L'orologio segna le nove e quattordici e io sto scrivendo.
Sto facendo l'ennesimo sforzo
per riscuotere la mia giornata.
Il cuore mi si stringe dolorosamente
al pensiero dell'oscurità in cui galleggiano i morti
ma so di essere un clown
e credo che dovreste saperlo anche voi,
le cose sepolte hanno legami sepolti,
quindi non significano nulla,
quando conosci una parola
conosci anche il suo significato
ma ti è mai servito a qualcosa?
Hai mai pensato alla valutazione dell' omissione?
Lo sai che i marinai usano termini strani
e che spesso la gente li adotta?
Concatenazioni di disegni precisi,
periodi importanti strappati via,
talenti insoliti,
osceni sottintesi
ai calumet della pace degli amerindiani,
devo lasciar perdere,
devo iniziare a collegare qualcosa,
devo iniziare ad estendere il mio sorriso
alle maculate campagne del nord est italiano,
voglio estrarre dalla mia bocca
un meccanismo ermafrodita
di riproduzione sinaptica,
io sono un meccanismo semplice,
ho diretto io stesso il mio montaggio,
dentro me
ho pezzettini sparsi ovunque
ma non ricordo esattamente
il loro posto
poiché sono bloccato
da un'amnesia indotta,
ho anche una coscienza limpida,
che si disperde ogni ora nell'atmosfera,
ho pesato tutti i suoni possibili,
ma non li ho salvati nella mia mente,
c'è solo una voce che dice:
" ECCO...E' ANDATO!"
Che cosa strana!
Ho fatto fiasco su qualcosa.
Sono come un ammasso di ferro vecchio
abbandonato ai bordi di una vecchia strada
che si chiede: a cosa servo?
Sto facendo l'ennesimo sforzo
per riscuotere la mia giornata.
Il cuore mi si stringe dolorosamente
al pensiero dell'oscurità in cui galleggiano i morti
ma so di essere un clown
e credo che dovreste saperlo anche voi,
le cose sepolte hanno legami sepolti,
quindi non significano nulla,
quando conosci una parola
conosci anche il suo significato
ma ti è mai servito a qualcosa?
Hai mai pensato alla valutazione dell' omissione?
Lo sai che i marinai usano termini strani
e che spesso la gente li adotta?
Concatenazioni di disegni precisi,
periodi importanti strappati via,
talenti insoliti,
osceni sottintesi
ai calumet della pace degli amerindiani,
devo lasciar perdere,
devo iniziare a collegare qualcosa,
devo iniziare ad estendere il mio sorriso
alle maculate campagne del nord est italiano,
voglio estrarre dalla mia bocca
un meccanismo ermafrodita
di riproduzione sinaptica,
io sono un meccanismo semplice,
ho diretto io stesso il mio montaggio,
dentro me
ho pezzettini sparsi ovunque
ma non ricordo esattamente
il loro posto
poiché sono bloccato
da un'amnesia indotta,
ho anche una coscienza limpida,
che si disperde ogni ora nell'atmosfera,
ho pesato tutti i suoni possibili,
ma non li ho salvati nella mia mente,
c'è solo una voce che dice:
" ECCO...E' ANDATO!"
Che cosa strana!
Ho fatto fiasco su qualcosa.
Sono come un ammasso di ferro vecchio
abbandonato ai bordi di una vecchia strada
che si chiede: a cosa servo?
Una nuova poesia dell'Hal drammaturgico,magistralmente intento a condurre un'autoanalisi crudelmente autodistruttiva,forse paradossalmente realistica,dove un introvabile senso della vita e un'implacabile velata angoscia della morte vanno a braccetto: Hal disegna,a tinte livide, la parabola inesorabilmente discendente di un ultracinquantenne tipo,la cui vita pare scivolare via,come un'anguilla dalle mani,e l'uomo,parafrasando una teoria economica,dissipa ineluttabilmente,un giorno alla volta,il suo residuo-e caduco- valore aggiunto.E non rimangono che rottami inservibili al bordo di una via,magari addossati ad un fosso lurido, adibito a minidiscarica. Grande Halmonleon. Ale
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