Ricordi indissolubili di giorni infausti
perseguitati da particolari momenti della mia esistenza
che accompagnano nebbie del passato
sopra sbiaditi flashback.
Tremule tinte sfumate
di acquarelli in soffitta
e foto in bianco, nero e giallo
dove famiglie finte a Natale
fanno sorrisi finti
e fingono di volersi bene,
fingendo abbracci e scambiandosi regali.
Era sempre a Natale che mia madre urlava: “ ELENA,VUOI SEMPRE FARE DI TESTA TUA!”
E io che pensavo: ”crepa, maledetta!”
Ma poi negli anni mi sono dovuta ricredere.
Fare di testa mia creava problemi
così ho iniziato a fare quello che piaceva agli altri.
E’ stato un periodo meraviglioso!
Tutti intorno a me erano felici : eccetto me.
Ma questo era irrilevante al fine
e cioè essere tra persone felici.
La felicità mi seguiva ovunque andassi.
Mi stava attaccata ad un braccio.
Pronta per essere sfoderata
quando arrivava qualcuno;
soprattutto a Natale
perché quel giorno si doveva essere felici.
Ne avevano tutti bisogno.
Non dovevo fare di testa mia.
Non dovevo dire alle persone che mi annoiavano.
Che avrei preferito mangiare la merda piuttosto che essere costretta alla loro compagnia.
Non potevo deluderli.
Volevano applausi, sorrisi, auguri.
Il mio volto aveva imparato a costruire
un riso falso in mezzo secondo.
Ero coinvolta
nelle loro stupidaggini,
nelle loro idiozie,
nei loro vaneggiamenti,
nei loro discorsi privi di parole sensate.
I miei occhi li guardavano
ma suscitavano in me
lo stesso interesse
di uno sputo per terra.
Così oggi
per il mio Natale numero 23
ho deciso che non esiste una realtà,
un’età massima per la permanenza in questo mondo.
Da questo ponte sul Turchino vedo Genova e un mare grigio.
Scavalco il parapetto e senza esitazione mi lascio cadere nel vuoto.
E’ strano: la felicità non mi ha seguita.
La felicità degli altri non ha coraggio.
E’ rimasta lassù, con lo spirito natalizio.
Ad osservarmi.
Sarà dura per loro senza me.
Non ho mai tentato di sedurli quando li passavo agli altri.
L’orizzonte si alza di colpo e la terra mi aspetta.
Finalmente, un vero sorriso mi taglia la faccia.
Ho di nuovo fatto di testa mia.
Breve spezzato di vita con finale tragico:nella esaustiva,benchè concisa,argomentazione della giovane suicida c'è un dipinto a colori caldi e luminosi di quello che è il percorso drammatico di una persona,laddove il sentirsi incompresi,incompatibili e diversi ha il sopravvento su qualsiasi freno inibitorio,sfociando nell'apice dell'autodistruttività. Racconto molto intenso ed efficace. Ale
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