Devi scrivermi tu.
Devi raccontarmi.
Parla delle infinite
strade
e degli umori del mondo.
Sii speciale.
Non dare nulla per
scontato.
Scrivi l'angoscia delle
nebbie notturne,
maestre di poesia.
Scrivi dei tramonti, ma
dalla parte del sole.
Non pensare.
Non fare parola.
Io devo essere scritta da
te.
Io che non ho stanchezze;
che non ho giorni amari;
che non ringrazio nessuno.
Io che volo alta
e che non sento il tuo
esilio.
Devi scrivermi tu.
Io che non ho tempo se non
il tuo.
Che non conosco il piacere
né la disperazione.
Devi scrivermi tu.
Io ti appartengo.
Lasciati morire nel
pensiero del verso eccelso.
Io ti aspetterò.
Nell'armoniosa
solitudine
del mio foglio bianco.
Alvaro.
...adorabile il verso che accenna alla vita del poeta come "esilio",e naturalmente non posso non ritrovarmi appieno nel concetto di "armoniosa solitudine". Bellissima poesia dove la poesia stessa parla al poeta,identificandosi in una virtù eterea,impercettibile,platonica, e pertanto, perfetta,in quanto avulsa dal dolore,come,peraltro, da qualunque altra emozione. Mi torna alla mente la "nolontà" di Schopenhauer.
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