Quel bastardo mi ricattava e tu Ale, lo sai bene cosa vuol
dire essere ricattati. In fin dei conti io e te siam fatti della stessa merdosa
pasta: acquafangossacementoarmatoesangue. Quel bastardo era lì che mi derideva
e parlava dei tempi in cui io e te andavamo a scoperchiar tombe e raccattar
ossa umane. Capisci Ale? in un certo senso ho usmato il pericolo e ho pensato:
quel gran figlio di N.N. ci vuole fare del male. Vuole distruggere tutti i
nostri discorsi sotto la luna del 1974.Quei momenti fantastici in cui si
teorizzava un nuovo sistema di cose, un nuovo mondo, una cazzo di struttura
umana all’interno della quale sguazzare nudi e sudati e urlanti e così ho
pensato: deve scomparire. Deve essere eliminato. E ‘una feccia umana. E
mentre lui ci accusava ( si, Ale, accusava anche te, non so come sia arrivato a
capire dove ti nascondevi visto che sei sempre stato come un topo
bastardo affamato con tre cicatrici sulla schiena causate dalle lotte con volpi
e cinghiali ) io sapevo bene cosa fare: il mio film di morte scorreva nella
testa e i suoi denti scintillanti mi facevano quasi pena perché sapevo che tra
una ventina d’anni saremmo andati a trafugarli direttamente dalla fonte nella casa
in cui sarebbe stato abbandonato: il cimitero. Ale, io ti prego in ginocchio,
dammi la forza di nascondere questo corpo. In fondo, io e te, siam fatti della
stessa pasta: acquafangossacementoarmatoesangue.Io e te abbiamo fatto cose di
cui vergognarci ma sempre per sopravvivere, per galleggiare, per continuare a
sognare. Ti ricordi quando andammo a cercare Luciano Big Hands per menarlo a
sangue? Quando lo prendemmo all’uscita del portone dove abitava e lo
trascinammo in quello scantinato dove tu ti divertisti come un pazzo a colargli
la cera fusa sulle palle? Eravamo peggio di serial killer, per quanto
riguardava le idee. Certo, non finiva mai come avremmo voluto però ci
divertivamo lo stesso. Ricordo ancora quando picchiasti quel poveretto a cui avevi
detto di non salutarti mai più: lo incontrammo all’incrocio tra via Moriondo e
via Palestro e il meschino ti rivolse un ciao quasi sottovoce ma tu, memore
dell’embargo vocale lo trascinasti in un vicolo e lo riempisti di botte mentre
io contavo i colpi: 1,2,3,4,5,6,7,8,9…BASTA ALE, GLI FAI MALE…12,13,14,15,16.
Toccava sempre a me strappartelo dalle mani e beccarmi, a volte, anche qualche
manrovescio, refusi di una violenza ipnotica ma esistenziale. Ora ‘sto bastardo
è nel bagagliaio della mia auto. Che facciamo? Dal tuo sorriso capisco che hai
capito. Sono contento. In fondo questo maiale è solo un mucchio di carne e ossa
mentre noi siamo ancora acquafangossacementoarmatoesangue. A noi non
importa nulla di queste merde. Noi siamo come Thelma e Louise: insieme fino
alla morte. Io e te, Ale, siamo fratelli. Tutto questo pensiero ci ha fatti
arrivare nella campagna di Melazzo. Tu conosci bene questi posti. Chissà
quante zoccole ti sei castigato qui, eh? Massì…dai…lasciamolo qua questo
finocchio. Facciamo un buco dietro quel platano? Secondo te lo troverà
qualcuno? Quante domande retoriche. Ho portato la birra con ghiaccio. A che ora
devi tornare? Così presto? Allora dai, scaviamo che poi facciamo il pieno. Io e
Ale: acquafangossacementoarmatoesangue.
Fratelli di sventura,pathos letterario,fobie mistico-deliranti,disperanti conclusioni semi-intellettuali. Melazzo...quanti ricordi. Eppure abbiamo diritto anche noi a una qualche,per quanto immeritata ed improbabile,redenzione. Ale
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