLA FINE DELLA GUERRA IN JUGOSLAVIA: DEVASTATO. ANDIAMOCENE ALE,
TORNIAMO NELLA NOSTRA NORMALITA’, ALLA NOSTRA VITA CHE HA UN SAPORE.”
Ale e Alva si alzarono e, un po’
barcollando , si diressero verso l’uscita. Poco prima che i due scomparissero
dalla vista degli astanti Oliver disse ridendo:
“L’invidia è una brutta bestia!”.
Il pubblico applaudì e molti
ammiccarono con sorrisi e movimenti del capo.
Alva, con la mano destra bloccò Ale
che, in un impeto di rabbia, si era già voltato con l’intenzione di salire su
quel palco per deformare temporaneamente quella faccia da carpa bollita, quindi
disse:
“HAI DEGLI AMICI, OLIVER?”
Oliver rispose:
“ A centinaia!” – il pubblico
applaudì nuovamente sentendosi parte di cotanta amicizia da lui
manifestata.
“ Molti,
come te, sostengono di avere amici. Ma quale profondità di
sentimenti esiste in queste relazioni? Spesso uno si interessa di un altro per
ciò che ha da offrire, non per quello che è. Amicizie del genere sono pertanto
destinate a durare poco, dato che non appena l’amico’ smette di essere utile
viene prontamente messo da parte. Persino il fatto di avere cose in comune non
sempre è una base sufficiente perché l’amicizia duri. Una volta, tanti anni
fa’, ricordo di due grandi “amici” che nei fine settimana si divertivano a fare
il giro delle osterie per ubriacarsi. Una volta, però, si misero a discutere su
chi di loro due fosse il più forte. Per provare la sua asserzione uno dei due
scaricò la rivoltella contro l’altro. In seguito l’assassino disse di aver
ucciso il suo ‘migliore amico’. Nonostante
tutte le difficoltà che si incontrano per stabilire amicizie, resta però il
fatto che tutti abbiamo un innato bisogno di amici. Dove e in che modo, allora,
secondo te, si possono trovare amici sinceri?”
Il grande musicista ebbe una
esitazione che si prolungò un po’ troppo e chi conosce la natura umana sa che
il silenzio può essere interpretato in vari modi e il più delle volte è
riconducibile a smarrimento.
“Tu sei un perfezionista e
quindi vivi nell’illusione che non si dovrebbero mai fare errori. Questo punto
di vista, però, presenta un vizio di fondo: nessuno di noi può essere perfetto
in senso assoluto. L’idea di riuscire a fare le cose alla perfezione è assurda
come l’idea di poter volare. Anche se tu credessi di poterci riuscire, è
semplicemente impossibile. Se si vuole avere un amico,
bisogna accettare la responsabilità di essere un amico: in altre parole si
sente un obbligo morale verso il proprio amico e tu, Oliver. lo hai sentito
questo obbligo morale?”
Il pubblico questa volta osservò il
grande musicista che prendeva appunti. Probabilmente quella sceneggiata gli
aveva ispirato una partitura che lo avrebbe reso ancor più famoso di quanto già
non lo fosse. Scosse la testa e guardò quelli che una volta erano stati i suoi
più cari amici, quindi disse:
“ BUTTATELI FUORI!”
Due energumeni si avvicinarono ad
Alva e Ale. Poco prima di afferrarli Alva disse:
“PER AVERE UN AMICO, SII UN AMICO!
Oltre 2.000 anni fa Gesù indicò che in tutti i rapporti umani la chiave
del successo è l’amore altruistico, dicendo: ‘Come volete che gli uomini facciano
a voi, così fate a loro’. Questo insegnamento è conosciuto come la regola
aurea, Oliver, e l’unico modo per avere veri amici è quello di essere noi
stessi degli amici generosi e altruisti. In altre parole, per avere un amico bisogna
essere un amico. Perché un’amicizia fiorisca bisogna essere desiderosi di dare,
più che di ricevere. Si deve essere pronti a mettere i bisogni dell’amico al di
sopra delle proprie preferenze e comodità.”
Mentre quelli della sicurezza
allontanavano i due , scoppiò un fragoroso applauso nella sala. Il pubblico era
in piedi, in standing ovation, con le spalle al grande artista, lo
sguardo rivolto a due veri amici e una lezione di vita in più su cui riflettere.
Oliver è sempre stato uno strano tomo,E pure un po' rinnegato...spero per lui che sappia coltivare insegnamenti validi e trarre lezioni auguste dalla musica intesa come vettore di Verità Celesti.
RispondiEliminaAle ( e sai cosa bevi XD )
Ti leggerei per ore.... ti leggo per ore.... e finisco per non scrivere più :D
RispondiEliminabellissimaaaaaaa!!!