Ho deciso che domani prendo il treno e me ne vado a Sestri
Levante a mangiarmi un gelato. Massì, dai, voglio togliermi da questa città
sempre immersa nell’acqua solo quando la pioggia è più forte del normale. Sono stanco di
assistere all’ennesima lotta del fiume Bisagno che tenta di riprendersi il suo
antico alveo. Alla mia età ho già visto troppe alluvioni e troppe persone
soffrire proprio per questa causa. Se cerco nei ricordi di quando lavoravo al
S. Martino, le facce di quelli che arrivavano al Pronto per le ferite più strane
durante un alluvione erano incredibilmente nitide. Non sapevi mai se le
sofferenze più grandi le davano quelle gambe o braccia spezzate, quelle ferite
su tutto il corpo, causate dal trascinamento della forza dell acqua esondata da
uno dei tanti fiumi ‘blindati’di Genova
oppure lo strazio interno per la perdita di tutto, ma proprio tutto, di quello
che avevano. Le facce dei morti, invece, era facile scordarle anche perché morire
affogati nel fango ti cambia completamente la fisionomia. Passi un bel po’ di tempo
a pulire i loro corpi e i loro visi per renderli presentabili e quando pensi di
aver fatto un buon lavoro eccolo lì di nuovo, il fango, che esce dal naso,
dalla bocca per continuare a sporcare quella povera gente. Quante volte ho
pensato: domani mi licenzio e me ne vado in un altro posto, in un'altra città,
magari nel nord est dove le cose funzionano un po’ meglio. Ma poi pensavo anche
che dovevo resistere, che mi mancava poco alla pensione e che una volta
pensionato avrei fatto quello che volevo. Infatti, stasera, ho deciso che
domani farò quello che voglio e cioè mi andrò a prendere un gelato a Sestri
Levante. Ho già visto gli orari: partenza 11.20, arrivo 12.17. Una bella
passeggiata sul lungomare e poi via nel carruggio, in quella gelateria dove lo
fanno così buono. Al ritorno ci penserò, tanto a casa, non ho nessuno che mi
aspetta. Mia moglie è morta da molti anni e non ho figli. Ho solo qualche
amico. A proposito di amici: quasi quasi vado al bar di Brignole a bere
qualcosa e a fare due chiacchiere. Sono stanco di guardare il Bisagno
attraverso i vetri della mia finestra di casa. Che ora sono? Quasi mezzanotte! Dai Aldo!
Mettiti una cerata e vai a fare due passi. Tranquillo,non ci sono problemi!
Ricordati che adesso il comune di Genova usa i modelli matematici per avvisare
la popolazione in casi di vero pericolo. Mentre scendo le scale per uscire rido
al pensiero dei modelli matematici che prevedono il prevedibile ma non possono
nulla contro l’imprevedibile. Esco dal portone del palazzo, costeggio il
marciapiede sotto una pioggia fortissima e vedo che il bar del mio amico Marco
è ancora aperto. Entro per salutarlo.
" Dove vai Aldo con questo tempo? Non sarebbe meglio
starsene a casa?"
" Va là Marco, quanta pioggia abbiamo visto io e te? E poi
ho deciso di tornare a casa domani!"
" Domani?"
" E’ quasi mezzanotte e quando tornerò a casa sarà gia
domani" – gli dico con un sorriso.
" Stai attento Aldo!"
" Vado e torno, ciao Marco!"
Esco ma prima di andare decido di controllare a che livello
è il Bisagno.
Non credo ai miei occhi: è diventato un mostro impetuoso.
Sarà meglio rimandare l’uscita a domani.
Dopo la mia gita fuori porta a Sestri Levante e il gelato
nel carruggio.
Massì, dai, domani il Bisagno sarà certamente più bass…………………..
L'ONDATA DI PIENA MI HA TRAVOLTO!
RESPIRO ACQUA E FANGO.
FANGO.
IN BOCCA, NEL NASO, NEGLI OCCHI.
CHI ME LO TOGLIERA' DALLA FACCIA,DOMANI?
L'ONDATA DI PIENA MI HA TRAVOLTO!
RESPIRO ACQUA E FANGO.
FANGO.
IN BOCCA, NEL NASO, NEGLI OCCHI.
CHI ME LO TOGLIERA' DALLA FACCIA,DOMANI?
( In memoria di Antonio Campanella, morto annegato il 9 Ottobre 2014 durante l'alluvione di Genova .)
Ciao Hal, volevo soltanto dirti che leggerti mi ha emozionata tantissimo.... e che in questi giorni ti ho pensato molto.
RispondiEliminaUn abbraccio forte!!!
Questo breve racconto fa pensare. Muove cose dentro.
RispondiEliminaÉ difficile commentare il brano senza criticare aspramente la situazione.
Bella la voglia di gelato, leggera. Il dipinto di una sensazione, la medesima che non ti consente di percepire la tragedia che ti sta accadendo, e che un minuto prima ti porta a fare scelte, ad avvicinarti per valutare lo stato di un fiume in piena. Che un minuto dopo ti uccide.
Triste la fiducia sul modello matematico, che prevale sull'istinto umano, triste e vera. Espressa come la maggioranza dei genovesi esattamente avrà mentalizzato in quei momenti. Neppure l'ombra del dubbio. Se il modello dice che va tutto bene, sarà ben così.
Quanto costa un errore umano.
Nessuno vorrebbe morire di morte inutile. Nessuno vorrebbe morire di morte inutile, che pure si presenta come anello di catena, immediatamente conseguente ad una sensazione di leggerezza, di fiducia nella struttura tanto giudicata efficace. Nessuno vorrebbe.
Morire affogato in città. Con un fiume che travolge con impeto tale. Nessuno vorrebbe neppure augurare una morte per aver respirato acqua e fango. Rende bene l'idea la descrizione del racconto.
Lo scrittore lo esprime nitidamente, seppur tra le righe, che non c'é davvero modo alcuno di prevedere ogni cosa. Che uno degli errori, che l'essere umano fa, é pensare di poter prevedere, non ipotizzare il margine dell'inaspettato.
"Fatti una bella risata, e metti da parte i tuoi bei piani. Davvero non ne hai bisogno. Ciò che dovrà accadere accadrà, e tu hai due scelte: andarci insieme o andarci contro" (Osho).
A volte si resta senza parole.Fatalità,incuria dell'uomo,imprudenza,o semplice accettazione serena del nostro destino personale,ora per ora.Qualche Nume provvederà,al di Qua e al di Là. Ale
RispondiEliminaHai regalato a questo personaggio, una voce dolcissima,non ha amarezza,acredine , cinismo nonostante la vita passata. Grande sensibilità, è davvero un piacere leggerti.
RispondiEliminaCarmela.