La Bocca
blaterava cose assurde e i due bimbi seduti ai suoi lati la ascoltavano affascinati, con i nasini
all’insù e le testoline bionde un po’ reclinate.
All’altro
capo del tavolo, carico di ogni ben di Dio, Davide la fissava ipnotizzato mentre continuava a muoversi ritmicamente senza sosta, espellendo parole, aborti di idee
misti a concetti astrusi solo a Lei chiari.
Mentre
osservava le labbra della Bocca cariche di rossetto, aprirsi e chiudersi senza
sosta, ricordava che un tempo, neppure troppo lontano, lui quella Bocca l’aveva
desiderata, baciata, amata, forse perché stava attaccata a un viso bellissimo,
con gli zigomi alti tipici della sua origine slava. Probabilmente però, la sua
personale tragedia si era consumata non tanto perché il suo spirito si era perso
in quegli occhi azzurro cielo quanto per il fatto che una parte del suo corpo,
quella dalla cintola in giù, era stata ipnotizzata da ciò che stava unito al di
sotto di quel volto angelico : un fisico perfetto con lunghe gambe sinuose,
seni sodi e il classico culo a mandolino. Lui aveva 22 anni e stava per
laurearsi, lei ne aveva 29 e aveva già deciso di sposarlo anche se Davide
ancora non lo sapeva.
Il suo
sguardo si posò sui figli: non li sentiva suoi. Erano un prodotto dell’altra e
sarebbero cresciuti come suoi cloni, con la sua stessa ferocia e avidità. Come
Lei sarebbero diventati sprezzanti nei suoi confronti, lo avrebbero isolato
nella famiglia come un corpo estraneo, relegato solo al ruolo di osservatore e
naturalmente di procacciatore di denaro, quello sì : aveva sempre dovuto
ammazzarsi di lavoro perché i soldi in
casa non bastavano mai.
La Bocca
aveva anche proposto che sarebbe stato bello passare il Capodanno in montagna:
Davide sapeva che non gli sarebbe riuscito di sottrarsi a quell’ “ideona”
buttata lì con leggerezza, quasi con noncuranza,senza subirne le terribili conseguenze
nei mesi successivi e cioè una vita d’inferno, dato che la Bocca lo avrebbe
denigrato, schernito senza posa, inglobandolo nel vomito che incessantemente
sarebbe uscito dall’apertura di quella suadente cloaca. La sua autostima, già a livelli minimi,
non lo avrebbe sopportato: per questo si era sobbarcato il viaggio fino al
confine tra la Polonia e la Repubblica Ceca. Una settimana in un albergo
esclusivo, compreso il Cenone di fine anno, alla modica spesa di 2000 euro, 500
a testa, bambini inclusi.
Non se lo
potevano permettere, ma quella Bocca, continuava a dire che non era emigrata
dalla Polonia per fare la fame. Millantare ricchezza in patria la faceva stare
bene. Si sentiva, per così dire, realizzata.
Il conto in
banca era quasi sempre in rosso e come al
solito toccava a lui coprire il buco con
il prossimo stipendio e se non fosse bastato gli sarebbe stata riservata anche
l’ennesima figuraccia con il direttore della banca nel tentativo di convincerlo
ad estendere il credito “solo per un’altra volta”: per fortuna aveva un lavoro
che gli permetteva di guadagnare abbastanza bene, anche se la Bocca, purtroppo, aveva anche
delle Mani, bucate, che spendevano in
continuazione comprando le cose più inutili e disparate, naturalmente per le sue creature. Per se e il suo svago si
riservava “solo” un giorno alla settimana al Pala Bingo dove puntualmente
perdeva. Anzi, come diceva lei: non vinceva. Davide, invece, acquistava le cose che gli
occorrevano con i soldi che la madre, occasionalmente, gli elargiva; di solito
in negozi dozzinali e senza pretese.
La nonna
materna che lo aveva allevato glielo
aveva detto senza mezzi termini e in modi bruschi, come era solita esprimersi da
donna d’altri tempi qual’era, sopravvissuta a due guerre mondiali: quella non sarebbe stata la donna adatta a
lui. Si ricordava che era accaduto in occasione della prima volta in cui
l’aveva portata a casa sua per farle conoscere i suoi e che dopo i convenevoli
della circostanza si erano seduti a tavola. Quel giorno, a pranzo, come seconda portata
c’era il pollo arrosto, cucinato come al solito dalla nonna che ,durante il pasto,
aveva continuato a osservare anche lei quella Bocca che con voracità spolpava accuratamente le ossa del pennuto
nel suo piatto, ripulendole e rendendole lisce e candide come reperti fossili
in un museo.
“Come ha spolpato quel pollo, così ridurrà
te - le aveva bisbigliato all’orecchio, l’anziana donna, poco prima di accomiatarsi- non ti legare a lei, ti renderà infelice.”
AMEN! fu il pensiero di Davide
al ricordo di quell’episodio accaduto tanti anni prima, come a conclusione di
una liturgia pagana e profetica che, puntualmente si era avverata.
Ovviamente non
le aveva dato retta, anzi, si era incredibilmente arrabbiato con quella vecchia
donna che aveva osato interferire con i suoi arcaici e obsoleti modi di dire,
appartenenti a vetuste saggezze legate a culture che non esistevano più. Dopo
la sua morte, avvenuta nel ’95 per una terribile malattia, sua nonna lasciò al resto dell’ esistenza di Davide il
privilegio di piangere ogni qual volta
gli fosse tornato in mente, col senno di poi, quell’episodio .
La vodka
stava ormai raggiungendo il suo ingannevole effetto: seduto, con la testa e un
braccio abbandonati sul tavolo, gli occhi socchiusi e un sorriso ebete stampato
sul volto, permetteva alle sue sinapsi,
appena anestetizzate, di traghettarlo
attraverso l’oblio alienandolo così dal dolore della sua personale e infelice
tragedia .
Mentre
sprofondava nei fumi dell’alcol insieme alla eco lontana del count-down degli
ultimi dieci secondi di quell’orribile anno, un guizzo pervase la parte ancora
cosciente della sua mente.
Le labbra si
tirarono in un ghigno sardonico mentre pensava a come, anche questa volta, era
riuscito a lasciare il messaggio.
Eh, si! Il
famoso messaggio!
Esso consisteva
in poche righe ermetiche, quasi un epitaffio, scritto a penna, dietro agli
specchi, ai quadri e agli armadi della camera d’albergo che lo ospitava:
- Non sposate le donne che si accaniscono
sulle ossa del pollo!- sentenziava il monito , sempre seguito dalla versione
inglese, francese, tedesca e dalla data corrente. Era quello che faceva negli
ultimi dieci anni, in tutte le camere d’albergo di mezza europa che aveva avuto
la disavventura di condividere con la Bocca. Lo faceva per emendarsi, per
purificarsi come in un atto salvifico in cui l’olocausto era rappresentato da
se stesso, dal suo errore e dalle sue nefaste ed ineluttabili conseguenze ma soprattutto perché altri non fossero inghiottiti da Bocche
altrettanto fameliche.
Prima di
scivolare nel pesante sonno etilico, nell'esatto istante in cui un nuovo anno
si insediava prepotentemente nella sua
esistenza ,Davide ebbe come la consapevolezza del suo gesto puerile che rappresentava, però, l’estrema rivolta, l’ ultimo
grido contro il destino per urlare al
mondo che, nonostante tutto era ancora vivo e che presto o tardi avrebbe messo
la palla a centro campo per la sua personale rivincita con la Vita .
Alva.
Splendido racconto improntato ad un moderno realismo esistenziale.Il fatto è che il Sistema(comprensivo di mass-media,chiese varie,politica,pubblicità,mode,social networks,e altre innumerevoli stronzate psicotiche della nostra pseudo-civiltà)se ne fotte la minchia dei numerosissimi Davide:loro sono carne da macello,l'importante e sempre e soltanto sottolineare le povere,piccole,derelitte,sempre micine-piccoline-piccine indifese Bocche di questo cazzo,che per altro sono le prime complici del Sistema stesso.Devo dirlo a bassa voce,se no mi becco del maschilista(parola obsoleta,ormai priva di qualunque senso,al netto di qualche tribù cavernicola africana o asiatica)ma io posso sommessamente rispondere che NON SONO MASCHILISTA( mai stato) MA PRO-MASCHILE SI.Pro-femminili lo sono già tutti,24 ore al giorno,sessanta minuti all'ora,sessanta secondi al minuto,pallosissimamente. w il Grande Hal,Lunga vita al grandissimo Hal!! 10-100-1000-10000 scrittori come Hal!!!
RispondiEliminaChe dire??? geniale è poco!
RispondiEliminaSono mancata qualche giorno e trovare questo capolavoro al rientro mi ha fatto bene!!
Sei veramente molto bravo Hal!!!!
E' un piacere immenso leggerti... e di Bocche, purtroppo, è pieno il mondo!!!!